domenica 8 agosto 2010

Ferie d’agosto

Giorno dopo giorno prende finalmente forma l’elettrizzante alternativa al regime di B.: quella che Casini definisce “nuova area di responsabilità”, cioè l’Armata Brancaleone Fli-Udc-Mpa-Api sorta intorno alla coraggiosa astensione su Caliendo perché – spiega Piercasinando – “rifiutiamo il giustizialismo, ma non minimizziamo la questione morale”. Forse voleva dire molare, essendo lui il leader dell’Udc, in cui siedono i Cuffaro e i Cesa, ma anche Enzo Carra (ovviamente pregiudicato) e Renzo Lusetti (indagato per le sue affettuosità con Romeo, di cui era un po’ la Giulietta in concorrenza con Bocchino); e financo Peppe Drago, appena decaduto da deputato perché definitivamente condannato per peculato, avendo svaligiato la cassa dei fondi riservati della Regione Sicilia quando ne lasciò la presidenza: il tipo ideale per sventolare il vessillo della legalità.Poi c’è il governatore attuale Raffaele Lombardo, leader Mpa, che è solo indagato per mafia e si porta appresso collezionisti di poltrone come Misiti e Latteri e un tal Roberto Commercio, un nome una vocazione. Per l’Api rutelliana ha preso la parola un altro frugoletto della politica, Pino Pisicchio, che ha all’attivo più tessere di partiti che capelli in testa e cammina a fatica con la cadrega incollata dietro. Poi ci sono anche i latitanti, tipo l’avvocato Consolo, di cui si son perse le tracce da una settimana: teoricamente finiano, nel giorno della prova coraggio – l’astensione su Caliendo – si è dato; forse non se la sentiva di sbilanciarsi con una scelta così netta, forse ha solo bisogno di essere consolato, forse è disperso da qualche parte in stato confusionale (chiunque avesse notizie di lui è pregato di segnalarle alla redazione di Chi l’ha visto?: la famiglia promette di trattarlo bene e di riprenderselo come nuovo).A certificare il nuovo che avanza, fa capolino il terzo gerundio di queste ferie d’agosto, dopo Caliendo e Piercasinando: Ferdinando Adornato. Già comunista, poi editorialista del gruppo Espresso, poi nuovista con Alleanza Democratica, poi direttore di Liberal all’insaputa dei lettori, poi deputato forzista all’insaputa degli elettori, attualmente – mentre scriviamo – è casinista, degno approdo per un uomo che voleva cambiare il sistema ma poi il sistema ha cambiato lui. Ora s’aggira in questa compagnia della buona morte accompagnata da una colonna sonora fatta di rumori di ganasce, digrignar di mandibole, sferragliare di forchette, flebo, stampelle, protesi, cateteri e cinti erniari. E questo è quanto ci riserva l’avvenire, quando finalmente ci libereremo di B., forse per evitare che la gente si entusiasmi troppo.Rallegrano, nel frizzante quadro della politica italiana, la freschezza del dibattito e la reattività dei protagonisti, segnali tipici di una società giovane e proiettata al futuro. Casini incontra Bossi nel cortile di Montecitorio e giovanilmente lo saluta “Ehi, Umbertino!”. Quello risponde col gesto delle corna e l’altro – annotano i cronisti – sorride compiaciuto: poteva pure capitargli il dito medio, perché l’Umberto ormai conosce due sole risposte, entrambe digitali. Angelino Jolie proclama: “Sui princìpi non ci si astiene”. Infatti lui sui princìpi vota no. Renato Farina, il deputato-spione, difende appassionatamente Caliendo (sebbene Caliendo l’avesse pregato in ginocchio di non farlo) e lo rovina per sempre definendolo “uomo esemplare accompagnato da stima universale” (l’altro giorno, per dire, si parlava un gran bene di Caliendo in un igloo dell’Alaska). Molto lucido pure Cicchitto: riposto il cappuccio a causa del caldo, attribuisce il crollo del Pdl a un complotto di De Benedetti. Meno male che, a fare chiarezza, c’è il Pd. Bersani dice sì a un governo Tremonti, poi smentisce, poi Enrico Letta (non Gianni, che odia Tremonti) smentisce la smentita. Fioroni invoca “l’accordo col Terzo polo per vincere”. Livia Turco, sempre per vincere, vuole “offrire la candidatura a premier a Casini”. Scusate, ragazzi, ma perché non offrirla direttamente a B.? Capace che accetta. E con lui si vince facile.



Marco Travaglio, da ilfattoquotidiano.it

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