Per
rispondere a questa domanda non bisogna andare a leggere il famigerato
“contratto” ma piuttosto quelle che sono le dichiarazioni del
neo-ministro dell’economia Tria che sarà colui che effettivamente dirà
cosa si può fare e soprattutto come.
In questo senso sono emblematiche le cose che ha detto negli ultimi giorni che svelano in pieno il carattere anti-popolare di questo esecutivo.
In questo senso sono emblematiche le cose che ha detto negli ultimi giorni che svelano in pieno il carattere anti-popolare di questo esecutivo.
«[…]
ritengo che in Italia si debba riequilibrare il peso relativo delle
imposte dirette e di quelle indirette spostando gettito dalle prime alle
seconde. Si tratta di una scelta di policy sostenuta da molto tempo
anche dalle raccomandazioni europee e dell’Ocse perché favorevole alla
crescita e non si capisce perché non si possa approfittare
dell’introduzione di un sistema di flat tax per attuare un’operazione
vantaggiosa nel suo complesso»
In
pratica afferma che per diminuire le tasse e dare applicazione alla
Flat-Tax bisogna aumentare l’IVA. Ciò vuol dire che per coloro che hanno
un reddito come il mio, che si aggira sui 1.400,00 euro mensili, il
danno è doppio. Il primo danno è che non pagherò meno tasse perché
grazie a detrazioni e bonus il mio reddito già rientra in quella che nei
programmi del governo è l’aliquota più bassa. Il secondo e più
consistente sta nel fatto che il mio reddito, ad esclusione delle spese
per il fitto di casa, va tutto in consumi ed è quindi soggetto ad Iva.
Nello specifico parliamo dell’80% di ciò che guadagno.
Al
contrario per i ricchi una riforma di questo tipo è doppiamente
vantaggiosa. Andranno a pagare molto meno tasse e contemporaneamente,
poiché spendono una percentuale bassa del loro reddito in consumi,
l’aumento dell’Iva inciderà molto poco.
Coloro che hanno redditi alti, infatti, per quanto conducano una vita lussuosa a differenza di quelli che appartengono alle classi popolari, non spendono tutto ciò che guadagnano, ma accumulano le loro ricchezze. Queste ricchezze raramente vengono impiegate in attività produttive, ma quasi sempre sempre vengono investite in ambito finanziario, dove già godono di una fiscalità di vantaggio.
Coloro che hanno redditi alti, infatti, per quanto conducano una vita lussuosa a differenza di quelli che appartengono alle classi popolari, non spendono tutto ciò che guadagnano, ma accumulano le loro ricchezze. Queste ricchezze raramente vengono impiegate in attività produttive, ma quasi sempre sempre vengono investite in ambito finanziario, dove già godono di una fiscalità di vantaggio.
I ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
L’aumento
delle disuguaglianze che è il fenomeno caratteristico di quest’epoca è
che è alla base della crisi che stiamo vivendo non solo non viene
intaccato, ma addirittura aggravato.
Ma
in questa dichiarazione implicitamente è descritto anche il modello
economico e produttivo che hanno in mente e come pensano di ottenere la
famigerata crescita.
La crescita la puoi ottenere solo in due modi: aumentando i consumi e/o aumentando le esportazioni.
Ora
è evidente che se si alza l’IVA i consumi diminuiscono e quindi non è
su questo versante che pensano di agire. Se merci e servizi costano di
più, uno come me è costretto a comprarne di meno, si abbassa la domanda
interna e la produzione cala.
Di
conseguenza ciò significa che loro immaginano di aumentare l’export; ma
per aumentare le esportazioni l’unico modo è essere competitivi sui
mercati internazionali. Per essere competitivi, bisogna diminuire i
prezzi di merci e servizi e per farlo c’è un solo modo: ovvero abbassare
i salari, sia nella loro componente diretta che in quella indiretta. In
pratica le aziende devono poter pagare meno i propri dipendenti e/o
pagare meno tasse, ma per pagare meno tasse non c’è altra strada che
tagliare la spesa sociale.
Nei
loro piani, per ottenere la crescita, le nostre condizioni di vita e di
lavoro devono necessariamente peggiorare rispetto al presente .
Probabilmente è per questo che si sono definiti il governo del cambiamento.
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