Se la
politica è vedere, giudicare, agire per cambiare il mondo, allora la
cosa più "politica" di questi giorni non è la battaglia parlamentare per
la legge elettorale, ma la grande mobilitazione contro la povertà che
domani, 14 ottobre, avverrà in tutta Italia.
A lanciarla è stata la Rete dei Numeri Pari "che
prende idealmente il testimone dalla campagna Miseria Ladra ed è stata
inizialmente promossa da Gruppo Abele, Libera e Rete della Conoscenza, e
che unisce centinaia di realtà sociali diffuse in tutta Italia che
condividono l'obiettivo di garantire diritti sociali e dignità a quei
milioni di cittadini a cui sono stati negati (associazioni, cooperative,
parrocchie, reti studentesche, comitati di quartiere, campagne,
progetti di mutualismo sociale, spazi liberati, reti, fattorie sociali e
semplici cittadini)".
Non sarà dunque, una giornata sulla
povertà: ma con la povertà, dentro la povertà, contro la povertà.
Esattamente quello che manca alla politica professionistica: la
conoscenza reale delle cose che vuole cambiare.
E
i promotori della manifestazione hanno ben chiara la direzione politica
che hanno scelto di intraprendere: "Cinque anni fa, attraverso la
modifica costituzionale dell'art.81 – imposta dalla governance
europea e accettata supinamente da quasi tutto il parlamento – sono
state "legalizzate" nel nostro paese le politiche di austerità. Le
diverse culture che hanno dato vita alla Costituzione sono state
schiacciate da una solo punto di vista, quello liberista. A cinque anni
di distanza, sempre più cittadini e realtà sociali si rendono conto che
le politiche di austerità introdotte con il pareggio di bilancio non ci
mettono nella condizione di rispettare l'impegno di garantire i diritti
fondamentali. Prima l'economia e la finanza poi i diritti.
L'intangibilità umana che rappresenta il fine ultimo della nostra Carta,
subordinato alle priorità di banche e finanza. Un attacco al cuore
della democrazia di cui oggi intuiamo gli esiti. Siamo entrati in regime
di "universalismo selettivo" come ci ha detto il governo, comunicandoci
che, a parità di diritti, lo Stato non può soddisfarli tutti. In base a
questi "principi" è stato tagliato il 90% del Fondo Nazionale Politiche
Sociali e siamo gli unici a non aver introdotto una misura di sostegno
al reddito come chiediamo da tempo attraverso la campagna per il
"reddito di dignità". Le politiche sociali, gli investimenti per il
lavoro, la scuola pubblica, la sanità, la casa, la difesa del
territorio, non sono prioritari e soprattutto ci viene raccontato che
non ce li possiamo più permettere".
I
risultati di questa terribile stagione politica – di cui sono
egualmente responsabili centrodestra e centrosinistra – sono
impressionanti, rileva ancora la Rete dei Numeri Pari: "Raddoppiano i
numeri della povertà relativa (9 milioni di persone) e triplicano quelli
della povertà assoluta (5 milioni). Triplica anche il numero dei
miliardari – 342 nel nostro paese – a riprova del fatto che il problema
non è l'assenza di ricchezza o di crescita bensì di redistribuzione
della ricchezza, modelli industriali scelti, regimi fiscali e politiche
sociali. A causa dell'austerità e dei tagli alla scuola pubblica, oggi
l'Italia è il peggiore paese per dispersione scolastica (17,6%), il
peggiore per impoverimento della popolazione giovanile, quello che ha
investito meno di tutti in istruzione e cultura, quello che ha il
maggior numero di precari e con la peggiore distribuzione della
ricchezza insieme alla Gran Bretagna. Tutto questo in appena otto anni".
Come presidente di Libertà e Giustizia,
un'associazione di cultura politica che ha aderito alla rete dei Numeri
Pari, credo che se vogliamo davvero difendere il progetto della
Costituzione è da qui che bisogna partire. La Costituzione fu scritta da
politici che, comunque la pensassero, erano profondamente inseriti
nella vita reale, e in una vita sociale ancora largamente
interclassista. Oggi viviamo in una somma di gated communities
in cui i salvati non incontrano più i sommersi: una società separata
strutturata in quartieri diversi, sanità diversa, scuole diverse, mezzi
di trasporto diversi. Chi prende le decisioni semplicemente non conosce
il mondo su cui quelle decisioni ricadranno.
È
per questo che uno come me, una associazione di "salvati" come Libertà e
Giustizia, ha bisogno di andare a scuola di realtà: non si può parlare
di povertà, bisogna parlare con la povertà. Bisogna provare a "sentire",
per poter capire: e per poi poter giudicare, e agire.
Con
grande fatica sta forse nascendo un quarto polo politico ed elettorale,
finalmente una Sinistra. È una cosa importante, perché senza una
sinistra in Parlamento le cose, fuori dal Parlamento, andranno anche
peggio.
Ma
chi spera di rovesciare il tavolo delle diseguaglianze e cambiare
radicalmente il volto sfigurato di questo paese sa che questo è solo un
timido inizio. Citando san Paolo (lettera agli Ebrei, 1) possiamo dire
che "non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura".
Ecco la città futura inizia domani, 14 ottobre, nelle piazze di tutta Italia.
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