Dopo Merkel comincia l’Asta Italia: via Telecom

Eh sì perché in realtà l’acquirente spagnola ha ancora più debiti di Telecom, 50 miliardi contro 40, quindi non entra certo per fare investimenti, quelli in banda larga per esempio, ma per gestire il lucroso affare dello scorporo della rete. Però questo interessa poco ai capitan coniglio del capitalismo italiano che intanto hanno fatto cassa con 324 milioni. E tanti saluti al fatto che ormai il Paese è totalmente fuori dal settore strategico della telefonia ad eccezione di qualche società minore.
Ma naturalmente non ci si ferma qui: anche Finmeccanica si appresta a cedere l’Ansaldo Energia ai coreani e Sts e Breda agli americani, mentre Air France metterà a breve le mani su Alitalia per trasformarla in una piccola compagnia regionale, per non parlare dei cinesi che hanno avviato trattative su autostrade e altre opere pubbliche mentre anche la vecchia e gloriosa Eni è in odore di asta: far cassa, far cassa prima del disastro. E nel mezzo di tutto questo un sistema politico ormai patetico nella sua inadeguatezza vaneggia di crescita e di ripresa mentre si appresta a vendere tutto pur di non affogare nel deficit. E’ come quella scena del Giro del mondo in 80 giorni, quando Phileas Fogg cannibalizza il vascello che lo riporta in patria per avere qualcosa da bruciare nelle caldaie dei motori.
Il fatto è che la dottrina dell’austerità sposata fino al suicidio da un Parlamento in preda al delirio, non ci sono più risorse se non per l’ordinaria amministrazione e la Cassa depositi e prestiti non può fare altro che rompere il salvadanaio per i debiti correnti, senza alcuna possibilità strategica. Industria pubblica e anche privata addio e per quattro soldi, con tutte le conseguenze del caso: licenziamenti, delocalizzazioni, scomparsa di competenze, di sistemi, di indotto. Poi rimarranno solo i monumenti e peccato che non ci sia più il profetico Totò con la sua fontana di Trevi. Almeno era un napoletano di genio, mica un rimbambito.
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