Rompere l'Unione Europea? Uscire dall'euro? Ma siete matti, finiremmo tutti sul lastrico immediatamente... E' questo il messaggio rifilatoci continuamente da tutte le trasmissioni "serie" (anche da Report, purtroppo...), dai quotidiani "ufficiali", dagli economisti stipendiati. Non si deve neppure pensare che ci possa essere un'alternativa all'impoverimento progressivo e veloce di questo come di altri paesi europei; fuoco di sbarramento mediatico per accentuare il blocco intellettivo di una popolazione intera.
Altrove non è così. Il tema - l'Unione Europea è stata strutturata bene? funziona? chi ci sta guadagnando e chi perdendo? che ne rimane della democrazia se le decisioni vengono prese in palazzi-bunker, dove possono entrare solo i lobbisti, e poi diventano ordini indiscutibili? ecc - viene discusso animatamente, con dovizia di argomentazioni pro e contro, dai più bassi livelli "populisti" fino all'accademia più seria e scientifica che ci sia sul continente.
Una dimostrazione è l'articolo riportato qui sotto, scritto da uno degli editorialisti di punta di Handelsblatt (l'equivalente tedesco de IlSole24Ore, mica un foglietto "no global"). Prende di petto l'euro e le istituzioni comunitarie (l'Unione Europea non è l'Europa, ma una struttura amministrativo-burocratica governata da gente che nessuno ha mai votato né visto in faccia), raccoglie le lamentele tipiche - e francamente insopportabili - di un paese che ha guadagnato follemente dalla moneta unica, ma che ora teme di essere chiamato a pagare il prezzo dell'egemonia continentale; ovvero a farsi carico dei guasti che il proprio egoismo nazionalistico ha creato nei paesi più deboli (i soliti Piigs "meridionali", Irlanda compresa).
Un pezzo insomma contraddittorio e molto "tedesco-centrico", ma che ha il pregio di mettere il dito sulla piaga più dolorosa: questo modo di "costruire l'Unione" mina alle basi la democrazia. In tutti i paesi del Vecchio Continente. Qui trova terreno fertile il "populismo nazionalistico" che, alla lunga, non può che diventare il contraltare di una "eurocrazia" oligarchica e tecnocratica. Idiota, insomma, almeno quanto è rapace.
Proprio per questo, a sinistra, porre l'obiettivo di "rompere l'Unione Europea" diventa la via maestra - pardòn... - per contrastare i nazionalisti di ritorno. Si può essere internazionalisti e europeisti anche se si individua nell'Unione un nemico dei popoli del Continente; si può vedere un'uscita dalla moneta unica senza per questo dover sognare - come i cretini - un "ritorno alla lira". Sgomberiamo il campo dai tabù imposti dal nemico, e ricominciamo a ragionare, please.
E a scendere in piazza, subito, venerdì 18 e sabato 19 ottobre. Basta con l'austerità, rompere l'Unione Europea.
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Altrove non è così. Il tema - l'Unione Europea è stata strutturata bene? funziona? chi ci sta guadagnando e chi perdendo? che ne rimane della democrazia se le decisioni vengono prese in palazzi-bunker, dove possono entrare solo i lobbisti, e poi diventano ordini indiscutibili? ecc - viene discusso animatamente, con dovizia di argomentazioni pro e contro, dai più bassi livelli "populisti" fino all'accademia più seria e scientifica che ci sia sul continente.
Una dimostrazione è l'articolo riportato qui sotto, scritto da uno degli editorialisti di punta di Handelsblatt (l'equivalente tedesco de IlSole24Ore, mica un foglietto "no global"). Prende di petto l'euro e le istituzioni comunitarie (l'Unione Europea non è l'Europa, ma una struttura amministrativo-burocratica governata da gente che nessuno ha mai votato né visto in faccia), raccoglie le lamentele tipiche - e francamente insopportabili - di un paese che ha guadagnato follemente dalla moneta unica, ma che ora teme di essere chiamato a pagare il prezzo dell'egemonia continentale; ovvero a farsi carico dei guasti che il proprio egoismo nazionalistico ha creato nei paesi più deboli (i soliti Piigs "meridionali", Irlanda compresa).
Un pezzo insomma contraddittorio e molto "tedesco-centrico", ma che ha il pregio di mettere il dito sulla piaga più dolorosa: questo modo di "costruire l'Unione" mina alle basi la democrazia. In tutti i paesi del Vecchio Continente. Qui trova terreno fertile il "populismo nazionalistico" che, alla lunga, non può che diventare il contraltare di una "eurocrazia" oligarchica e tecnocratica. Idiota, insomma, almeno quanto è rapace.
Proprio per questo, a sinistra, porre l'obiettivo di "rompere l'Unione Europea" diventa la via maestra - pardòn... - per contrastare i nazionalisti di ritorno. Si può essere internazionalisti e europeisti anche se si individua nell'Unione un nemico dei popoli del Continente; si può vedere un'uscita dalla moneta unica senza per questo dover sognare - come i cretini - un "ritorno alla lira". Sgomberiamo il campo dai tabù imposti dal nemico, e ricominciamo a ragionare, please.
E a scendere in piazza, subito, venerdì 18 e sabato 19 ottobre. Basta con l'austerità, rompere l'Unione Europea.
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Il nuovo masochismo nazionale tedesco secondo Hans Olaf Henkel
Hans Olaf Henkel, ex presidente degli industriali tedeschi e fra i promotori del Manifesto di solidarietà europea, nella sua consueta rubrica "Henkel Trocken" attacca l'unione bancaria e il nuovo masochismo tedesco. Da Handelsblatt.de
Con l'unione bancaria gli euro-salvatori stanno minando le fondamenta della democrazia in Europa, scrive il nostro columnist Hans-Olaf Henkel. Soprattutto i tedeschi si stanno esercitando nel "nuovo masochismo nazionale" e con un certo compiacimento hanno ormai superato la linea rossa.
Sulla televisione pubblica la "crisi dell'Euro" ottiene dei titoli abbastanza innocui, come ad esempio "crisi del debito sovrano" oppure "crisi finanziaria". Cosi' i giornalisti si sono adattati alle regole linguistiche del governo e fanno in modo che nessuno inizi gridando "al ladro, al ladro", e finisca prendendo di mira "l'Euro". Chiaro, come altri paesi non-Euro, l'Eurozona soffre per l'accumulo decennale di debito pubblico, e per le conseguenze di lungo periodo della crisi iniziata cinque anni fa.
Ma le banche non dovranno essere stabilizzate e risanate soltanto in Europa. Ovunque, non importa se in Svezia, Svizzera, Stati Uniti o in Giappone, resta un compito delle istituzioni democraticamente elette decidere se e come il contribuente deve partecipare al salvataggio delle proprie banche.
Con l'unione bancaria gli euro-salvatori non stanno solamente socializzando il debito bancario, ma stanno minando le fondamenta della democrazia.
La prima parte dell'unione bancaria sembrerebbe andare incontro al naturale desiderio dei tedeschi di tenere la situazione sotto controllo. Tuttavia il nome "controllo bancario europeo" nasconde ai nostri occhi cio' che realmente i paesi del sud, con la Francia in testa, vorrebbero ottenere: la messa in comune dei debiti bancari all'interno dell'unione bancaria. Non c'è da meravigliarsi, le banche del sud sono molto piu' indebitate rispetto a quelle del nord. Il professor Roland Vaubel dell'Università di Mannheim ha recentemente chiarito cio' che gli euro-salvatori realmente si immaginano: prendere con l'ESM "le stesse decisioni prese dai ministri delle finanze".
Lo si puo' dire con una certa soddisfazione: proprio il meccanismo europeo di stabilità (ESM), approvato dal Bundestag con la promessa solenne di sostenere finanziariamente solo ed esclusivamente gli stati, e al cui finanziamento la Germania contribuisce con il 27%, adesso potrà rifinanziare in maniera diretta le banche spagnole e francesi, senza il coinvolgimento del governo federale o del Bundestag. Anche i politici tedeschi e il rappresentante tedesco presso la BCE Asmussen si sono pronunciati a favore.
Un amico francese dell'autore di queste righe riconduce il fenomeno ad un nuovo "masochismo nazionale tedesco" che l'Euro avrebbe causato nella politica, nei media e nell'economia tedesca. La nuova "linea rossa" tracciata sulla sabbia durante la campagna elettorale, ad esempio come difesa dal fondo bancario europeo per la tutela dei depositi, non solo sarà superata, ma travolta. Allora a garantire per le banche disastrate del sud non saranno chiamati solamente i contribuenti tedeschi, ma anche i risparmiatori.
Dal momento che quasi tutti gli argomenti economici e politici per l'adesione all'Euro sono venuti meno, i politici tedeschi - e non solo - fanno sempre piu' spesso ricorso all'argomento della pace in Europa. Ma non dovrebbero dimenticare che per la pace non dobbiamo ringraziare l'Euro, ma la democrazia. Su questo continente non è mai accaduto che una democrazia abbia aggredito un'altra democrazia. Ma sono proprio i nostri "euro-salvatori masochisti nazionali" a danneggiare la nostra democrazia. Sebbene l'Euro continui ad eeuro è il problemassere una minaccia, preferiscono farlo vagare libero senza gridare "fermate il ladro!". Come ha scritto recentemente Carlos Gebauer sul giornale „Eigentümlich Frei", preferiscono gridare: "teniamoci il ladro!"
tradotto da Voci dalla Germania
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