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Per il secondo giorno consecutivo, la polizia è intervenuta per sgomberare il palazzo
che, da anni, ospita centinaia di profughi eritrei, in via Curtatone a
Roma. Come era facile prevedere, considerate l'assenza di qualunque
proposta alternativa e l'irresponsabile latitanza dell'amministrazione
comunale, ne sono derivati feriti e violenze.
Nel
corso della mattinata, la situazione è stata molto tesa e ci sono stati
scontri. Si tenga presente che tra le persone sgomberate si trovano
numerosi anziani, donne, bambini e portatori di handicap e che tutti gli
eritrei sono titolari dello status di rifugiato o della protezione
internazionale.
Di
fronte a tutto ciò, la giunta comunale tace e si sottrae a qualunque
responsabilità: nessun suo rappresentate è presente mentre tutto ciò
accade e, dopo estenuanti trattative con la prefettura, la sola proposta
riguarda poche decine di posti.
Capisco che Sindaca e membri della giunta siano in tutt'altre faccende affaccendati,
presi dal rutilante carosello degli assessorati e dall'esaltazione
partitocratica del gioco delle nomine e delle deleghe, ma qualcuno deve
pur ricordare che queste centinaia di profughi sono, anche loro,
abitanti di Roma. E che quella politica per la casa, promessa dal Comune
e di cui non si è vista finora una minima traccia, deve riguardare
anche loro.
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