Due logiche incompatibili si affrontano oggi in Europa (e nel mondo): la logica di una società ricca di saperi, di competenze, di risorse – e la logica finanziaria che ha bisogno di distruggere risorse saperi e servizi sociali per poterne accumulare il valore sotto forma di astrazione monetaria.
Ecco allora la potenza della tecnologia, che permette di liberare tempo dal lavoro per destinarlo alla cura e all’educazione, trasformata nella maledizione della disoccupazione e della miseria.
Ecco allora che per aumentare il valore delle azioni bancarie si deve aumentare lo sfruttamento, il tempo di lavoro, e ridurre le spese per l’educazione e la sanità.
Il sistema politico non può nulla contro la devastazione finanzista. La democrazia è stata cancellata perché, come dice Mario Draghi, Sommo Sacerdote della Teologia finanzista, il patto di stabilità procede con il pilota automatico.
Soltanto una sollevazione generale, che non si limiti a riempire le piazze per un giorno, ma che occupi in maniera permanente la vita quotidiana, può liberare la società dalla trappola del finanzismo.
La sollevazione non è un’azione militare, e neppure una ribellione momentanea, ma il dispiegamento della corporeità sociale, il rifiuto permanente di pagare un debito che non abbiamo contratto, l’autonomia delle forme di vita di sapere e di produzione.
Un’evoluzione violenta del movimento anticapitalista oggi sarebbe poco intelligente, perché nessuno crede alla possibilità di sconfiggere le forze armate degli stati, ultimo residuo del loro potere nazionale. In alcuni casi abbiamo assistito e assisteremo a massicce esplosioni di violenza precaria,come nelle quattro notti di rabbia dell’agosto 2011 in Inghilterra. Non dobbiamo criminalizzarle né dobbiamo stupircene. La violenza sistematica del finanzismo comprime il corpo sociale, generazioni intere si vedono promesse a un futuro di miseria e di schiavismo, il cinismo della classe dominante è ripugnante: fenomeni di esplosione psicotica sono del tutto comprensibili. La sollevazione non li giudica,ma li cura, ricostituendo le condizioni per la solidarietà del corpo sociale per l’insolvenza di massa e per l’autonomia della società dal dominio del capitale finanziario.
Nel 2011 il lavoro precario e cognitivo si ribellò: dalla rivolta degli studenti londinesi all’acampada spagnola all’occupazione di Wall Street alla rivoluzione tunisina ed egiziana parve che la sollevazione potesse fermare l’offensiva del sistema bancario.
Era l’inizio di una sollevazione che intendeva restituire solidarietà alla vita quotidiana e corporeità all’intelletto generale. La rivolta non seppe allora trasformarsi in un processo costante, l’intelletto generale precarizzato non riuscì a ricomporre la sua corporeità, e la società entrò in una fase di depressione da cui non è ancora uscita.
Da Roma 19-O viene un appello alle forze del lavoro precario e cognitivo perché insieme si possa uscire dalla depressione e si possa iniziare un moto persistente di insolvenza e di autorganizzazione.
Fiaccata dall’attacco finanzista l’Unione europea è un morto che cammina.
Un sentimento di rancore impotente si esprime in forme di nazionalismo e di razzismo. Il Mediterraneo trasformato in una fossa comune, e campi di concentramento razziali in ogni territorio dell’Unione. Alba Dorata in Grecia,il riemergente conflitto tra nazionalismo e indipendentismo in Spagna, la dittatura e il razzismo in Ungheria, l’ascesa del Front National che si presenta come forza di maggioranza in Francia.
La Banca Centrale Europea sta consegnando ai nazionalisti il governo del paese senza il quale Europa non significa niente. Il patto di pace tra francesi e tedeschi si sta sgretolando e crollerà quando il Fronte nazionale sarà partito di maggioranza. A quel punto l’agonia dell’Unione lascerà il posto alla guerra civile.
L’Italia è rimasta marginale nel movimento del 2011, perché molti ingenui credevano che il problema fosse riducibile al potere di un vecchio caimano mafioso. Ma ora che il vecchio mafioso pare messo in condizione di non nuocere, nulla cambia se non in peggio, e la società si trova in una stretta ogni giorno più soffocante.
La sollevazione europea può ripartire da Roma, se sapremo evitare che l’appuntamento di sabato 19 ottobre si trasformi in una fiammata rabbiosa e senza continuità, se sapremo evitare una trappola cui potrebbe seguire depressione e disgregazione, se sapremo trasferire l’energia di un giorno in un processo diffuso e permanente di autonomia solidale.
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