C'è un mondo, fuori.
Fuori dai racconti giornalistici, dal
teatro, dagli avvitamenti sui nomi e sulle biografie della vecchia
politica: fuori da tutto questo c'è un mondo. Un mondo reale: un mondo
da cambiare, "grande e terribile".
E in quel mondo c'è un popolo. Un popolo che sente sulla propria pelle "la scandalosa realtà di questo mondo" (sono parole di papa Francesco). E che forse, questa è la speranza, è pronto a unirsi per cambiarlo, questo benedetto mondo.
Siamo tanti. "Siamo il 99%", dicevano gli americani di Occupy Wall Street.
Siamo i cittadini comuni. Quelli del tutto sommersi dalla
diseguaglianza, e inghiottiti dalla povertà. E, insieme, quelli che ne
sono fuori: per ora salvati, ma ben coscienti che i nostri figli
staranno peggio di noi.
Tutti
insieme, siamo consapevoli di avere perduto ogni potere. Siamo
diventati sudditi: di una politica a sua volta asservita al mercato. Una
cosa ci accomuna tutti, italiani e migranti, salvati e sommersi: non
abbiamo più nulla e nessuno a proteggerci. Non c'è più lo Stato: quello
che Aldo Moro progettava, alla Costituente, come una "doverosa forma di
solidarietà umana". Tutto è stato privatizzato: e noi siamo stati
privati di tutto.
Ora abbiamo davanti due strade.
Possiamo pensare che non ci sia più
niente da fare: e che ci resti solo la rassegnazione. Anche quella
privata, individuale, chiusa.
Oppure possiamo provare a fare
comunità. E a trovare insieme la forza di cambiare. Sarà una strada
lunga ed erta, ma non ci sono scorciatoie. E quella strada passa
attraverso la possibilità che nel prossimo Parlamento della Repubblica
questo popolo sia rappresentato: il popolo che vuole invertire la rotta.
Ci vuole una lista elettorale, una sola perché dobbiamo dare forza e
credibilità a qualcosa di più grande della somma delle nostre identità:
anche così che si cambia il mondo.
È
la Sinistra? Certo, se vogliamo continuare a chiamare così un progetto
di eguaglianza, inclusione, giustizia sociale. Ma veniamo da tante
storie diverse. Io, per esempio, sono cattolico: mi sono formato sui testi di don Lorenzo Milani.
Che a chi divideva il mondo tra "italiani e stranieri" rispondeva: "io
rivendico il diritto di dividerlo tra oppressi e oppressori". E oggi
appartiene forse al papa la voce più radicalmente critica sullo stato
delle cose.
Ognuno
di noi potrebbe raccontare le proprie origini, la propria storia, le
proprie convinzioni: sono diverse, anche diversissime. Ebbene, è l'ora
di metterle insieme.
Il percorso che, con Anna Falcone e migliaia di persone,
abbiamo iniziato a giugno al Brancaccio di Roma e che prosegue oggi con
cento assemblee nelle piazze e nei teatri di tutta Italia è solo
questo: la proposta di un metodo, di un modo di stare insieme. Dal
basso: ridando la parola ai cittadini, e costruendo una nuova alleanza
con i partiti, le associazioni, i comitati e i movimenti. Con chiunque
vada nella stessa direzione. Oggi quel percorso, quel metodo, quel modo
di aprirsi, è a disposizione di tutti: non ha padroni né custodi.
Cambiamogli pure nome se volete: ma usiamolo. E senza che nessuno debba
chiedere il permesso a nessuno!
Lo dico con umiltà e con tutto il rispetto per i tempi e le discussioni di ognuno: il momento è ora.
Ora che sta diventando chiara la
distinzione tra chi vuole solo perpetuare lo stato delle cose e chi è
intenzionato a ribaltarlo. Ebbene, ora è venuto il momento di parlare
delle cose. Del progetto. Abbiamo bisogno di un luogo aperto, dove tutti
si sentano a casa: dove possiamo darci tutti insieme un metodo per
decidere.
Tutti:
i cittadini che, come me, non sono iscritti a nessun partito. Quelli
che sono membri di associazioni o comitati. Quelli iscritti all'Altra
Europa, a Mdp, Possibile, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana e a
qualunque altra formazione, con i suoi organismi e gruppi dirigenti.
Quelli delusi dal Movimento 5 Stelle.
Ognuno
con la propria discussione in corso, con le proprie differenze e
storie. Ma tutti alla pari, per iniziare a costruire qualcosa che ancora
non c'è. Per ribaltare il tavolo dello stato delle cose. Per invertire
finalmente la rotta.
È ora il momento di provarci davvero. Tutti insieme, nessuno escluso.
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