lunedì 16 agosto 2010

Ikea: sviluppo povero e lavoro precario

Umbria terra di conquista? Nuove opportunità di impiego o la reiterazione di lavoro precario e strapotere economico delle multinazionali? La vicenda Ikea torna a proporre questi interrogativi e molti altri. La richiesta di Confesercenti a Comune e Regione di avere precise informazioni sulla portata della operazione, per poter valutare l’effettivo impatto sul territorio, lascia intendere che sono molti e diversi gli aspetti da valutare. La stessa questione della legge regionale sul commercio 24/99 eventualmente da modificare, non è cosa da poco. Se per ogni grande impianto commerciale che si presenti in Umbria bisognasse cambiare le leggi, cosa le facciamo a fare, queste leggi; dobbiamo pensare che la politica si possa asservire ai poteri economici? La costruzione di una struttura come quella dell’Ikea poi, porterebbe realmente vantaggi economici alle aziende locali? L’allestimento del cantiere avverrà con ditte direttamente connesse alla multinazionale e, ovviamente, la merce sarà completamente monomarca, quindi niente produttori locali.Il fattore lavoro precario, poi, riveste un’importanza vitale; megastrutture di marca multinazionale come queste difficilmente offrono impiego a tempo indeterminato, se non per alcune figure amministrativo-dirigenziali, e con la complicità delle sciagurate leggi sul lavoro promulgate dal governo Berlusconi non avranno obbligo alcuno a stabilizzare i lavoratori.Una struttura del genere, inoltre, facilmente intaccherà l’economia delle piccole e medie aziende locali, dei commercianti, senza parlare dello stravolgimento urbanistico del territorio con la necessaria creazione di vie di comunicazione.Da tutto questo, che cosa ne avrà da guadagnare l’Umbria? Gli incassi della megastruttura non saranno reinvestiti in ambito locale, ma saranno trasferiti alla sede nazionale. Tutti soldi che se ne vanno dall’Umbria, in un periodo sicuramente non favorevole all’economia delle famiglie e con le prospettive per il futuro altrettanto non rosee.Riteniamo che il privilegiare le realtà produttive e commerciali locali, la cosiddetta “filiera corta” sia vitale per la sopravvivenza di un territorio fortemente caratterizzato da una qualità artigianale e imprenditoriale a carattere familiare di alto profilo.
Stefano Vinti,
Segretario Regionale Prc

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