In Italia quando si indica una via, al netto degli stradari, il
terrore corre sul filo perché generalmente a farla da padrone sono le
vie sbagliate. Quelle di mezzo o di compromesso (quasi sempre al
ribasso),quelle di Damasco dette anche "di ravvedimento", quelle terze
contraddistinte dal fatto che hanno sempre un punto di partenza e mai di
approdo.
Difficilmente in Italia quando si indica una via, si
indica un percorso netto, definito, reso riconoscibile da una precisa
segnaletica che descrive la natura delle cose e la loro finalità. Io
penso che gli italiani, anticamente fondatori del decumano, abbiano
fondamentalmente perso il senso dell’orizzontalità e della verticalità,
diversamente non si spiega il motivo per il quale deleghino il loro
destino ad improbabili uomini della provvidenza che a seconda delle
urla, degli accenti toscaneggianti, della capacità di mettere in lirica i
progetti politici, diventano i fari illuminanti delle magnifiche sorti
progressive della nostra nazione.
E questa è una cosa triste
perché allude (neanche troppo velatamente) all’assenza di valori di
fondo su cui incardinare il concetto di democrazia. D’altra parte, un
trentennio politicamente speso nella cancellazione delle ideologie, non
poteva che far precipitare il paese dentro alla tragedia greca in cui
l’attrezzista di turno ha l’obbligo di calare sul proscenio il deus ex
machina per risolvere i casini del genere umano…
Il 12 ottobre di
quest’anno cinque originali che recano i nomi di Carlassare, Ciotti,
Landini, Rodotà e Zagrelbesky hanno promosso una manifestazione in
difesa della Costituzione (altresì chiamata “via Maestra”) ed in
particolar modo a tutela dell’articolo “gendarme” della nostra Carta
Costituzionale: il 138. Sti cinque originali, muniti del corretto
stradario dell’italica penisola, s’incaricheranno d’indicare il percorso
giusto per ricondurre le pecorelle smarrite all’ovile della democrazia
nata dalla Resistenza incrociando però altri originali che la via
Maestra non l’hanno mai abbandonata e che per questa ragione hanno nel
tempo pagato il (salato) prezzo di leggi elettorali assassine e di
riforme istituzionali deliranti. Tra questi secondi compaiono i
comunisti e fra questi i rifondatori e le rifondatrici comuniste.
Dovendo
assumere l’idea della via Maestra così indicata: “Via Maestra” (perché i
segnali stradali, come diceva un noto urbanista, devono essere a prova
di cretino), mi sono chiesta con quale specifico spirito mi sarei
ricondotta ad una manifestazione tanto ovvia nei suoi presupposti quanto
importante e dirimente nelle sue finalità e me lo sono chiesta perché
se da rifondatrice io non do questa risposta, sento di non appartenere
realmente a questa mobilitazione. C’è chi, ritenendo di semplificarmi la
vita, ha pensato di suggerirmi la lettura della piattaforma di
convocazione del 12. L’ho letta: non mi piace, ma condivido le sue
finalità.Non mi piace perché è generica, perché prende atto di una fase,
ma non dice cosa ne sarà dei partecipanti il 13 ottobre. In estrema
sintesi, dire che è propulsiva è giusto, dire che non è particolarmente
propositiva anche...Almeno a mio umile avviso.
Al netto di queste
considerazioni quindi ho bisogno di dire (ed a voce alta) perché io da
comunista rifondatrice parteciperò e convintamente alla manifestazione
del 12 ottobre.
Primo “perché”:
La
nostra Costituzione è rigida ed è garantita sia da una procedura di
revisione aggravata (quella indicata dal famigerato art 138) sia dal
controllo di costituzionalità della Corte. La nostra Costituzione è
rigida perché le madri ed i padri costituenti volevano arginare le
derive dittatoriali della nostra Repubblica nata sotto le macerie della
seconda guerra mondiale e del nazifascismo.
Il che dovrebbe farci
riflettere molto sulle derive presidenzialiste che la nostra Repubblica
rischia in mano ai 40 disgraziati che stanno ( nelle segrete stanze)
riscrivendo la Carta Costituzionale. Se le madri ed i padri costituenti
avevano investito tanto sul sistema parlamentare bicamerale e sulla
rigidità del testo costituzionale qualche ragione dovevano pure averla
ed infatti…
Secondo “perché”:
La
nostra Costituzione rappresenta un unicum giuridico tra le costituzioni
dei paesi occidentali per il carattere sociale che l’azione dei
comunisti e dei socialisti vi impressero. Diversamente negli altri paesi
occidentali prevalsero costituzioni liberaldemocratiche (penso alla
Francia ed alla Germania federale).
