L’assemblea che si è tenuta domenica 8 settembre a Roma, convocata da Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky rappresenta un grande fatto politico.
Innanzitutto
perché è perfettamente riuscita e questo ci dice della volontà di
ripartenza che vi è in quel popolo della sinistra che vuole cambiare le
cose. In Italia vi sono le energie morali e politiche per riaprire un percorso di alternativa, di chi non si rassegna allo stato di cose presente.
In secondo luogo perché la convocazione della manifestazione del 12 di ottobre per la Costituzione
e per il lavoro e il percorso di preparazione della stessa saranno un
grande fatto democratico e di mobilitazione popolare. Il vero disastro
dell’Italia non sta solo nella protervia berlusconiana o nella
sciagurata azione dei governi di unità nazionale. Il vero disastro sta
nella rabbia e nella insoddisfazione popolare che però non trovano punti di sbocco collettivo. Il disagio
del paese oggi si esprime più in rabbie individuali, in solitudini
impotenti che in una risposta collettiva. La manifestazione del 12, il
percorso di mobilitazione precedente e quello che inevitabilmente si
aprirà dopo il 12 costituiscono invece la possibilità di costruire un
grande movimento democratico di risposta collettiva all’attacco alla
democrazia e ai diritti sociali. La possibilità di passare dall’Io al
Noi è inscritta nelle proposte dell’assemblea di ieri e costituisce un
enorme fatto politico che ci riavvicina alle mobilitazione degli altri
popoli europei.
In terzo luogo l’aver legato la questione della difesa e dell’applicazione della Costituzione
con le questioni del lavoro è decisivo. Oggi l’applicazione delle
politiche neoliberiste stanno mettendo in discussione tutti i livelli di
civiltà conquistati nel dopoguerra in Europa: il welfare,
il sindacato e i diritti dei lavoratori, la democrazia. Le politiche di
austerità lungi dal farci uscire dalla crisi la stanno aggravando e ne
scaricano i costi sulle masse popolari. Questo attacco viene condotto
congiuntamente da centrodestra e centrosinistra e i governi Monti e Letta
ne sono la plastica dimostrazione. Non si tratta solo di un fatto
italiano. Tutte le peggiori decisioni assunte a livello europeo, dal
trattato di Maastricht al Fiscal Compact sono state assunte insieme da
popolari e socialisti. Se poi facciamo mente locale sul fatto che i
leader che principalmente vogliono sferrare un attacco alla Siria sono il Democratico Obama e il socialista Hollande, il quadro è completo. Occorre evidentemente costruire una alternativa culturale
e politica al centrodestra quanto al centrosinistra e solo tenendo
insieme questione sociale e questione democratica è possibile rovesciare
queste politiche e difendere i diritti sociali come la democrazia. Il
rischio che abbiamo è infatti che sotto l’attacco devastante ai diritti sociali
e del lavoro la questione della democrazia venga vista come una cosa
secondaria da vasti strati sociali. Una specie di lusso di cui non val
la pena occuparsi. Addirittura vi è il rischio che ipotesi
presidenzialiste e populiste possano incontrare a livello di massa il
diffusissimo sentimento di repulsa per la politica. Mettere in
discussione le politiche neoliberiste sia sul piano dei loro effetti
sociali, sia sul piano della difesa della democrazia e della
partecipazione è quindi la strada giusta: La via maestra.
Da ultimo l’assemblea e il percorso proposto apre anche la strada e la speranza per la costruzione di uno spazio pubblico di sinistra.
Dentro il regno del bipolarismo e delle politiche neoliberiste, Rodotà
ha giustamente denunciato il vuoto della politica. Questo vuoto va
riempito e noi proponiamo di farlo evitando di ripercorrere gli errori
del passato. Non ha funzionato la Federazione della Sinistra così come
non ha funzionato Rivoluzione Civile: Non funzionano le ambiguità nel
rapporto con il centro sinistra e i patti di vertice a cui siamo stati
costretti. Non si tratta quindi di fare un nuovo partito o di mettere
insieme gli attuali gruppi dirigenti: si tratta di dar vita ad un spazio
pubblico della sinistra basato sul principio della democrazia e della
partecipazione, in cui, a partire da un comune progetto politico e da
regole condivise, si possa ricostruire una comunità di dibattito e di
azione civile, culturale e politica. Si tratta di coinvolgere le
centinaia di migliaia di uomini e donne di sinistra che oggi in Italia
sono alla ricerca di un punto di riferimento politico. Una ricostruzione
dal basso che può essere il valore aggiunto prodotto dal percorso di
mobilitazione deciso ieri e che vede nella serietà e nell’autorevolezza
delle persone che hanno convocato l’assemblea un fattore non secondario
di speranza.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua