“A chi?”, cantava Fausto Leali. La stessa domanda che giunge spontanea riguardo questo appello.
I suoi promotori si lanciano in una disamina puntuale dello
stravolgimento in atto dell’art. 138 e delle sue conseguenze, ma sui
soggetti che portano avanti questa specie di golpe fanno gli gnorri.
Continuano a fare gli gnorri. Perché si sa che questo appello è in
perfetta continuità con la mobilitazione del 12 ottobre. A chi? I
promotori chiedono pur a qualcuno che fermi questo tentativo. Peccato
che si rivolgano a coloro che di fatto stanno stravolgendo con scienza e
coscienza la Carta costituzionale.
Raccolgono firme autorevoli: da
Dario Fo a Valeria Golino, da Gianni Boncompagni a Paolo Flores
d’Arcais.
Ma a cosa serve tutto questo se non si inizia un vero attacco
politico ai decisori, alla cabina di regia e a chi sta dietro a questa
operazione da golpe bianco? Se le mobilitazioni non hanno una
controparte? Dove portano le vie maestre, nei vicoli ciechi?
A
chi? Quando si elogia il presidente Napolitano, proprio lui! Lui che fa
politica sistematicamente, faziosamente, sin dall’insediamento di Monti
nel 2011. E’ arrivato persino a fare le riunioni notturne con le forze
fidate, solo gli esponenti della maggioranza, per tagliare fuori le
opposizioni e, con loro, milioni di cittadini elettori. Di notte, come i
cospiratori.
A chi? Verso coloro per i quali si spera di reggere
il moccolo nel futuro PD vincente? Non vedo ultimatum da Vendola su
questa questione. Né consultazioni d’urgenza della Boldrini, sempre
impegnata a guardare i tetti del palazzo: che nessuno rovini i coppi con
le suole delle scarpe.
Ma che ca..o di opposizione è questa? Solo
simboliche prese di posizione. Mi ricordano l’aquila americana del
Muppet Show, che parlava di delinquenza dal pulpito, mentre dietro gli
svuotavano la sala di tutta l’argenteria e la mobilia.
Solo che la sala
in questione è il Parlamento con la sua Carta.
Non discuto lo
strumento, la necessità di denunciare politicamente con una chiamata a
raccolta di personaggi e cittadini questo tentativo reazionario di
smantellare quel che resta della Costituzione nata dalla Resistenza, per
portare il paese a una repubblica presidenziale.
Critico questa
modalità a dir poco bizzarra di mantenersi molto più che generici:
omertosi sulle forze politiche che sono promotrici di questo attacco
all’art.138.
La due giorni del 18 e del 19 significa tra tutte le
cose che si sono dette e lette, anche un’altra cosa importante: che una
parte del paese si è rotta le palle di questo teatrino fatto sulla sua
pelle.
La lasciamo a tutti lor pupi questa legalità vera o presunta,
calpestata o strumentalizzata.
Paradossalmente (ma in apparenza)
chi sta difendendo quei diritti tanto virtuali e cartacei della
Costituzione, mai applicati o molto poco, è proprio chi ha deciso di
farli vivere in pratiche di illegalità di massa come l’occupazione delle
case e degli spazi. Ossia, chi va oltre alla natura borghese e
classista di questa legalità, sempre più oppressiva e supina alla
legislazione europea, la quale è sempre più concreta nella sua
bestialità autoritaria e neoliberista, nello smantellamento di sovranità
dei paesi e delle cittadinanze.
A chi? A questa domanda qualcuno
ha già risposto nelle piazze. Sono le forze dell’antagonismo di classe a
sapere “a chi”, senza mandarlo a dire. Fanno nomi e cognomi delle forze
politiche delle “larghe intese”, PD-PdL-Scelta Civica, responsabili del
massacro sociale e del golpismo strisciante, e dei loro mandanti
tecnocrati della troika, senza peli sulla lingua, senza piedi in due
scarpe, senza le strane alchimie che legano presunti antiliberisti alle
orde liberali.
Senza i soliti trenini elettorali, che partono con la coda delle segreterie tanto “comuniste” e arrivano alla locomotiva del PD.
Sono
coloro che stanno già praticando la lotta per i diritti sull’unico
terreno giusto quanto inevitabile, e senza tante ciance. Quello della
riappropriazione e della sollevazione di massa.
E ciò dimostra, ancora una volta, che i migliori riformisti sono i rivoluzionari.
