Il
discorso moralista dice che lo Stato, così come un padre di famiglia,
dovrebbe sempre spendere meno di quanto guadagna. Questo discorso
finisce per suggerire al cittadino, laico in economia, che:
1) è possible per tutti gli agenti di un sistema economico guadagnare più di quanto spendono, e
2)
che lo Stato presenta un qualche tipo di restrizione finanziaria,
tipica di un padre di famiglia.
Questo
discorso è falso perché, 1) non è possibile nel complesso di un sistema
economico guadagnare più di quanto viene speso, e 2)
lo Stato non si sgretola quando si indebita riguardo la valuta che egli
stesso emette, ossia, nel debito pubblico espresso nella sua stessa
valuta (il Reale, nel caso del Brasile).
Purtroppo,
questo discorso falso sta guadagnando adepti fra le persone che
prendono decisioni importanti per il futuro del paese. Questa retorica è
arrivata ad un punto tale che il governo pretende di approvare un Proposta di Emendamento alla Costituzione
che congelerebbe la spesa pubblica primaria in termini reali per i
prossimi vent'anni, consentendo soltanto degli aggiustamenti per
ripristinate l'inflazione precedente. L'obiettivo di tale misura
sarebbe, secondo il discorso ufficiale, quello di promuovere un
aggiustamento nei conti pubblici.
Questa PEC ha
ricevuto varie critiche, a causa del suo carattere perverso dal punto di
vista sociale, in quanto impedirebbe al governo di ampliare l'insieme
di beni e servizi pubblici offerti alla popolazione. Noi sottoscriviamo
tali critiche, e intendiamo andare un po' oltre, mostrando che quando lo
Stato si comporta secondo questa logica - come se fosse un padre di
famiglia - provoca effetti nocivi per l'economia.
Lezione n°1: In un sistema economico, quel che si spende è esattamente quel che si guadagna.
Per semplificare al massimo l'argomento, cerchiamo di non considerare il settore esterno, i trasferimenti del governo, e supponiamo che ogni spesa pubblica consiste nel consumo e che non ci siano variazioni di stock. Sottolineiamo che l'argomento è valido anche senza queste semplificazioni.
Per semplificare al massimo l'argomento, cerchiamo di non considerare il settore esterno, i trasferimenti del governo, e supponiamo che ogni spesa pubblica consiste nel consumo e che non ci siano variazioni di stock. Sottolineiamo che l'argomento è valido anche senza queste semplificazioni.
Poniamo allora che il prodotto
(PIL) (Y), dal punto di vista del reddito, sia uguale alla somma della
massa salariale, dedotte le imposte (W), più la massa dei profitti,
anche qui dedotte le imposte (P), e più il totale delle imposte raccolte
(T). Dal punto di vista della domanda, il prodotto è uguale alla somma
del consumo delle famiglie (C), degli investimenti (I), e del consumo
del governo (G). Per definizione, queste due somme devono essere uguali.
Abbiamo così:
Y = W + P +T = C + I + G
Prodotto = Reddito = Domanda
Quello
che il settore privato "guadagna", in tal caso, è la somma dei salari e
dei profitti (W+P), e quello che il governo "guadagna" è la riscossione
delle imposte (T). Quello che il settore privato spende, da parte sua,
corrisponde al consumo più gli investimenti (C+I), mentre quella che è
la spesa del governo è lo stesso G. Compiendo alcuni passaggi algebrici a
partire dalla precedente equazione, arriviamo alla seguente espressione
per determinare il surplus del settore privato:
(W+P) - (C+I) = G - T
Dove (G - T) è il deficit pubblico, cosa che alternativamente può essere scritta:
Surplus del settore privato = deficit pubblico.
Ciò
significa che quando il bilancio del governo è in attivo, il settore
privato guadagna meno di quanto spende, e che quando il bilancio del
governo è deficitario, il settore privato guadagna più di quanto spende.
Così, perché sia possibile che il settore privato (l'insieme delle
imprese e delle famiglie in un sistema economico) guadagni più di quello
che spende, è necessario che il governo spenda più di quel che
guadagna.
La possibilità di guadagnare più di
quanto si spende esiste solamente per l'individuo di cui si suppone che
il suo reddito sia dato e che l'individuo scelga quanto spendere.
Tuttavia, nel complesso, il reddito e la spesa sono uguali. Pertanto, in
un sistema economico considerato come un tutto, non è possibile che
tutti gli agenti guadagnino più di quanto spendono, semplicemente
perché, nel complesso, quello che si guadagna è esattamente uguale a
quello che si spende. Con questo, vediamo che è impossibile che il
settore privato ed il settore pubblico siano in surplus
contemporaneamente.
