Il taglio del cuneo fiscale, grazioso coupon dei discorsi da bar, destinato a mettere nelle tasche delle imprese qualche profitto in più e in quelle dei lavoratori spiccioli per il caffè senza zucchero, serve alla competitività come un cerino per illuminare un viale. Ma le risorse che occorrono per compiacere Confindustria, 4 o 5 miliardi, secondo la bozza della legge di stabilità, sono come il prestito di un cravattaro: quattro soldi che costeranno ai ceti popolari un’enormità in termini di taglio di servizi, minori risorse alle tutele e nuove tassazioni.
Alla fine saranno un nuovo innesco non per la fantomatica ripresa, agitata ogni giorno da Giovannini, che ancora forse non si è reso conto di non essere più all’Istat, ma di un nuovo calo del Pil.
Però nel frattempo verranno tagliati 2,65 miliardi della sanità grazie a un nuovo aumento e allargamento dei ticket, saranno sottratti 400 milioni alla Cassa integrazione in deroga ci sarà il blocco dei salari del pubblico impiego fino almeno al 2015 e il taglio del 10% sugli straordinari. In più si è delineata meglio la service Tax (battezzata Trise) che dal primo gennaio sostituirà l’imu e che per meglio beffarsi dell’equità è stata divisa in due: la Tari, che suona come un’indimenticata softwarehouse di videogiochi riguarderà lo smaltimento dei rifiuti e sarà pagata da chi effettivamente abita un immobile, vale a dire dai soli inquilini nel caso esso sia affittato. E poi la Tasi che sarà dovuta “da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo le unita’ immobiliari, con vincolo di solidarieta’ tra i componenti del nucleo familiare o tra coloro che usano in comune le unita’ stesse”. Quindi anche in questo caso saranno anche gli inquilini a pagare. E senza scampo: perché se si è in difficoltà devono subentrare i familiari nel pagamento, fosse pure il nonno parcheggiato sul divano o il figlio precario o chiunque percepisca un reddito sia pure gramo.
Naturalmente tutte queste rapine di equità, servizi e soldi hanno immediatamente suscitato il vivo entusiasmo dell’inquilino del Quirinale che giustamente ha preso il destro per consigliare ai giovani di “diffidare dell’odio sul Web”. Oddio credo che parecchi dovrebbero essere contenti che l’odio rimanga virtuale, ma sta di fatto che tutto questo è assolutamente meritato: i milioni di italiani ancora convinti – tra le tante sciocchezze inoculate sottopelle – che sia l’immigrazione la radice della sottrazione di tutele e diritti hanno la giusta paga dell’ottusità che li induce a cadere in tranelli ormai scontati. E anche quelli che la stabilità ci salverà … bè una tassa aggiuntiva ci voleva proprio.
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