Quando calcava le piazze elettorali del Lombardo-Veneto rilanciando gli slogan leghisti contro l’invasione degli immigrati Beppe Grillo non scherzava. Le dure parole nei confronti dei disperati del mondo, ripetute ieri contro l’emendamento dei parlamentari a 5Stelle per l’abolizione del reato di clandestinità, sono le stesse urlate negli ultimi venti anni dai microfoni leghisti. Tra i Bossi, i Borghezio, i Calderoli pieni di disprezzo verso chi fugge da miserie, guerre, violenze e la coppia Grillo-Casaleggio che di libertà, uguaglianza e fraternità non sa che farsene, non c’è alcuna differenza. Tra gli ultras leghisti che gridano al lupo contro gli immigrati «perché tolgono lavoro ai nostri» e il comico che non fa più ridere, c’è perfetta sintonia. Non a caso i padani si appellano a Grillo per cancellare il reato penale di clandestinità, che pure lascia in vigore l’illecito amministrativo.
Eppure nelle parole di Grillo e Casaleggio c’è qualcosa di peggio, la dimostrazione di quanto sia strumentale la loro politica: se avessimo sostenuto l’abolizione del reato di clandestinità – sostiene il tandem Grillo-Casaleggio – in campagna elettorale «avremmo avuto percentuali da prefisso telefonico». Il cuore della questione è tutto qui: il calcolo elettorale per inseguire le peggiori pulsioni popolari, incubatrice del razzismo, dell’indifferenza verso gli ultimi della terra.
Grillo ha sicuramente buoni maestri su questo terreno. Non solo in Italia, ma anche Oltralpe. Come Le Pen padre, e ora la figlia Marine accreditata dai sondaggi francesi come la possibile carta vincente in una futura elezione presidenziale. Se il Movimento 5Stelle assumesse una posizione protezionista e anti-immigrazione si allineerebbe al lepenismo e al leghismo. Senza se e senza ma. Saremmo quindi in presenza, in Italia, di una nuova destra che mette insieme l’antipolitica, il disprezzo verso i partiti (tutti ladri, tutti uguali), la paura verso l’immigrazione, il qualunquismo sociale (occupazione, sanità pubblica, welfare non interessano), l’assenza di democrazia interna sostituita da una taumaturgica Rete, il Movimento guidato dal padre-padrone e da un presunto ideologo.È interessante l’accusa che rivolgono ai loro parlamentari accusandoli di essere dei piccoli Stranamore. Proprio loro, Grillo e Casaleggio, così simili al personaggio del film di Kubrick, con quel miscuglio di buffoneria e fanatismo nelle virtù salvifiche della tecnologia. Una specie di trasferimento freudiano sul corpo parlamentare dei tic che li hanno resi leader famosi.
Che Grillo avesse una scarsa considerazione dei suoi deputati e senatori ormai lo avevamo capito. Ora sappiamo anche in quale conto tiene gli elettori del Movimento. E in ogni caso dovrebbero dire la loro i tanti parlamentari che vengono da movimenti, associazioni, partiti di sinistra dove la cultura della solidarietà ha sempre avuto un ruolo primario. E potrebbero rispondere ai tanti elettori che hanno votato 5Stelle in nome del cambiamento. È cambiamento respingere donne incinte, bambini, ragazzi, uomini che lasciano tutto con la speranza di tornare a vivere? Ma Grillo lo sa che milioni di italiani, ben prima dei tunisini, degli eritrei, dei somali sono andati in giro per il mondo per cercare fortuna, lavoro, pace?
L’ecatombe di Lampedusa, il sacrificio disumano che in quel mare si è compiuto, sta facendo venire a galla, insieme ai poveri resti, anche il fondo violento e pericoloso del qualunquismo populista. Che va compreso e combattuto prima che si trasformi in un’alba dorata italiana.
Eppure nelle parole di Grillo e Casaleggio c’è qualcosa di peggio, la dimostrazione di quanto sia strumentale la loro politica: se avessimo sostenuto l’abolizione del reato di clandestinità – sostiene il tandem Grillo-Casaleggio – in campagna elettorale «avremmo avuto percentuali da prefisso telefonico». Il cuore della questione è tutto qui: il calcolo elettorale per inseguire le peggiori pulsioni popolari, incubatrice del razzismo, dell’indifferenza verso gli ultimi della terra.
Grillo ha sicuramente buoni maestri su questo terreno. Non solo in Italia, ma anche Oltralpe. Come Le Pen padre, e ora la figlia Marine accreditata dai sondaggi francesi come la possibile carta vincente in una futura elezione presidenziale. Se il Movimento 5Stelle assumesse una posizione protezionista e anti-immigrazione si allineerebbe al lepenismo e al leghismo. Senza se e senza ma. Saremmo quindi in presenza, in Italia, di una nuova destra che mette insieme l’antipolitica, il disprezzo verso i partiti (tutti ladri, tutti uguali), la paura verso l’immigrazione, il qualunquismo sociale (occupazione, sanità pubblica, welfare non interessano), l’assenza di democrazia interna sostituita da una taumaturgica Rete, il Movimento guidato dal padre-padrone e da un presunto ideologo.È interessante l’accusa che rivolgono ai loro parlamentari accusandoli di essere dei piccoli Stranamore. Proprio loro, Grillo e Casaleggio, così simili al personaggio del film di Kubrick, con quel miscuglio di buffoneria e fanatismo nelle virtù salvifiche della tecnologia. Una specie di trasferimento freudiano sul corpo parlamentare dei tic che li hanno resi leader famosi.
Che Grillo avesse una scarsa considerazione dei suoi deputati e senatori ormai lo avevamo capito. Ora sappiamo anche in quale conto tiene gli elettori del Movimento. E in ogni caso dovrebbero dire la loro i tanti parlamentari che vengono da movimenti, associazioni, partiti di sinistra dove la cultura della solidarietà ha sempre avuto un ruolo primario. E potrebbero rispondere ai tanti elettori che hanno votato 5Stelle in nome del cambiamento. È cambiamento respingere donne incinte, bambini, ragazzi, uomini che lasciano tutto con la speranza di tornare a vivere? Ma Grillo lo sa che milioni di italiani, ben prima dei tunisini, degli eritrei, dei somali sono andati in giro per il mondo per cercare fortuna, lavoro, pace?
L’ecatombe di Lampedusa, il sacrificio disumano che in quel mare si è compiuto, sta facendo venire a galla, insieme ai poveri resti, anche il fondo violento e pericoloso del qualunquismo populista. Che va compreso e combattuto prima che si trasformi in un’alba dorata italiana.
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