sabato 14 settembre 2013

Cantù, achtung Idioten


 Anna Lombroso per il Simplicissimus
El ga avuo un momento de mona, è il modo veneziano per dire che a volte anche Omero sonnecchia, per indicare cioè qualcuno che ha compiuto una scelta dissennata, criticabile anche da parte chi gli vuol bene,  controproducente ed effettuata sull’onda di impulsi irrazionali.
Oggi lo sappiamo per certo: il sindaco di Cantù che, non solo ha permesso la manifestazione promossa da Forza Nuova e cui parteciperanno in folto numero delegazione dei partiti neo nazisti europei, ma ha addirittura deciso di presenziare in veste ufficiale, non ha avuto un momento de “mona” (organo femminile, nota del traduttore), ma probabilmente lo è, se rivendica che la sua  determinazione, a dir poco illegale più che improvvida,   è frutto di convinzioni profonde e radicate.
Peggio mi sento: l’uomo, chiamiamolo così, rivendica di avere agito secondo  coscienza.  “La mia, dice,  è una scelta di non violenza, di  distensione e non significa che io condivida le idee e i messaggi che verranno proposti durante quell’evento”.
Insomma si è ispirato a Gandhi,  Claudio Bizzozero, che definisce la sua una “scelta sconveniente” (ma io la chiamerei infame)  in linea con la sua militanza nel coordinamento comasco della pace.
 “Perché io, continua, sono un convinto democratico. Da sindaco, al di là delle mie idee che com’è noto sono diametralmente opposte a quelle di Forza Nuova, ho il dovere di garantire i principi della Costituzione. Andrò al Festival Boreal non per fare un saluto ma per dire, soprattutto a chi viene dall’estero, che sono ospiti di una città parte di una Repubblica che nel 1948 si è dotata di una Costituzione che garantisce a tutti di manifestare il loro pensiero riunendosi pacificamente e senza armi”.
Ne hanno fatti di danni i liberi  interpreti del libero pensiero di Voltaire: “Lo ripeto: proclama, sono un convinto democratico, e di conseguenza antifascista. Ma la libertà di pensiero,  va garantita a tutti.. e se mi mi imbarazza che un ex ministro della Repubblica (Calderoli) dica che Kyenge assomiglia a un orango, ma non per questo, pur non condividendo nulla del pensiero leghista, vieterò alla Lega di fare la sua festa a ottobre qui, nello stesso spazio che ho concesso a Forza Nuova. Vale il medesimo discorso”.
A una così supponente ignoranza di Gandhi come di Montesquieu, di Stuart Mill come di Bobbio,  ma anche  di storia e di diritto costituzionale, si dovrebbe rispondere solo con la richiesta di dimissioni e successiva incandidabilità, e con l’imposizione di ripetere la scuola dell’obbligo.
Ma non stupisce. In fondo, il sindaco di Cantù è un volto esemplare  prestato alle larghe intese:  eletto da una coalizione fotocopia di quella governativa, quindi incline, per indole più che per scelta, a quell’inciucio eufemisticamente chiamato pacificazione. Frutto dell’alimentazione forzata del più  becero stereotipo dei nostri giorni: il superamento delle categorie e delle ideologie destra e sinistra, smentito appunto proprio dall’evento che sponsorizza e che dimostra che la destra c’è, viva vegeta e nutrita da una folta pletora di imbecilli bipartisan. Affine al ceto dirigente del Pd, allegoricamente testimoniato da quel Violante che alterna la legittimazione dei ragazzi di Salò e dei condannati in Cassazione. E omogeneo con gli esponenti dell’altro partner, nonché padrone dell’alleanza di governo, laddove appunto spaccia per democratico e rispettoso della carta un comportamento fuori dalla legge, compresa quella morale: la militanza fascista, esplicita apologia di reato, così come l’evasione e la corruzione. Eh si, è proprio un uomo delle larghe intese, preda di quello stato confusionale indotto da anni di leggi ad personam, di oltraggi alla Carta, di golpismo e eclissi democratica, che ha stravolto i capisaldi dello stato di diritto, ridicolizzato la giustizia, favorito autoritarismo, razzismo, svuotamento del parlamentarismo e della rappresentanza.
Le esternazioni dello scolaretto asino gettano una luce inquietante sul periodico riaffacciarsi del partito dei sindaci, largamente rappresentato per ora da soggetti improvvisati, eredi degli sceriffi, amministratori inadeguati, assoggettati a poteri forti locali e non solo, al cui inventario di difetti e perversioni possiamo adesso aggiungere la pericolosa patologia del Bizzozero, quel grave offuscamento della coscienza, quel disorientamento spazio-temporale, quel disturbo della percezione, che lui chiama pacifismo, ma che – guarda un po’ – assomiglia da vicino al fascismo.

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