intervista a Moni Ovadia di Giacomo Russo Spena
“Il Paese è sotto ricatto dei politici, delle loro smanie personali. Ci sarebbe da circondare subito il Parlamento e urlare: fuori dai coglioni, tutti!”. Moni Ovadia è sconcertato, desolato e raggelato. Ma anche preoccupato. “La gente non si rende conto della gravità della situazione - spiega - Una volta i nostri politici erano nani sulle spalle di giganti, ora abbiamo omuncoli sulle spalle di ominicchi”. Una classe dirigente, secondo lui, da azzerare, dove nessuno ha una visione di società: “Passano il tempo a starnazzare nei talk show o a cercare accordi di potere, in questo teatrino nessuno ha più un progetto di società per rilanciare il Paese”.
La sentiamo alquanto alterato. Ma con chi ce l'ha?
Con tutti. Alle prossime elezioni non voto, rifiuto la scheda. Che cosa vuoi più votare? E lo dico io che ho sempre creduto nei valori costituzionali e che in 72 anni di vita mi sono sempre recato alle urne!
Lei è sempre stato un artista impegnato e un uomo vicino alla sinistra... è diventato un disilluso?
Per niente, però di certo non credo che la sinistra possa rinascere dal Pd. Sentivo Renzi in televisione, ancora che pontifica e dà lezioni. Come se non avesse imparato la lezione, dopo le varie batoste prese: ha quasi dimezzato il consenso del suo partito. In fondo, se ci pensiamo bene, il suo progetto era quello.
In che senso, scusi? Renzi perché mai dovrebbe giocare a perdere?
È un uomo culturalmente di destra, oltre ad essere assetato di potere. Il suo modello è Macron. Di cosa siamo parlando? Il Pd renziano ha tagliato completamente le radici con la storia della sinistra e del movimento operaio. Il suo scopo era distruggere ciò che esisteva di sinistra nel Paese. Ci è riuscito.
Ce l'ha con la terza via blairiana? Con quel modello di socialdemocrazia che ha abbandonato le ragioni di giustizia sociale abbracciando privatizzazioni, deregulation ed austerity?
Quella stagione è finita. Ha causato solo disastri. Ma almeno in Inghilterra è arrivato un vecchietto, Corbyn, che sta raddrizzando le cose. Da noi non c'è nulla.
Alle scorse elezioni aveva espresso simpatia per Potere al Popolo, ha cambiato idea?
Almeno lì c'è freschezza umana, voglia di ritornare sui territori abbandonati, di sperimentare pratiche di mutualismo. Ma sono ben cosciente che parliamo di un progetto ultra minoritario e marginale.
Qual è il suo giudizio sul M5S? Non è l'unico che sta provando a contrastare la vecchia politica?
Ma ci si può fidare del M5S?
Me lo dica lei...
Guardavo con attenzione e rispetto al M5S, per la loro volontà di contrastare l'establishment e le rendite politiche. Ma si sta giocando malissimo la partita: Di Maio non ha dimostrato di incarnare il “nuovo che avanza” rispetto agli altri né di essere refrattario ai giochini di potere. Con la politica dei due forni il M5S mi ha ricordato in qualche modo la vecchia Dc.
Non aveva i numeri per governare da solo. Cos'altro doveva fare il M5S?
Dovevano smascherare il bluff delle varie nomenklature e invece si sono messi a trattare con lo status quo finendo per essere inglobati dal Sistema e dalle sue logiche. Di Maio doveva mantenere il punto sui temi programmatici, focalizzandosi su alcuni nodi come corruzione, evasione fiscale, reddito di cittadinanza ed Europa.
Ripeto, non avevano i numeri...
E allora, data l'indisponibilità degli altri partiti, si cambiava legge elettorale e poi subito al voto. E invece Di Maio si è prestato al peggior teatrino politico dimostrando di soffrire di bulimia da governo.
Intanto mentre il presidente Mattarella era orientato ad un governo “neutrale” che portasse il Paese verso nuove elezioni, M5S e Lega hanno chiesto altre 24 ore per trovare un'intesa. Lo crede possibile?
Sarà un disastro. La catastrofe. Il M5S perderà la sua credibilità. Ma poi al governo per fare cosa? Mica si capisce. Tra l'altro, è il modo migliore per riabilitare Renzi.
Moni Ovadia, come se ne esce da questo stallo politico?
