Ci
avevano spiegato in tutti i modi di non essere dei dissidenti; ma
l’aria che si respirava ieri all’interno della sala, gremita,
dell’assemblea di “Non affoghiamo nella vecchia politica” era tesa, gli
umori neri, le perplessità e le critiche sulla linea impressa a Sel da
Nichi Vendola palesi.
Più che dissidenti sembravano proprio incazzati, gli autoconvocati
del 30 settembre. Ad aprire le danze è stata Monica Pasquino che,
conciliante, ha rassicurato sul sostegno di tutto il partito
all’eventuale candidatura del governatore pugliese alle primarie. Ma gli
interventi che sono seguiti di iscritti e militanti provenienti da
tutta Italia sono stati più duri, a tratti spietati nel descrivere un
quadro sconfortante a livello territoriale. In molti hanno lamentato una
mancanza di democrazia, qualcuno ha parlato di interi circoli
“commissariati” per aver espresso posizioni divergenti da quelle del
nazionale, altri ancora hanno messo in discussione la stessa decisione
di partecipare alle primarie.
Ed è stato proprio sul tema delle primarie che la discussione si è
fatta più accesa. Subissato da questa pletora di critiche e distinguo
Nicola Fratoianni, uno dei pochi dirigenti filo-Vendola presenti in
sala, ha risposto riproponendo l’immaginario su cui era nata Sel: lo
spostamento a sinistra della coalizione, l’egemonia sui democratici, la
vittoria delle primarie. Vittoria a cui però non crede quasi più nessuno
tanto che Fulvia Bandoli, una delle promotrici del documento di
minoranza dell’ultima assemblea nazionale, ha proposto di partecipare
alla competizione solo in un secondo momento, lasciando il primo round
alla conta interna al Pd tra renziani e bersaniani. Più in là ancora si è
spinto Alfonso Gianni che nel suo intervento ha insistito molto
sull’incompatibilità di Sel con le politiche europee e quindi con il
centro-sinistra immaginato dalla carta d’intenti del Pd.
Se la diagnosi, la subalternità politica e culturale a Bersani, era
condivisa da tutti varie sono state invece le ipotesi di cura messe in
campo. Un militante di Firenze ha chiesto di prendere esempio dal
Movimento cinque stelle rinunciando ai finanziamenti pubblici e
riprendendo l’originario spirito movimentista di Sel; altri, al
contrario, hanno lamentato un’eccessiva leggerezza e liquidità del
partito. Sul tema alleanze, poi, si andava da chi immaginava la
costruzione di un monocolore rosso Syriza-style a chi il rapporto con il
Pd, seppur provando ad invertire i rapporti di forza, non vuole
romperlo in maniera irreparabile. Ma tutta questa delusione e questa
inquietudine palpabile nell’aria non era sicuramente volta a una rottura
o a una chiusura identitaria. Dal palco, più volte, è stata ripetuta
questa frase: “Non vogliamo essere una corrente, vogliamo dare la
corrente”. Ora bisognerà vedere se Nichi deciderà di coglierla per
spingersi in mare aperto o preferirà invece affogare di governismo.
Ma il PD dichiara: per accedere alle primarie occorre firmare il "patto
dell'obbedienza"
Se Vendola pensava che
tutto filasse liscio dopo il suo annuncio alle primarie ha pensato male, perchè
dalle parti del PD cominciano a partire, immediate, le richieste di chiarimento
sul futuro della coalizione. A poche ore dalla notizia della sua candidatura
alle primarie infatti Marina Sereni manda a Vendola un messaggio forte e
chiaro, mettendo nero su bianco la questione programmatica tra SEL ed il PD.
"L’annuncio della candidatura di Vendola per le primarie del
centrosinistra - ha detto la Sereni - è positivo e va nella direzione di una
riorganizzazione del campo progressista e democratico volta ad unire le forze
pronte ad assumere responsabilità di governo dopo il voto del 2013. Proprio per
questo Bersani ha proposto a Vendola, così come a tutti gli altri candidati
alle primarie, di sottoscrivere un accordo politico e programmatico chiaro ed
esigibile che garantisca, accanto agli obiettivi della crescita, del lavoro e
dell’equità, il rispetto degli impegni assunti in Europa e un patto di
legislatura con le forze moderate di centro per portare avanti un programma di
riforme profonde che, anche dopo il voto, saranno necessarie e richiederanno
una vasta alleanza politica e sociale".
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