“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale
Lucarelli, Salvi, Ingroia, La Valle, Giulietti e altri chiedono una firma per fermare la procedura di modifica della Carta messa in opera dalla maggioranza delle larghe intese. Che affossa l'articolo 138, umilia i parlamentari e tiene all'oscuro l'opinione pubblica. Mentre il Porcellum resta
Pubblichiamo l’appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato
anche da Fiorella Mannoia, Alessandro Pace, Gianni Ferrara, Alberto
Lucarelli, Don Luigi Ciotti, Michela Manetti, Raniero La Valle, Claudio
De Fiores, Paolo Maddalena, Cesare Salvi, Massimo Siclari, Massimo
Villone, Silvio Gambino, Domenico Gallo, Antonio Ingroia, Beppe
Giulietti, Antonello Falomi, Raffaele D’Agata, Mario Serio, Antonio Di
Pietro, Paolo Ferrero, Aldo Busi, Salvatore Settis, Gian Carlo Caselli,
Salvatore Borsellino, Roberta De Monticelli, Paolo Flores D’Arcais,
Maurizio Viroli, Maurizio Crozza, Gustavo Zagrebelsky, Mario Almerighi,
Franco Baldini, Bianca Balti, Aldo Busi, Adriano Celentano, Luisella
Costamagna, Ennio Fantastichini, Ficarra e Picone, Fabrizio Gifuni, Gene
Gnocchi e Valentina Lodovini, Davide Dileo “Boosta”, Milena Gabanelli,
Daniele Luttazzi, Francesca Neri, Ottavia Piccolo, Claudio Santamaria,
Giulia Maria Crespi, Massimiliano Fuksas, Gianna Nannini, Marco Tullio
Giordana, Gino Strada, Giancarlo De Cataldo, Dario Fo, Andrea
Occhipinti, Sandro Ruotolo e Vauro, Paola Turci, Donatella Versace,
Gianni Boncompagni, Sabrina Impacciatore, Franco Battiato, Riccardo
Iacona, Andriano Sansa, Gianni Vattimo, Gigi Proietti, Milly Bossi
Moratti, Piergiorgio Odifreddi, Carlo Lucarelli, Carlo Freccero, Elio e
le Storie Tese, Giovanna Maggiani Chelli, Lidia Ravera, Natalino
Balasso, Paul Ginsborg, Luca Guadagnino, Luca Mercalli, Stefano Bonaga,
Nicoletta Mantovani, Maurizio Maggiani, Marisa Laurito, Fabio Picchi,
Armando Spataro, Associazione Addiopizzo, Giuseppe Cederna, Alessandro
Haber, Enrico Lucherini, Nicola Piovani, Carlo Smuraglia, Lorella
Zanardo, Giorgio Cremaschi, Aldo Nove, Isabella Ferrari, Bruno
Gambarotta, Francesco Pinto, Marina Rei, Valeria Parrella, Ugo Mattei,
Roberto Faenza, Giulio Casale, Nicola Di Grazia-Movimento per la
Giustizia, Enrico Di Nicola, Paolo Rossi, Sergio Rubini, Carlo Verdone,
Gianfranco Bettin, Sabrina Ferilli, Marco Revelli, Gianfranco Amendola,
Roberto Esposito, Stefano Sollima, Andrea Camilleri, Anna Kanakis,
Giovanni Veronesi, Ileana Argentin, Caparezza, Oliviero Toscani, Claudio
Baglioni, Geppi Cucciari, Sandro Gerbi, Silvio Muccino, Federica
Sciarelli, Carmen Llera, Valeria Golino, Loredana Taddei, Gherardo
Colombo, Elio Germano, Claudia Zuncheddu, Dacia Maraini, Stefano Benni,
Maurizio Scaparro, Serena Dandini, Paolo Sollier, Vinicio Capossela,
Francesco Rosi, Paolo Sorrentino.
Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “Premier assoluto”,
é ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in
senso presidenzialista la nostra forma di governo, rinviando di mesi la
indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e
furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi
d’informazione la Camera dei Deputati ha iniziato a esaminare il
disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione
dall’articolo 138, che fa saltare la “valvola di sicurezza” pensata dai
nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.
Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere,
perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato
sui binari della legalità costituzionale. Chiediamo, innanzitutto, che
l’iter di discussione segua tempi rispettosi del dettato costituzionale,
che garantiscano la necessaria ponderazione delle proposte di
revisione, il dovuto approfondimento e anche la possibilità di
ripensamento. Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura
del disegno di legge costituzionale, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito che si sta svolgendo nelle aule parlamentari.
In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari
il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta
costituzionale. L’aver abbandonato la procedura normale di esame
esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame
delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al Governo un potere
emendativo privilegiato, l’impossibilità per i singoli parlamentari di
sub-emendare le proposte del Governo o del Comitato, la proibizione per i
parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri
emendamenti, le deroghe previste ai Regolamenti di Camera e Senato,
costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e
la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del
Parlamento.
Vi chiediamo ancora che i cittadini possano
liberamente esprimere il loro voto su progetti di revisione chiari, ben
definiti e omogenei nel loro contenuto. L’indicazione generica di
sottoporre a revisione oltre 69 articoli della Costituzione,
contrasta con questa esigenza e attribuisce all’istituendo Comitato
parlamentare per le riforme costituzionali indebiti poteri “costituenti”
che implicano il possibile stravolgimento dell’intero impianto
costituzionale.
Non si tratta di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta
fondamentale non consentita dalla Costituzione, aperta all’arbitrio
delle contingenti maggioranze parlamentari. Chiediamo che nell’esprimere
il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica
dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due
terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo,
in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e
incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la
realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa
realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta
l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo
138.
Vi chiediamo infine di escludere dalle materie di competenza del Comitato per le riforme costituzionali la riforma del sistema elettorale
che proprio per il suo significato politico rilevantissimo ha un
effetto distorsivo nell’ottica della revisione costituzionale. E’ in gioco il futuro della nostra democrazia.
Assumetevi la responsabilità di garantirlo.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua