Siamo un Paese che affonda, ma che continua dibattersi nelle acque torbide del non senso nella speranza di tenersi a galla. Anche se i media tentano di rappresentare tutto questo come uno stile di nuoto, non si tratta altro che di un muoversi inconsulto e disperato che non porta da nessuna parte. La dimostrazione che siamo ai confini della realtà sul cavallo di Silvio è ciò che è accaduto ieri quando il consiglio di presidenza del Senato ha votato contro la costituzione di parte civile dell’assemblea per la vicenda di compravendita di senatore da parte di Berlusconi, grazie ai voti dei centristi e di quel popò di scelte “civiche” che ci ritroviamo.
Il presidente Grasso, dopo frenetiche consultazioni col Quirinale, ha deciso per ovvi motivi di credibilità del sistema politico, di non dare ascolto a questo parere e di confermare la costituzione nel processo che inizia la prossima settimana presso il Tribunale di Napoli. Così abbiamo sotto accusa un leader politico che è riuscito ad imporre al suo ex avversario e oggi alleato Pd una legge elettorale che lo favorisce in via diretta, ma che è anche uno schiaffo in piena faccia a tutti i cittadini che volevano seppellire il porcellum per farla finita con il Parlamento dei nominati e la totale esclusione dei cittadini dalla partecipazione. Abbiamo un Pd che vota per chiedere al Cavaliere un risarcimento per il vulnus procurato alla democrazia, ma il cui segretario porta avanti una linea di ferrea alleanza e di subalternità col medesimo, nel chiaro tentativo di fondare un’amovibile oligarchia e dunque di ferire in modo assai più grave la democrazia stessa.
Infine la richiesta di costituzione parte civile è stata votata assieme al M5S che ogni giorno viene accusato di sessismo e fascismo, tramite i parlamentari e i telegattari di competenza. Così alla fine il Senato chiede i danni morali all’uomo che ne costituisce il fulcro politico anche per scelta di quelli che si costituiscono parte civile. Naturalmente tutto questo potrebbe essere spiegato con l’intreccio delle tattiche: un Pd che tenta di far dimenticare l’Italicum e dunque la rimessa in gioco di Berlusconi, il desiderio di infliggere una stilettata al Cavaliere dopo essersi fatti dettare un progetto elettorale tra i peggiori mai comparsi sullo scenario delle democrazie parlamentari nell’intero orbe terraqueo, l’evidente e persino incontinente svolta a destra impressa dal segretario rottamatore. Mentre da parte dei pretoriani del Quirinale è evidente il desiderio di non dare ulteriore combustibile al disgusto in vista delle elezioni europee. Tutti intenti nei quali naturalmente cascheranno in molti, non comprendendo che in ultima istanza la severità ostentata nei confronti di Berlusconi è ormai uno dei modi per giustificarne il recupero ed è comunque obbligatoria per cercare di mantenere gli assetti a Bruxelles
La verità sottostante a questi piccoli e consumati espedienti, è però che si sta recitando a soggetto, accumulando spaventose contraddizioni, navigando nell’assurdo: le tattiche alla fine sono esse stesse una tattica per nascondere il disordine finale di un sistema politico e la sua incapacità di trasformarsi.
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