"Le
previsioni di Saccomanni sono analoghe a quelle del mago Otelma”. E’
particolarmente corrosiva la reazione di Elio Lannutti e Rosario
Trefiletti. I due presidenti di Adusbef e Federconsumatori contestano le
valutazioni sulla prospettiva dello spread, che secondo il ministro
dell’Economia dovrebbe attestarsi a 100 punti nel 2017. Come dargli
torto?
Mentono sapendo di mentire
E’ da un po’ che Saccomanni si esercita nell’arte divinatoria. E prima di lui nell’ordine Draghi e Monti, che parlarono di una ripresa tra il 2012 e il 2013. E ora il Governo ci viene a raccontare che “quasi quasi” ce la facciamo, mancando di aggiungere, però, che serve ancora austerity e, soprattutto riforme. Peccato che l’austerity è, a questo punto, inversamente proporzionale alla ripresa economica. Questo dicono i numeri quando mettono in evidenza il ruolo determinante che potrebbe avere la ripresa dei consumi per l'aumento del Pil. Il quadro è complesso. E dentro c’è anche il ruolo della Germania e il contesto europeo. Ma i “professori” si guardano bene dal sondare questi fattori in tutti i suoi aspetti. E così si torna a battere il tasto di una inversione di tendenza del pil, che dal meno 1,8% a chiusura del 2013, dovrebbe crescere dell’1%. Insufficiente per tutto, quindi, per l’occupazione, per i redditi e per la riapertura dei rubinetti del credito.
Il vero obiettivo del Governo? Il costo del lavoro
Perché Saccomanni si mette sotto i piedi quel minimo di credibilità vestendo i panni del mago Otelma? Semplice, perché deve creare il “clima giusto” per andare avanti su riforme e austerity. Il vero obiettivo è il costo del lavoro che deve scendere di una misura tra il 20 e il 30% rispetto all’inizio della crisi. Fino ad ora il “lavoro sporco” è stato fatto a metà. E allora bisogna usare i soliti “totem” per spingere gli italiani alla mattanza. E uno di questi è sicuramente lo spread. "Se il ministro dell'Economia e' sicuro di una riduzione cosi' importante dello spread per la tenuta dei conti pubblici, perche' non le ha inserite nel Def", si domandano Lannutti e Trefiletti. "Siamo addolorati, ed anche un po' stufi - aggiungono - di non poter condividere l'ottimismo profuso a piene mani dal ministro dell'Economia, sia sulla ripresa economica e l'uscita dal tunnel della crisi, con i poveri raddoppiati a quasi cinque milioni, che su una legge di stabilita' che stabilizza gli esclusivi interessi delle banche senza tagliare la pressione fiscale, le cui annesse tabelle indicano 7,2 miliardi di nuove impostee solo 4,2 miliardi di minori spese, quindi 3 miliardi di tasse in piu'". "Adusbef e Federconsumatori - concludono - che non vedono alcuna uscita dell'Italia dal tunnel della crisi, nonostante si tenda a propinare ottimismo con la celebrazione odierna della 'giornata del risparmio' che non c'e' piu', erosa da tasse, aumenti e balzelli, pronte a rivedere le proprie posizioni quando si invertira' il trend negativo dei disoccupati, con i drammatici dati del 40% dei giovani che non trovano lavoro costretti ad emigrare in terre lontane, come i loro bisnonni".
Mentono sapendo di mentire
E’ da un po’ che Saccomanni si esercita nell’arte divinatoria. E prima di lui nell’ordine Draghi e Monti, che parlarono di una ripresa tra il 2012 e il 2013. E ora il Governo ci viene a raccontare che “quasi quasi” ce la facciamo, mancando di aggiungere, però, che serve ancora austerity e, soprattutto riforme. Peccato che l’austerity è, a questo punto, inversamente proporzionale alla ripresa economica. Questo dicono i numeri quando mettono in evidenza il ruolo determinante che potrebbe avere la ripresa dei consumi per l'aumento del Pil. Il quadro è complesso. E dentro c’è anche il ruolo della Germania e il contesto europeo. Ma i “professori” si guardano bene dal sondare questi fattori in tutti i suoi aspetti. E così si torna a battere il tasto di una inversione di tendenza del pil, che dal meno 1,8% a chiusura del 2013, dovrebbe crescere dell’1%. Insufficiente per tutto, quindi, per l’occupazione, per i redditi e per la riapertura dei rubinetti del credito.
