Leggo anch'io, come molti stanno facendo, l'ultimo post di Grillo-Casaleggio che critica pesantemente i due senatori del M5S che hanno promosso l'emendamento sull'abolizione del reato di clandestinità. Non entro nel merito degli argomenti che riguardano i metodi interni del M5S. Non mi riguardano: ciascuno sceglie i criteri di disciplina interna che ritiene opportuni, e se ne assume la responsabilità.
Intervengo dunque sul merito di alcune affermazioni che - per esprimersi in modo urbano - risultano stupefacenti quanto rivelatrici. "Opinione pubblica" e "volontà popolare", come esse si manifestano nella attuale società manipolata, sarebbero dunque sacri punti di riferimento?
A me pare che questo contraddica perfino le fondamenta di ogni discorso che si proponga di trasformare questa società. Così come l'affermare che non si deve affrontare il problema della "educazione" dei cittadini. Pensano forse, Grillo e Casaleggio, che la grande massa degli elettori e dei cittadini sia già bella e pronta ad affrontare le trasformazioni della loro vita che questa crisi comporta e comporterà, anche nella migliore, nella più favorevole ai ceti popolari, evoluzione degli eventi? Se lo pensano, si sbagliano di grosso.
Dunque un problema di educazione alla politica si pone. A meno di non pensare che, dopo generazioni di quel consumismo e di quella caduta morale che anche Grillo denuncia, l'«opinione pubblica» finirà per rinsavire automaticamente, d'un tratto, per volere di qualche Provvidenza, sicuramente divina.
Una "identificazione" totale tra il M5S, i cittadini che ne fanno parte, e coloro che lo hanno votato è una evidente sciocchezza. Questa affermazione non regge alla più elementare delle verifiche. Basta leggere i commenti che hanno seguito questo post per toccare con mano esattamente il contrario. A me fa venire in mente «l'unità indistruttibile di partito e popolo» di sovietica memoria. Sappiamo com'è andata a finire.
Peggio ancora là dove si ammette che una norma gravemente illegale, anticostituzionale, antiumana, irrazionale e controproducente (ci torno sopra tra poche righe) viene considerata - da Grillo e Casaleggio - utile a prendere voti, e come tale se ne caldeggia il mantenimento in vigore. A prendere alla lettera queste frasi, è difficile trovare una differenza rispetto ai trucchi elettorali con cui il Palazzo ha fino a ieri carpito i voti di un'opinione pubblica abbindolata e istupidita.
Pensare poi - e scriverlo - che i disgraziati che salgono sui barconi lo facciano dopo avere studiato il nostro sistema giuridico e, dunque, concludere che togliere il reato di clandestinità equivalga a un invito ai candidati migranti a imbarcarsi per l'Italia, significa non rendersi conto di una elementare realtà: l'ondata migratoria ha cause ben più profonde, non esorcizzabili da una legge italiana, per quanto feroce essa sia.
Siamo diventati oltre sette miliardi, e siamo tutti su un pianerottolo. Grillo e Casaleggio pensano davvero che il problema si risolverà cacciando via i sei miliardi che stanno arrivando? Se lo pensano vuol dire che pensano di farlo con la forza. Il fatto è che, ogni giorno che passa, anche quelli stanno diventando sempre più forti. E tra un po' potremmo essere noi a dover scendere dal pianerottolo.
Lasciamo da parte, per carità di patria, infine, l'evocazione delle pratiche di paesi "molto più civili" del nostro (con il link a un articolo che, tra l'altro, se letto fino in fondo, contraddice la tesi che viene sostenuta) .
Io penso, noi di Alternativa pensiamo, che la civiltà del nostro paese - nonostante tutto - sia niente affatto inferiore a quella di Stati Uniti, Francia ecc.
Penso che avessero tutte le ragioni quei 22 giuristi (tra cui Rodotà, Zagrebelski, Pepino, Spataro, Ferraioli, Palombarini) che, nel 2009, quando ancora la legge infame di cui stiamo parlando era in discussione, fecero presente che l'introduzione di quel reato avrebbe prodotto «una crescita abnorme di ineffettività del sistema penale», condannato alla paralisi da una miriade di «processi privi di reale utilità sociale».
Quei 22 giuristi fecero riferimento, tra l'altro, a una sentenza della Corte Costituzionale (numero 519 del 1995) in cui si descriveva bene quello che oggi esplode. Cioè che «gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le società avanzate producono condizioni di estrema emarginazione», di fronte alle quali «non si può non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizione di povertà come pericolose e colpevoli».
Grillo e Casaleggio vanno addirittura oltre le "tentazioni": le impugnano come armi in difesa degli italiani poveri, in base alla logica dei polli a testa in giù nelle mani di Renzo. Non si va lontano con queste idee, purtroppo, e ce ne dispiace.
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