Dopo Franceschini, Veltroni, Bettini, Fioroni e Fassino,
ecco i vendoliani: secondo Gennaro Migliore, il sindaco di Firenze
«incarna una forza popolare riorientata su temi alla sinistra». Ma la
base non sembra gradire molto
Dopo Franceschini, Bettini, Fioroni e Fassino, anche i vendoliani
prendono la rincorsa per salire sul carro di Renzi. E se Nichi
Vendola non si abbandona ancora a endorsement specifici,
Gennaro Migliore, ieri, ha scatenato il panico tra
i militanti di Sel, dicendo a Radio1, «ritengo che Renzi in questo
momento incarni anche una forza popolare che si è in qualche modo
riorientata su temi che sono cari alla sinistra».
«E' una frasetta estratta dalla rete», ha detto però il capogruppo alla Camera di Sel, rispondendo ai tanti che gli chiedevano conto dell'apertura. La frasetta in effetti è incompleta. «Io non penso che Renzi sia di tradizione di sinistra», ha effettivamente detto Migliore, che però poi ha anche aggiunto: «ma se lo dovessi definire è l'unico che intercetta quella che è la vecchia idea della sinistra, intesa come progressismo contro un conservatorismo, che in questo momento chiaramente è più rappresentato da chi sostiene le larghe intese».
Questo è dunque il motivo della riscoperta stima per il sindaco di Firenze. Se non più di cinque mesi fa Renzi, per Vendola, era «l'idrolitina nell'acqua morta della politica», ora è visto come utile compagno nell'opposizione alle larghe intese: e che i parlamentari vicini al sindaco abbiano sempre votato la fiducia al governo Letta, evidentemente non conta molto. Vendola, in un'intervista all'Unità, aveva così spiegato il paradosso: «La nostra storia ci metterebbe in naturale relazione con un'area diversa, com'è stato nelle primarie. Se non fosse che il richiamo all'album di famiglia ormai suona patetico».
Guai però a parlare di tradimento, di opinione cambiata secondo convenienza. Gennaro Migliore non ci sta, e vuole «esprimere un parere più compiuto che non sia la solita solfa del tradimento». «Sono molto colpito dal successo di Renzi alle feste in Emilia», spiega nei commenti ad un post su Facebook, «lì ci sono persone di sinistra, popolo di sinistra, che ha tutto il mio rispetto. Non posso non riconoscere questo dato e penso che sia impensabile accusare di tradimento, se qualche buontempone lo pensasse, una enorme quantità di persone che in larghissima parte sono proprio di sinistra come tanti di quelli che votano per Sel o per altre formazioni politiche di sinistra».
Migliore, in effetti, non è l'unico a pensarla così. E se la base del partito risulta spiazzata, Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio, zingarettiano, è ormai legatissimo a Goffredo Bettini, così come i giovani di Tilt, l'associazione di area che, proprio in questi giorni, è riunita in campeggio a Fondi (e proprio venerdì ospiterà un dibattito tra Bettini e Smeriglio, titolo: "Se la partita la vincono le persone"), a testimonianza di una convergenza che non si ferma alle dichiarazioni sulla stampa.
La convinzione diffusa è che con Renzi si possa vincere, archiviando lo spettro di un ennesimo governo Pd-Pdl. «Chi sostiene di più le larghe intese?», si chiede Migliore, come Vendola, «Il mio amico e compagno Fassina o Renzi?». E poi «cosa chiede quel popolo?», quello delle feste in Emilia. Risposta: «Chiede di certo un uomo che possa vincere, ma chiedono anche un ricambio, una novità, un "progresso" per non intristirsi nei riti abusati del partito al quale non si può chiedere mai di essere presente e vicino alla propria base e al proprio popolo».
Insomma: «Renzi è fortunato, è anche abile nell'usare gli strumenti del populismo, ma il punto, per me che milito in un altro partito, è comprendere chi lavora a stabilizzare un quadro come quello delle larghe intese e chi lo può mettere in discussione», continua Migliore, «non c'è bisogno di fare troppa dietrologia, si tratta di sapere semplicemente da che parte si voglia andare». E chiude: «io vorrei rapidamente liberarci di Berlusconi e provare a ricostruire un'alternativa in Italia».
«E' una frasetta estratta dalla rete», ha detto però il capogruppo alla Camera di Sel, rispondendo ai tanti che gli chiedevano conto dell'apertura. La frasetta in effetti è incompleta. «Io non penso che Renzi sia di tradizione di sinistra», ha effettivamente detto Migliore, che però poi ha anche aggiunto: «ma se lo dovessi definire è l'unico che intercetta quella che è la vecchia idea della sinistra, intesa come progressismo contro un conservatorismo, che in questo momento chiaramente è più rappresentato da chi sostiene le larghe intese».
Questo è dunque il motivo della riscoperta stima per il sindaco di Firenze. Se non più di cinque mesi fa Renzi, per Vendola, era «l'idrolitina nell'acqua morta della politica», ora è visto come utile compagno nell'opposizione alle larghe intese: e che i parlamentari vicini al sindaco abbiano sempre votato la fiducia al governo Letta, evidentemente non conta molto. Vendola, in un'intervista all'Unità, aveva così spiegato il paradosso: «La nostra storia ci metterebbe in naturale relazione con un'area diversa, com'è stato nelle primarie. Se non fosse che il richiamo all'album di famiglia ormai suona patetico».
