La stampa imboccata
dalle questure voleva il sangue, e non lo ha avuto. Nonostante i titoli
terroristici e allarmistici del 99% della (dis)informazione – non si
sono salvati neanche i media ‘progressisti’ - decine di migliaia di
persone hanno sfilato ieri nel centro di Roma, sfidando un clima
terroristico e una città svuotata e blindata. E così molti giornalisti –
ignoranti e prevenuti, oltre che pagati per inventare la notizia quando
la notizia non c’è – hanno incentrato i loro pezzi, le loro cronache su
alcuni episodi, facendoli diventare il centro della loro cronaca a
scapito di tutto il resto. Cancellati decine di migliaia di volti e di
ragioni, le rivendicazioni, le provenienze, le identità politiche e
sociali di chi è venuto a Roma. Se non ci fossero stati i petardi
davanti ai ministeri a fornire argomenti ai cronisti il corteo sarebbe
scomparso dalle prime pagine e dalle home page, relegato nella cronaca
locale.
Ma
un episodio è in parte sfuggito, nella sua gravità, ai pure ‘attenti’
inviati della stampa di regime. Il fatto che alcune decine di squadristi
di Casa Pound, caschi in testa e mazze alla mano, siano usciti dal loro
covo di Via Napoleone III e si siano avvicinati minacciosi al corteo,
senza che le cosiddette forze dell’ordine presenti in forze – ben 4000
gli uomini in divisa mobilitati ieri nella capitale – siano intervenute
per bloccare la provocazione. Anzi, alcune istantanee e alcuni video
immortalano i capi del movimento ‘né di destra né di sinistra’ ma
neofascista intenti in conversazioni assai amichevoli ed intime con gli
esponenti dei reparti mobili schierati in piazza. D'altronde gli
estremisti di destra erano stati lasciati gentilmente passare oltre il
cordone di polizia e i blindati, e poi quando i manifestanti hanno
cominciato a rendersi conto di quanto stava accadendo un cordone di
celerini in tenuta antisommossa è stato prontamente schierato a difesa
dei colleghi senza divisa.
Solo quando un gruppo di manifestanti ha
cercato di allontanare i provocatori - lanciando qualche bottiglietta
d’acqua e altri oggetti rimediati alla bisogna contro la squadraccia – i
celerini sono intervenuti e hanno rimandato indietro gli uomini di
Iannone.
Naturalmente per
molti giornali e tv si è trattato di uno scontro ‘tra opposti
estremismi’ evitato solo grazie ‘al pronto intervento della Polizia’.
Poco importa che le fantasiose ricostruzioni contenute negli articoletti
di anonimi cronisti vengano poi smentite dai video pubblicati dalle
stesse testate. Evidentemente si spera che chi legge gli articoli non
guardi anche i video, e viceversa...
Nei
giorni scorsi anche i media italiani sono stati costretti ad occuparsi
diffusamente delle attività violente, criminali e omicide degli
squadristi di Alba Dorata. Hanno dovuto farlo solo dopo l'omicidio del
rapper Pavlos Fyssas e la decisione da parte delle autorità elleniche di
decapitare il movimento neonazista e di rivelare ai disattenti cronisti
le responsabilità di quelli che alcuni frequentatori dei social
network, a volte sprovveduti ma più spesso fan dei camerati greci,
continuano a definire innocenti 'vittime del sistema'. In Italia la
compiacenza e la tolleranza di forze dell'ordine e media nei confronti
dei gruppuscoli squadristi invece non è stata ancora scalfita. E quindi
nei brevi resoconti della stampa ‘democratica’ un gruppo di picchiatori
che inneggiano ad Hitler e a Mussolini sono l’equivalente di un corteo
di 70 mila persone – sfrattati, occupanti di case, No Tav, No Muos, No
Expo, lavoratori, studenti, migranti, famiglie – che scendono in piazza
per difendere i diritti attaccati dal governo Letta e dall’Unione
Europea.
Ieri pomeriggio, passando davanti al luogo dove poco prima
l'intervento del servizio d'ordine aveva respinto la provocazione dei
'fascisti del terzo millennio', alcuni spezzoni di manifestanti
cantavano un slogan che spiega molto di più di lunghe e complesse
analisi: "siete i servi delle larghe intese, fuori i fascisti dal
paese".
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