Il vero obiettivo del Governo? Il costo del lavoro
Perché Saccomanni si mette sotto i piedi quel minimo di credibilità vestendo i panni del mago Otelma? Semplice, perché deve creare il “clima giusto” per andare avanti su riforme e austerity. Il vero obiettivo è il costo del lavoro che deve scendere di una misura tra il 20 e il 30% rispetto all’inizio della crisi. Fino ad ora il “lavoro sporco” è stato fatto a metà. E allora bisogna usare i soliti “totem” per spingere gli italiani alla mattanza. E uno di questi è sicuramente lo spread. "Se il ministro dell'Economia e' sicuro di una riduzione cosi' importante dello spread per la tenuta dei conti pubblici, perche' non le ha inserite nel Def", si domandano Lannutti e Trefiletti. "Siamo addolorati, ed anche un po' stufi - aggiungono - di non poter condividere l'ottimismo profuso a piene mani dal ministro dell'Economia, sia sulla ripresa economica e l'uscita dal tunnel della crisi, con i poveri raddoppiati a quasi cinque milioni, che su una legge di stabilita' che stabilizza gli esclusivi interessi delle banche senza tagliare la pressione fiscale, le cui annesse tabelle indicano 7,2 miliardi di nuove impostee solo 4,2 miliardi di minori spese, quindi 3 miliardi di tasse in piu'". "Adusbef e Federconsumatori - concludono - che non vedono alcuna uscita dell'Italia dal tunnel della crisi, nonostante si tenda a propinare ottimismo con la celebrazione odierna della 'giornata del risparmio' che non c'e' piu', erosa da tasse, aumenti e balzelli, pronte a rivedere le proprie posizioni quando si invertira' il trend negativo dei disoccupati, con i drammatici dati del 40% dei giovani che non trovano lavoro costretti ad emigrare in terre lontane, come i loro bisnonni".
Industria ai minimi di redditività
Del resto, l'industria italiana si trova ai minimi storici per redditivita': il margine operativo lordo (Mol) quest'anno sara' mediamente del 6,7%, la redditivita' della gestione caratteristica (Roi) e' al 3,3%, la redditivita' del capitale proprio (Roe) si trova all'1,3% medio. Questo dicono i dati del rapporto sui settori industriali di Prometeia e Intesa Sanpaolo, basato su un campione di imprese manifatturiere. Ma non è finita qui perché nel quadro europeo, come racconta il Wsj, c’è una situazione per cui l’alto grado di sviluppo della Germania, basato quasi interamente sulle esportazioni, sta compromettendo fortemente le performance economiche degli altri paesi. Come se non bastasse, l’euro forte sul dollaro praticamente non fa altro che bruciare tutti i piccoli vantaggi conquistati sull’arretramento dello spread. Questo bisognerebbe rispondere ad Otelma-Saccomanni. E bisognerebbe anche ricordargli che il nodo del credito potrebbe anche aggravarsi con l’entrata in vigore della supervisione della Banca centrale europea che intende introdurre parametri uguali, se non più stringenti, a quelli di Ginevra 3.
Del resto, l'industria italiana si trova ai minimi storici per redditivita': il margine operativo lordo (Mol) quest'anno sara' mediamente del 6,7%, la redditivita' della gestione caratteristica (Roi) e' al 3,3%, la redditivita' del capitale proprio (Roe) si trova all'1,3% medio. Questo dicono i dati del rapporto sui settori industriali di Prometeia e Intesa Sanpaolo, basato su un campione di imprese manifatturiere. Ma non è finita qui perché nel quadro europeo, come racconta il Wsj, c’è una situazione per cui l’alto grado di sviluppo della Germania, basato quasi interamente sulle esportazioni, sta compromettendo fortemente le performance economiche degli altri paesi. Come se non bastasse, l’euro forte sul dollaro praticamente non fa altro che bruciare tutti i piccoli vantaggi conquistati sull’arretramento dello spread. Questo bisognerebbe rispondere ad Otelma-Saccomanni. E bisognerebbe anche ricordargli che il nodo del credito potrebbe anche aggravarsi con l’entrata in vigore della supervisione della Banca centrale europea che intende introdurre parametri uguali, se non più stringenti, a quelli di Ginevra 3.
Sindacati scettici
Ergo, tutti gli incrementi di produttività, e quindi di ricchezza, ammesso che si riescano a concretizzare, verranno impiegati per ridurre i debiti e non per mettersi nel solco della ripresa. "Non ci si puo' che augurare che ci sia la ripresa nel 2014, ma mi pare difficile dire che sia gia' in corso nel 2013", basta guardare "ai dati sulla disoccupazione e sulla cig che continuano ad aumentare e agli indicatori del reddito che continuano a scendere", dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commentando anche lei le affermazioni del ministro dell'Economia. "La ripresa - sottolinea – si chiama lavoro e aumento dell'attivita' produttiva".
Secondo il leader della Uil Angeletti, anche ammesso che l'economia italiana si avvii verso la ripresa, il ministro dell'Economia "ha deciso che saltiamo una generazione e mezza prima di avere una ripresa dei posti di lavoro”. "Dal punto di vista sociale ne riparliamo tra cinque-sei anni".
Ergo, tutti gli incrementi di produttività, e quindi di ricchezza, ammesso che si riescano a concretizzare, verranno impiegati per ridurre i debiti e non per mettersi nel solco della ripresa. "Non ci si puo' che augurare che ci sia la ripresa nel 2014, ma mi pare difficile dire che sia gia' in corso nel 2013", basta guardare "ai dati sulla disoccupazione e sulla cig che continuano ad aumentare e agli indicatori del reddito che continuano a scendere", dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commentando anche lei le affermazioni del ministro dell'Economia. "La ripresa - sottolinea – si chiama lavoro e aumento dell'attivita' produttiva".
Secondo il leader della Uil Angeletti, anche ammesso che l'economia italiana si avvii verso la ripresa, il ministro dell'Economia "ha deciso che saltiamo una generazione e mezza prima di avere una ripresa dei posti di lavoro”. "Dal punto di vista sociale ne riparliamo tra cinque-sei anni".
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