Lezione n° 2: Per il livello occupazionale, quel che conta è il livello di spesa pubblica e non il deficit pubblicoPer
una data capacità produttiva, il livello complessivo della spesa
destinata all'acquisto di beni e servizi correntemente prodotti
(domanda), misurato secondo i prezzi normali, determina i livelli di
reddito, prodotto ed occupazione. Questo è, in maniera semplice e
diretta, il cosiddetto principio della domanda effettiva - sviluppato in
maniera indipendente da Keynes e Kalechi negli anni 1930 - che
stabilisce la seguente relazione di causalità: è la spesa che genera il reddito.
Tale formulazione è valida a condizione che esistano risorse
inutilizzate in economia - cioè, capacità produttiva inutilizzata e
lavoratori disoccupati.
Perciò, quando ci sono
risorse inutilizzate, il governo dovrebbe innalzare il suo livello di
spesa inducendo così l'aumento del reddito, della produzione e
dell'occupazione. Quando il governo aumenta la sua domanda di beni e
servizi, questo va direttamente ad aumentare la domanda dell'economia e
gli imprenditori devono produrre di più per soddisfare questa domanda
addizionale del governo. La cosa implica che un maggior numero di
lavoratori vengono assunti, così come aumenta la domanda degli
imprenditori stessi di assunzioni, generando una crescita del reddito
complessivo maggiore della crescita della spesa pubblica. Un processo
inverso si verifica quando il governo taglia la spesa: ciò diminuisce
direttamente la domanda dell'economia, facendo sì che gli imprenditori
debbano produrre meno per soddisfare alla domanda del governo che è
caduta. Ciò implica che vengono licenziati lavoratori, così come che
diminuisca la domanda degli imprenditori di assumere, generando una
caduta della rendita complessiva maggiore di quella provocata dal taglio
iniziale della spesa pubblica. Nel lungo periodo, gli imprenditori
regolano la loro capacità produttiva per soddisfare alla domanda
effettiva dell'economia, che è la domanda che consente il loro profitto.
Così,
all'inizio del 2015, optando deliberatamente per tagliare fortemente la
spesa, il governo ha causato la recessione e l'aumento della
disoccupazione nell'economia brasiliana. Tale recessione ha ridotto le
entrate fiscali, di modo che il taglio della spesa non sta causando un
miglioramento dei conti pubblici, in quanto le entrate fiscali stanno
cadendo più della spesa pubblica.
Si
noti che il deficit o il surplus sono solo il risultato dei conti
pubblici e non ci dicono se il governo stia agendo in maniera da
stimolare o da contrarre l'economia. Quel che ci dicono è ciò che sta
succedendo con i livelli di spesa del governo, che generano domanda per
l'economia, e non se c'è deficit o surplus.
L'attuale
governo federale afferma che congelare la crescita reale della spesa
primaria è una condizione perché il paese torni a crescere, affermando
che gli imprenditori torneranno ad investire, ampliando la capacità
produttiva dell'economia. Tuttavia, non ha alcun senso che gli
imprenditori amplino la capacità produttiva (investano) mentre la
domanda per i loro prodotti si trova in caduta o in stagnazione. Questo
discorso senza senso viene trasmesso e difeso dai grandi mezzi di
comunicazione. Ovviamente, da quando il governo ha cominciato a tagliare
la spesa, il livello di produzione (PIL) è caduto, gli investimenti
degli imprenditori sono caduti ancora di più, e la disoccupazione è
aumentata. Questi sono gli effetti nocivi per l'economia che si
producono quando il governo si comporta come un padre di famiglia:
Congelare
la spesa primaria dopo la forte riduzione della spesa avvenuta a
partire dal 2015 probabilmente ci condannerà ad una lunga stagnazione,
senza garantire che ci sarà un miglioramento nelle entrate fiscali e nei
conti pubblici. Se si vogliono migliorare i risultati fiscali, il
governo potrebbe ricorrere ad aumenti di imposte nei confronti dei più
ricchi, annullare le esenzioni per le imprese, oppure semplicemente
migliorare la struttura tributaria, anziché tagliare e congelare la
spesa. Se non lo fa, è per una scelta politica.
Cerchiamo
con questa nota di spiegare gli aspetti più basilari di come il governo
influenza i risultati economici. Sottolineiamo però come il governo
dovrebbe affrontare le vere sfide che si riferiscono a tutto questo: 1) il profilo regressivo della struttura fiscale e dei trasferimenti effettuati dal governo e 2) la struttura produttiva affinché la crescita dell'economia brasiliana non incorra nella restrizione dei bilancio dei pagamenti.
- Kaio Pimentel e Guilherme Haluska - Pubblicato su Excedente il 12 ottobre 2016 -
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Il testo è scritto da Kaio Pimentel e Guilherme Haluska, entrambi
membri del gruppo di economia politica "Excedente", essenzialmente
composto da economisti dell'UFRJ ( http://www.ie.ufrj.br/ )
fonte: Bora discutir
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