giovedì 6 febbraio 2014

Perché appoggio Tsipras di Fausto Bertinotti



Finalmente una buona nuova. La venuta in Italia del candidato della Sinistra europea a Presidente della Commissione europea è un avvenimento politico. Lo è in particolare proprio per il profilo politico e culturale di Alexis Tsipras.
Esso configura un'occasione per chi, anche qui da noi, vuole concorrere a cambiare questa Europa, per chi vuole contribuire alla costruzione di un'alternativa all'Europa reale, un'alternativa di modello di società. Intendiamoci, in particolare in Italia, non ci sono scorciatoie, miracoli politici in vista.
C'è solo da provare e riprovare a fare un lavoro sociale e politico di impegno e di tessitura nei e tra i movimenti, eleggendo l'Europa a campo permanente della propria azione. Ma in questa Europa, oligarchica e costituente di un nuovo ordine regressivo, si avvicinano le elezioni. Nell'Europa reale le elezioni sono venute perdendo, anche nei singoli paesi che vi aderiscono, un peso politico significativo e sono state, spesso, ridotte ad attività seriale. È del tutto comprensibile quindi che esse siano marcate dalla crescita dell'astensione dal voto e da un voto di protesta che esprime il rifiuto di parti importanti della popolazione nei confronti di un sistema politico che le ignora sistematicamente e che concorre a renderle dipendenti dai mercati senza alcun riconoscimento dei loro bisogni e dei loro diritti sociali.
Il vuoto lasciato da una sinistra di classe e di popolo e i fenomeni di devastazione culturale prodotti da questa obliqua modernizzazione hanno aperto la strada a che unacollera popolare possa essere preda persino di una destra xenofoba e razzista, come già accade in importanti paesi d'Europa. Anche visto da questo lato, quello elettorale, il problema non può però vedere alcuna soluzione se resta racchiuso in questo ambito, quello della democrazia rappresentativa. Esso, infatti, rinvia direttamente a come possa essere messo in crisi il processo costituente del modello economico e sociale europeo plasmato dal capitalismo finanziario e governato dall'Europa oligarchica. Dunque lo svuotamento della democrazia e delle istituzioni europee rimanda alla questione di fondo che si può provare a individuare ragionando sul conflitto sociale, sulle rivolte e sulla necessità di far crescere, al contrario del processo in atto, dal basso, nella società, con le esperienze sociali critiche, che esistono e che possono di molto crescere, un processo costituente di nuova democrazia e di autonoma partecipazione.
Ma le elezioni europee si avvicinano e costituiranno comunque un fatto politico non trascurabile sul terreno della rappresentanza e delle dinamiche tra le forze politiche nel parlamento europeo, un fatto capace di qualche influenza sulla architettura istituzionale dell'Europa. In Italia la drammatica situazione della politica e della sinistra, in specie, conferisce a queste elezioni un carattere particolare. Nessuno può più farsi l'illusione che da una presentazione di una lista alle elezioni possa nascere un nuovo ed efficace soggetto politico, il soggetto politico e sociale di cui le forze critiche impegnate nella società invece avrebbero bisogno. Eppure sarebbe bene che esse potessero trovare, anche in questa desolante situazione, una ragione per partecipare al voto. La propensione all'astensione come espressione di un esercizio critico, che sarebbe altrimenti impedito dalla natura delle forze in campo, ha più di una motivazione ed è nient'affatto trascurabile.
Nello stesso tempo il voto di protesta, come quello per i 5 Stelle è, in più di un'occasione, suscitato dallo spettacolo indecoroso della politica ufficiale, dalle pratiche antisociali dei governo, dai processi degenerativi e corruttivi della politica. Ma c'è, io credo, una ragione dirimente per voler fare altrimenti sia dall'astensione che dal voto di protesta. Ci dovrebbe essere la possibilità di dare al voto il senso di una scelta, tra l'Europa reale, quella oligarchica dell'austerity e delle diseguaglianze, e l'indicazione, almeno, dell'esigenza di un'altra Europa possibile il cui diverso modello economico e sociale sia sostenuto dall'apertura di un processo costituente dal basso fondato sulle buone esperienze sociali e sulla volontà popolare.
Questa possibilità si è dischiusa con la candidatura di Tsipras a Presidente della Commissione Europea, avanzata dal Partito della Sinistra europea e accettata dal leader greco, portatore di una coraggiosa storia politica di sinistra e di innovazione, consolidatosi nella straordinaria lotta di massa del popolo greco contro l'austerity e capace, con la sua stessa candidatura, di parlare la lingua di una radicale alternativa in Europa e di un nuovo protagonismo dei paesi e dei popoli del Mediterraneo. Il campo della contesa qui non sono più i diversi paesi, ma l'Europa stessa.
