A quarant'anni dal golpe cileno la storia degli operai dell'Ansaldo di
Genova che sabotarono i locomotori ordinati da Pinochet.
di Ludovica
Schiaroli, http://popoff.globalist.it
"Cento chilometri, non uno di più. Mandammo quei locomotori in
Cile e si ruppero tutti, uno dopo l'altro". Massimo Bisca, oggi
presidente provinciale dell'ANPI genovese, nel 1973 era un operaio
all'Ansaldo di Campi, sezione Trasporti ed è con un po' di emozione che
ricorda come operai, parte della dirigenza aziendale e i lavoratori del
porto boicottarono i locomotori ordinati da Pinochet.
In realtà i locomotori erano stati ordinati qualche anno prima dal governo socialista di Allende, il contratto era stato firmato e la produzione in fabbrica era già iniziata quando avviene il golpe. La gioia di lavorare per la neonata democrazia cilena si tramuta in rabbia, nessuno vuole continuare a produrre i locomotori che ora andranno a Pinochet. Contemporaneamente in città viene organizzata una manifestazione contro Pinochet, alla quale partecipano anche i lavoratori Ansaldo, che a questo punto devono trovare il modo per rispettare il contratto senza pagare penali.
"Fu così che decidemmo di utilizzare lo stesso sistema che usavano i nostri compagni durante la guerra per sabotare la produzione bellica dei tedeschi. I locomotori venivano costruiti come da disegno e progetto, ma usando le tolleranze in modo particolare, i pezzi sembravano perfetti ma erano accoppiati in modo tale che ad un certo punto si bloccavano".
Decisa la strategia viene messa al corrente anche parte della direzione aziendale. Quando tutto è pronto, tramite il sindacato vengono avvisati i lavoratori del porto, e inspiegabilmente, c'è sempre qualche problema che ne ritarda la spedizione. "Quando alla fine furono consegnati, fecero poca strada: dopo cento chilometri uno dopo l'altro grippavano", ricorda Bisca.
Da Pinochet comunque non arrivò mai nessuna lamentela. Il contratto era stato onorato, i locomotori erano arrivati e sembravano perfetti... a parte per un piccolo dettaglio: erano ad orologeria.
In realtà i locomotori erano stati ordinati qualche anno prima dal governo socialista di Allende, il contratto era stato firmato e la produzione in fabbrica era già iniziata quando avviene il golpe. La gioia di lavorare per la neonata democrazia cilena si tramuta in rabbia, nessuno vuole continuare a produrre i locomotori che ora andranno a Pinochet. Contemporaneamente in città viene organizzata una manifestazione contro Pinochet, alla quale partecipano anche i lavoratori Ansaldo, che a questo punto devono trovare il modo per rispettare il contratto senza pagare penali.
"Fu così che decidemmo di utilizzare lo stesso sistema che usavano i nostri compagni durante la guerra per sabotare la produzione bellica dei tedeschi. I locomotori venivano costruiti come da disegno e progetto, ma usando le tolleranze in modo particolare, i pezzi sembravano perfetti ma erano accoppiati in modo tale che ad un certo punto si bloccavano".
Decisa la strategia viene messa al corrente anche parte della direzione aziendale. Quando tutto è pronto, tramite il sindacato vengono avvisati i lavoratori del porto, e inspiegabilmente, c'è sempre qualche problema che ne ritarda la spedizione. "Quando alla fine furono consegnati, fecero poca strada: dopo cento chilometri uno dopo l'altro grippavano", ricorda Bisca.
Da Pinochet comunque non arrivò mai nessuna lamentela. Il contratto era stato onorato, i locomotori erano arrivati e sembravano perfetti... a parte per un piccolo dettaglio: erano ad orologeria.
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