Di Ciuenlai - “Credevo che piovesse, ma no che grandinasse”. Il detto perugino rende benissimo l'idea di quello che è successo alla finta sinistra ( il Pd) in Umbria. In pochi anni, questi militanti della “ moderna gouche” (in realtà democristiani fradici), sono stati in gradi di delapidare un patrimonio politico, culturale e gestionale costruito in 60 e più anni di lotte, di conquiste, di sudori e di successi.
I numeri usciti dalle urne domenica notte, sono da brividi. L'Ex formazione di maggioranza relativa (sic) , che ha dominato questa regione per decenni, è risultata prima in soli 12 comuni; tutti piccoli o piccolissimi con due sole eccezioni sopra i 15 mila abitanti : Umbertide e Castiglion del Lago. Ha superato il 40% in un solo e piccolissimo caso (Paciano). Ha valicato l'asticella del 30% (percentuale usuale per tutti partiti della sequenza Pci e dopo Pci) in appena 10 comuni sui restanti 91.
Per capire la vastità e la profondità di un disastro, sostanzialmente irrimediabile, cercheremo di capire cosa è successo nelle ex zone rosse. In 12 comuni dove il Pci superava o aveva superato il 50% il Pd è arrivato addirittura terzo. Parliamo di pezzi da 90 come Bastia o di luoghi storici per la sinistra come Gualdo Cattaneo, Spello e Trevi. Ha pesantemente perso in roccaforti come Narni, Orvieto e Gubbio. E' Stato sonoramente sconfitto in 20 comuni (arrivando terzo in diversi casi) dove i comunisti andavano agevolmente sopra il 40%. Parliamo di “quisquiglie e punzillaccheri” come Città di Castello, Terni, Perugia, Spoleto, Corciano, Magione e Marsciano. In tutte queste zone mancano all'appello dai 20 ai 35 punti percentuali.
Il simbolo di questa Caporetto è l'uomo che, più di tutti, simboleggiava il potere e la potenza del Pd nella regione, il Sottosegretario agli Interni Giampiero Bocci che emulando il suo superiore, il Ministro Minniti, arriva terzo nel suo collegio, andando sotto in tutti i principali comuni della sua terra d'origine ; la Valnerina.
E' il risultato di una disastrosa gestione politica e amministrativa, di un sistema di Governo che ha portato l'Umbria a soffrire, più del resto del paese , della crisi. Le radici della disfatta partono da lontano e cominciano nella seconda metà degli anni 70 (nei prossimi giorni faremo un analisi storica dei come e perchè si è giunti a questo punto), ma hanno avuto una accelerazione rapidissima nell'ultimo periodo.
Gestire un articolato e vasto sistema di potere con sempre meno soldi pubblici a disposizione si è rivelata impresa impossibile E il buffo è che non hanno perso con dei marziani, ma con degli avversari del centrodestra che avevano battuto tante altre volte (Prisco, Zaffini, Nevi ecc.). Segno che la parola d'ordine era cambiare, con chi non importava.
Adesso devono ricominciare tutto daccapo, ma una volta tanto occorrerebbe farlo senza ripartire dagli sconfitti e facendo tesoro delle sconfitte, se no la prossima volta cominceranno a fioccare gli zero virgola. Le amministrative del 2019 non sono lontane. L'effetto Pasok è sempre dietro l'angolo e il Pd umbro sembra sulla buona strada.
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