L'appello di diverse personalità italiane, guidate da Barbara Spinelli, per una lista di cittadinanza a sostegno della candidatura di Tsipras offre un'opportunità che forze di diversa cultura politica dovrebbero saper cogliere per far vivere in Europa una presenza di alternativa programmatica e politica anche a quella del centro-sinistra di Schulz, dirigente di quella SPD alleata di governo della Merkel. In questa contesa sul futuro dell'Europa una posizione di sinistra critica oggi ha senso e capacità di attrazione non solo se è contro la destra, ma anche se è alternativa a quel centro-sinistra che è tanta parte dell'Europa reale. I lineamenti programmatici della lista di cittadinanza dovrebbero dimostrare che non si stratta di una riedizione di vecchie contese tra sinistra moderata e radicale, riformista e rivoluzionaria, liberale o di alternativa. Si tratta di una contesa sull'oggi e sul domani, di una contesa sull'Europa.
La costruzione di democrazia e la democratizzazione, contro il potere della Troika, dei processi istituzionali; la profonda modifica dei trattati e il ridisegno del ruolo della Bce; la cancellazione del fiscal compact e la definizione di un programma alternativo all'austerity; la ristrutturazione del debito e la sua riduzione; un sostanziale riequilibrio tra i paesi del Mediterraneo e quelli dell'area tedesca: questi sono una prima, ma pregnante discriminante programmatica, da far vivere anche con il voto e nella campagna elettorale. Questi primi lineamenti che però già costituiscono uno spartiacque programmatico, sono già un'occasione per lavorare e mettere in relazione tra loro, in tutti i paesi europei, le esperienze sociali, culturali, politiche che praticano e chiedono un cambiamento; essi possono essere l'occasione per promuovere una campagna diffusa su questi temi capace di arrivare anche laddove la desertificazione della politica ha generato sfiducia e abbandono.
Penso che una campagna elettorale come quella che la candidatura di Tsipras e lo stesso appello italiano per la lista di cittadinanza possa dunque rimotivare una scelta di impegno per il voto. Penso che sarebbe bene caratterizzare la campagna elettorale rilanciando, nella società, battaglie come quella per i beni comuni e per la piena e buona occupazione, per i diritti universali di tutti le persone che calpestano il suolo dei paesi europei, nella loro vita come nel e per il lavoro. Penso che sarebbe bene che la campagna elettorale europea vedesse una lista elettorale e la candidatura di Tsipras come la possibilità concreta di far vivere obiettivi qualificanti come il reddito di cittadinanza e forti politiche di discontinuità con le presunte leggi della concorrenza e della competitività, come una politica di riduzione e di redistribuzione degli orari di lavoro e per l'affermazione dei tempi della vita.
Penso che in questo modo si potrebbe iniziare quella campagna costituente per una effettivademocratizzazione degli organi di governo dell'Europa e per fare di questa un soggetto politico presente sulla scenario mondiale alla insegna della ricerca della pace. Far crescere e connettere tra loro le esperienze critiche e le lotte sociali è un compito che potrebbe e dovrebbe sostenere questa scelta elettorale, purché essa sia una scelta di campo. Se essa avesse successo dovrebbe subito pensare ad una restituzione del consenso ottenuto, in termini di occasioni da offrire ai movimenti da dentro le istituzioni affinché essi possano dotarsi di strumenti per vivere e proliferare: una lista per realizzare una presenza nella società, radicalmente critica nei confronti dell'Europa reale, di tutte le sue componenti, per guadagnare un successo al fine di poter offrire, in ritorno, un servizio alla crescita dei movimenti e alla loro connessione, un servizio da offrire a quella che Serge Halimi ha chiamato "la costruzione di una coalizione sociale fiduciosa e vincente". Bisognerebbe provarci, se una lista di radicale alternativa alla politica così com'è oggi ce ne offrisse la possibilità.
Ad ora bisogna aggiungere, all'auspicio, un "incrociamo le dita" perché siamo solo all'inizio di un cammino possibile, ma dall'esito tutt'altro che sicuro. Di buono c'è lacandidatura di Tsipras, c'è un campo europeo che potrebbe consentire di superare anche i guai italiani, c'è il buon appello per la lista di cittadinanza (che può far anche pensare a una necessaria e simile iniziativa europea). Purtroppo già si vedono anche le ambigue manovre che nascono dentro la crisi di questa dispersa sinistra italiana e, in qualche caso, il venire alla luce di un antico vizio politicista. Ma, ora, l'arrivo in Italia di Tsipras è più che un incoraggiamento. E' un'occasione, da non perdere.

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