Va trasformata la gente, ripensata la società. Ci vuole una rivoluzione antropologica. Bisogna ribaltare le logiche ultra liberiste, quelle che portano alla devastazione del pianeta e all'arricchimento di pochi a danno dei molti. I tempi saranno pure lunghi, non vedo però scorciatoie.
Cambiamo discorso. Ha attaccato il Giro d'Italia per aver deciso di fare la prima tappa, simbolicamente, in Israele. Lei ha parlato di “Italietta che si è prestata a questa ulteriore e ingiusta sceneggiata”. Non crede di esagerare?
E' da 70 anni che Israele perpetua ingiustizie nei confronti dei palestinesi e quello che più mi indigna è l'impunità internazionale. Può fare qualsiasi azione che viene sempre difesa e legittimata dalla comunità internazionale: siamo di fronte a gravi responsabilità degli Usa e alla pavidità dell'Europa. Per non parlare dell'Onu che sembra una banda di vigliacchi.
Secondo lei, Israele si sta trasformando in uno Stato confessionale?
Questo vorrebbero gli ultranazionalisti e i fanatici religiosi. Prendo in prestito le parole del giornalista ed intellettuale Gideon Levy il quale ritiene che, a parte la parentesi degli accordi di Oslo, Israele non vuole, né ha mai voluto, la pace in Medioriente. Non hanno mai riconosciuto la dignità e i diritti dei palestinesi. Sperano spariscano nel nulla.
Cosa ne pensa, invece, dei venti di guerra tra Israele e Iran alla luce della rottura dell'accordo sul nucleare iraniano da parte di Trump?
Non credo si arriverà mai ad una guerra. Piuttosto sono pretesti per giustificare la tensione bellicista e per garantirsi il controllo dei Territori occupati. Nella West Bank vivono ormai 700mila coloni: è impossibile, ormai, realizzare il sogno dei due popoli e due Stati. Infine, posso dire un'ultima cosa sulla vicenda?
Prego...
Trovo indegno catalogare per antisemiti tutti coloro che osano criticare le politiche di Israele. Come trovo insopportabile e immorale l'uso propagandistico della Shoah. Sono ebreo e antifascista, so cosa ha rappresentato per noi la Shoah e, nello stesso momento, sono consapevole che Israele sta marginalizzando e perseguitando i palestinesi nell'indifferenza della comunità internazionale. Fanno quel che vogliono senza che nessuno intervenga.
“Il Paese è sotto ricatto dei politici, delle loro smanie personali. Ci sarebbe da circondare subito il Parlamento e urlare: fuori dai coglioni, tutti!”. Moni Ovadia è sconcertato, desolato e raggelato. Ma anche preoccupato. “La gente non si rende conto della gravità della situazione - spiega - Una volta i nostri politici erano nani sulle spalle di giganti, ora abbiamo omuncoli sulle spalle di ominicchi”. Una classe dirigente, secondo lui, da azzerare, dove nessuno ha una visione di società: “Passano il tempo a starnazzare nei talk show o a cercare accordi di potere, in questo teatrino nessuno ha più un progetto di società per rilanciare il Paese”.
La sentiamo alquanto alterato. Ma con chi ce l'ha?
Con tutti. Alle prossime elezioni non voto, rifiuto la scheda. Che cosa vuoi più votare? E lo dico io che ho sempre creduto nei valori costituzionali e che in 72 anni di vita mi sono sempre recato alle urne!
Lei è sempre stato un artista impegnato e un uomo vicino alla sinistra... è diventato un disilluso?
Per niente, però di certo non credo che la sinistra possa rinascere dal Pd. Sentivo Renzi in televisione, ancora che pontifica e dà lezioni. Come se non avesse imparato la lezione, dopo le varie batoste prese: ha quasi dimezzato il consenso del suo partito. In fondo, se ci pensiamo bene, il suo progetto era quello.
In che senso, scusi? Renzi perché mai dovrebbe giocare a perdere?
È un uomo culturalmente di destra, oltre ad essere assetato di potere. Il suo modello è Macron. Di cosa siamo parlando? Il Pd renziano ha tagliato completamente le radici con la storia della sinistra e del movimento operaio. Il suo scopo era distruggere ciò che esisteva di sinistra nel Paese. Ci è riuscito.
Ce l'ha con la terza via blairiana? Con quel modello di socialdemocrazia che ha abbandonato le ragioni di giustizia sociale abbracciando privatizzazioni, deregulation ed austerity?
Quella stagione è finita. Ha causato solo disastri. Ma almeno in Inghilterra è arrivato un vecchietto, Corbyn, che sta raddrizzando le cose. Da noi non c'è nulla.