Guai però a parlare di tradimento, di opinione cambiata secondo convenienza. Gennaro Migliore non ci sta, e vuole «esprimere un parere più compiuto che non sia la solita solfa del tradimento». «Sono molto colpito dal successo di Renzi alle feste in Emilia», spiega nei commenti ad un post su Facebook, «lì ci sono persone di sinistra, popolo di sinistra, che ha tutto il mio rispetto. Non posso non riconoscere questo dato e penso che sia impensabile accusare di tradimento, se qualche buontempone lo pensasse, una enorme quantità di persone che in larghissima parte sono proprio di sinistra come tanti di quelli che votano per Sel o per altre formazioni politiche di sinistra».
Migliore, in effetti, non è l'unico a pensarla così. E se la base del partito risulta spiazzata, Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio, zingarettiano, è ormai legatissimo a Goffredo Bettini, così come i giovani di Tilt, l'associazione di area che, proprio in questi giorni, è riunita in campeggio a Fondi (e proprio venerdì ospiterà un dibattito tra Bettini e Smeriglio, titolo: "Se la partita la vincono le persone"), a testimonianza di una convergenza che non si ferma alle dichiarazioni sulla stampa.
La convinzione diffusa è che con Renzi si possa vincere, archiviando lo spettro di un ennesimo governo Pd-Pdl. «Chi sostiene di più le larghe intese?», si chiede Migliore, come Vendola, «Il mio amico e compagno Fassina o Renzi?». E poi «cosa chiede quel popolo?», quello delle feste in Emilia. Risposta: «Chiede di certo un uomo che possa vincere, ma chiedono anche un ricambio, una novità, un "progresso" per non intristirsi nei riti abusati del partito al quale non si può chiedere mai di essere presente e vicino alla propria base e al proprio popolo».
Insomma: «Renzi è fortunato, è anche abile nell'usare gli strumenti del populismo, ma il punto, per me che milito in un altro partito, è comprendere chi lavora a stabilizzare un quadro come quello delle larghe intese e chi lo può mettere in discussione», continua Migliore, «non c'è bisogno di fare troppa dietrologia, si tratta di sapere semplicemente da che parte si voglia andare». E chiude: «io vorrei rapidamente liberarci di Berlusconi e provare a ricostruire un'alternativa in Italia».
Sì, Sel è salita sul carro
di Luca Sappino, http://espresso.repubblica.it
Alcuni mi scrivono dicendomi: «Sel non sale sul carro proprio di nessuno», «il tuo articolo è una porcheria», «è pieno di imprecisioni e mistificazioni». Sono, insomma, colpevole di aver registrato il salto di Sel – o meglio di alcuni suoi dirigenti, i più autorevoli, tra cui il capogruppo alla Camera – sul carro del supposto vincitore, Renzi.Questo è l’articolo.
A prova della mia malafede, mi segnalano un intervento di Gennaro Migliore, oggi sull’Unità, dal titolo “Caro Orfini, non siamo trasformisti”. E’ una risposta di Migliore a Orfini, appunto, che registrava come me questa avvenuta trasformazione in chiave renziana della pattuglia vendoliana.
Nel suo articolo sull’Unità, Migliore però – mi spiace per i militanti di base che si aggrappano allo scritto come all’ultima scialuppa – non fa altro che specificare che il suo non è un endorsement (ma ci mancherebbe altro! Sono in partiti diversi, ancora, no?), mentre esattamente corrispondente a quanto ho scritto per l’Espresso, però, è il giudizio su Renzi.
E allora: c’è stato o no “il salto sul carro del vincitore”? Sì, c’è stato. Almeno secondo me. Ma potete poi giudicare da soli. E, per farlo, è utile confrontare ciò che dice Migliore oggi di Renzi e ciò che diceva non più tardi del 26 ottobre 2012.
Pronti?
26 Ottobre 2012: «Renzi? Un liberista mancato. [...] Chiama in soccorso l’immaginetta di Blair, il più pericoloso e volgare esempio di cosa non si dovrebbe fare nello svolgimento del proprio ufficio pubblico. Primarie? Utili per evitare l’ennesimo gattopardismo di una classe dirigente sempre pronta a riciclarsi, dietro ogni paravento».
5 settembre 2013: «Io non penso che Renzi sia di tradizione di sinistra, ma se lo dovessi definire è l’unico che intercetta quella che è la vecchia idea della sinistra, intesa come progressismo contro un conservatorismo (…)».
Allora?
Certo. Ha ragione chi mi scrive «Sel deciderà al congresso»: è un’affermazione vera e molto rassicurante, ma ignora deliberatamente che la politica è fatta di altro, soprattutto ora che i partiti sono leggeri come piume o meglio «biodegradabili», come dice Vendola.
La politica è fatta di avvicinamenti, di segnali, di salti, appunto, e delle opinioni dei dirigenti più in vista. Come Gennaro Migliore. Ed è fatta poi di piccoli movimenti, cortesie, rapporti: vogliamo ignorare che Sel, a Roma, è ormai legatissima a Goffredo Bettini e si comporta come una costola del Pd? E’ difficile.
Accettare la leadership di Renzi – sia però chiaro – non è un reato. Bisognerebbe però aver l’accortezza di aggiungere: «avevamo sbagliato prima, scusate, cancellate tutto, non è vero nulla, non era Bersani il mejo e non profumava di sinistra».
Tutto qua.
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