Secondo “perché bis”.
SLa
nostra Costituzione ha carattere sociale perché data la sua
formulazione, fa del nostro paese, l’unico paese repubblicano europeo
“fondato sul lavoro”. A rafforzare questo va detto che gli agenti del
capitale non a caso hanno puntato a smantellare tutte le costruzioni
giuridiche che la lotta di classe aveva conquistato, attaccando
parallelamente ed a più riprese la legislazione sul lavoro e
permanentemente la legge fondamentale dello Stato ossia la Carta
Costituzionale.
…Indi per cui e tornando al primo “perché”…
…Se
è vero che la nostra Costituzione è una costituzione sociale, la nostra
Costituzione deve essere difesa e prima di tutto deve essere difeso il
suo articolo 138 ossia quello messo a presidio della sua modificabilità.
Nelle
pregevolezze del testo approvato dall’Assemblea Costituente, mi pare
anche sensato segnalare da comunista il principio messo a fondamento del
diritto pubblico dal testo approvato nel 47 che ha la sua base teorica
nella sovranità popolare. Altrimenti il 12 vado a Roma e se mi trovo di
fianco un esponente del comitato acqua pubblica so latamente perché sto
manifestando con lui ( o lei): manifesto con lui o con lei perché a noi
hanno scippato il fondamento del diritto pubblico costituzionalmente
garantito ossia quello della sovranità popolare.
Mi
piacerebbe infine che la mia riflessione fosse corrisposta da altre
riflessioni fatte in altri ambiti e peculiarmente quelli che non
vogliono “i partiti” in mezzo alle scatole.
Al di là
dell’insensatezza di questa richiesta vi è un tema stringentemente
connesso alla questione costituzionale su cui è venuto il momento di
fare chiarezza pena l’impoverimento politico culturale del Paese(con
relativo indebolimento dei suoi anticorpi alle derive autoritarie) .La
Carta Costituzionale riconosce il ruolo dei partiti: se difendiamo il
suo articolo 138, dobbiamo scendere in piazza con lo spirito di
promuovere una riflessione non di reciproca tolleranza sulle coesistenze
di questo nuovo(speriamo!) movimento resistente, ma sulla natura dello
stesso.
I partiti non si chiamano così per caso: si
chiamano“partiti” perché “parteggiano” ossia rappresentano delle idee di
parte.Il problema semmai è che ci sono e sono stati partiti, nati e
cresciuti per essere il contrario della loro ragione sociale e che hanno
affossato le idee per assecondare un sistema di potere che spesso e
volentieri è degenerato nella corruzione. Da qui il disastro sociale e
democratico del nostro paese. Per questi ragioni chi manifesta il 12 ed è
allergico alle bandiere di partito dovrebbe cercare di forzare il suo
sdegno approfondendo i perché dello sdegno e gettando le basi
costituenti per consolidare la massa critica attorno alla tutela del
sacro testo costituzionale. Altrimenti constato un’incoerenza di fondo
non ripianabile ed un infragilimento di un fronte che viceversa può e
deve essere ampio, solido e solidale. Siccome la posta in gioco è la
Costituzione italiana, direi che meno miniamo le basi di opportune
convergenze e meglio è.
Nella piattaforma si parla di “una grande
forza politica e civile latente nella società” e dunque viene da
chiedersi perché sia latente e non esplicitata. Io penso che una
naturale e santa alleanza tra mondi politici strutturati e non
strutturati in tutela della Costituzione possa ricomporre una sinistra
frammentata e d’altra parte rappresentare in maniera soddisfacente
quella parte di paese cui è stata tolta la voce in questi anni.
Per
questo, non soltanto da comunista, ma anche da comunista rifondatrice
auspico che la manifestazione riesca e riesca bene, ma che subito dopo
si fissino ulteriori e definiti obiettivi per realizzare unf ronte
antagonista alle forze che da tempo sono all’opera per toglierci l
’ultimo presidio della democrazia non casualmente nata dalla Resistenza e
dalla lotta antifascista: la Costituzione italiana.
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