Alle scorse elezioni aveva espresso simpatia per Potere al Popolo, ha cambiato idea?
Almeno lì c'è freschezza umana, voglia di ritornare sui territori abbandonati, di sperimentare pratiche di mutualismo. Ma sono ben cosciente che parliamo di un progetto ultra minoritario e marginale.
Qual è il suo giudizio sul M5S? Non è l'unico che sta provando a contrastare la vecchia politica?
Ma ci si può fidare del M5S?
Me lo dica lei...
Guardavo con attenzione e rispetto al M5S, per la loro volontà di contrastare l'establishment e le rendite politiche. Ma si sta giocando malissimo la partita: Di Maio non ha dimostrato di incarnare il “nuovo che avanza” rispetto agli altri né di essere refrattario ai giochini di potere. Con la politica dei due forni il M5S mi ha ricordato in qualche modo la vecchia Dc.
Non aveva i numeri per governare da solo. Cos'altro doveva fare il M5S?
Dovevano smascherare il bluff delle varie nomenklature e invece si sono messi a trattare con lo status quo finendo per essere inglobati dal Sistema e dalle sue logiche. Di Maio doveva mantenere il punto sui temi programmatici, focalizzandosi su alcuni nodi come corruzione, evasione fiscale, reddito di cittadinanza ed Europa.
Ripeto, non avevano i numeri...
E allora, data l'indisponibilità degli altri partiti, si cambiava legge elettorale e poi subito al voto. E invece Di Maio si è prestato al peggior teatrino politico dimostrando di soffrire di bulimia da governo.
Intanto mentre il presidente Mattarella era orientato ad un governo “neutrale” che portasse il Paese verso nuove elezioni, M5S e Lega hanno chiesto altre 24 ore per trovare un'intesa. Lo crede possibile?
Sarà un disastro. La catastrofe. Il M5S perderà la sua credibilità. Ma poi al governo per fare cosa? Mica si capisce. Tra l'altro, è il modo migliore per riabilitare Renzi.
Moni Ovadia, come se ne esce da questo stallo politico?
Va trasformata la gente, ripensata la società. Ci vuole una rivoluzione antropologica. Bisogna ribaltare le logiche ultra liberiste, quelle che portano alla devastazione del pianeta e all'arricchimento di pochi a danno dei molti. I tempi saranno pure lunghi, non vedo però scorciatoie.
Cambiamo discorso. Ha attaccato il Giro d'Italia per aver deciso di fare la prima tappa, simbolicamente, in Israele. Lei ha parlato di “Italietta che si è prestata a questa ulteriore e ingiusta sceneggiata”. Non crede di esagerare?
E' da 70 anni che Israele perpetua ingiustizie nei confronti dei palestinesi e quello che più mi indigna è l'impunità internazionale. Può fare qualsiasi azione che viene sempre difesa e legittimata dalla comunità internazionale: siamo di fronte a gravi responsabilità degli Usa e alla pavidità dell'Europa. Per non parlare dell'Onu che sembra una banda di vigliacchi.
Secondo lei, Israele si sta trasformando in uno Stato confessionale?
Questo vorrebbero gli ultranazionalisti e i fanatici religiosi. Prendo in prestito le parole del giornalista ed intellettuale Gideon Levy il quale ritiene che, a parte la parentesi degli accordi di Oslo, Israele non vuole, né ha mai voluto, la pace in Medioriente. Non hanno mai riconosciuto la dignità e i diritti dei palestinesi. Sperano spariscano nel nulla.
Cosa ne pensa, invece, dei venti di guerra tra Israele e Iran alla luce della rottura dell'accordo sul nucleare iraniano da parte di Trump?
Non credo si arriverà mai ad una guerra. Piuttosto sono pretesti per giustificare la tensione bellicista e per garantirsi il controllo dei Territori occupati. Nella West Bank vivono ormai 700mila coloni: è impossibile, ormai, realizzare il sogno dei due popoli e due Stati. Infine, posso dire un'ultima cosa sulla vicenda?
Prego...
Trovo indegno catalogare per antisemiti tutti coloro che osano criticare le politiche di Israele. Come trovo insopportabile e immorale l'uso propagandistico della Shoah. Sono ebreo e antifascista, so cosa ha rappresentato per noi la Shoah e, nello stesso momento, sono consapevole che Israele sta marginalizzando e perseguitando i palestinesi nell'indifferenza della comunità internazionale. Fanno quel che vogliono senza che nessuno intervenga.
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