mercoledì 3 ottobre 2012

I dissidenti a Nichi: Nel partito serve più democrazia


Ci avevano spiegato in tutti i modi di non essere dei dissidenti; ma l’aria che si respirava ieri all’interno della sala, gremita, dell’assemblea di “Non affoghiamo nella vecchia politica” era tesa, gli umori neri, le perplessità e le critiche sulla linea impressa a Sel da Nichi Vendola palesi.
Più che dissidenti sembravano proprio incazzati, gli autoconvocati del 30 settembre. Ad aprire le danze è stata Monica Pasquino che, conciliante, ha rassicurato sul sostegno di tutto il partito all’eventuale candidatura del governatore pugliese alle primarie. Ma gli interventi che sono seguiti di iscritti e militanti provenienti da tutta Italia sono stati più duri, a tratti spietati nel descrivere un quadro sconfortante a livello territoriale. In molti hanno lamentato una mancanza di democrazia, qualcuno ha parlato di interi circoli “commissariati” per aver espresso posizioni divergenti da quelle del nazionale, altri ancora hanno messo in discussione la stessa decisione di partecipare alle primarie.
Ed è stato proprio sul tema delle primarie che la discussione si è fatta più accesa. Subissato da questa pletora di critiche e distinguo Nicola Fratoianni, uno dei pochi dirigenti filo-Vendola presenti in sala, ha risposto riproponendo l’immaginario su cui era nata Sel: lo spostamento a sinistra della coalizione, l’egemonia sui democratici, la vittoria delle primarie. Vittoria a cui però non crede quasi più nessuno tanto che Fulvia Bandoli, una delle promotrici del documento di minoranza dell’ultima assemblea nazionale, ha proposto di partecipare alla competizione solo in un secondo momento, lasciando il primo round alla conta interna al Pd tra renziani e bersaniani. Più in là ancora si è spinto Alfonso Gianni che nel suo intervento ha insistito molto sull’incompatibilità di Sel con le politiche europee e quindi con il centro-sinistra immaginato dalla carta d’intenti del Pd.
Se la diagnosi, la subalternità politica e culturale a Bersani, era condivisa da tutti varie sono state invece le ipotesi di cura messe in campo. Un militante di Firenze ha chiesto di prendere esempio dal Movimento cinque stelle rinunciando ai finanziamenti pubblici e riprendendo l’originario spirito movimentista di Sel; altri, al contrario, hanno lamentato un’eccessiva leggerezza e liquidità del partito. Sul tema alleanze, poi, si andava da chi immaginava la costruzione di un monocolore rosso Syriza-style a chi il rapporto con il Pd, seppur provando ad invertire i rapporti di forza, non vuole romperlo in maniera irreparabile. Ma tutta questa delusione e questa inquietudine palpabile nell’aria non era sicuramente volta a una rottura o a una chiusura identitaria. Dal palco, più volte, è stata ripetuta questa frase: “Non vogliamo essere una corrente, vogliamo dare la corrente”. Ora bisognerà vedere se Nichi deciderà di coglierla per spingersi in mare aperto o preferirà invece affogare di governismo.

Ma il PD dichiara: per accedere alle primarie occorre firmare il "patto dell'obbedienza"

Se Vendola pensava che tutto filasse liscio dopo il suo annuncio alle primarie ha pensato male, perchè dalle parti del PD cominciano a partire, immediate, le richieste di chiarimento sul futuro della coalizione. A poche ore dalla notizia della sua candidatura alle primarie infatti Marina Sereni manda a Vendola un messaggio forte e chiaro, mettendo nero su bianco la questione programmatica tra SEL ed il PD. "L’annuncio della candidatura di Vendola per le primarie del centrosinistra - ha detto la Sereni - è positivo e va nella direzione di una riorganizzazione del campo progressista e democratico volta ad unire le forze pronte ad assumere responsabilità di governo dopo il voto del 2013. Proprio per questo Bersani ha proposto a Vendola, così come a tutti gli altri candidati alle primarie, di sottoscrivere un accordo politico e programmatico chiaro ed esigibile che garantisca, accanto agli obiettivi della crescita, del lavoro e dell’equità, il rispetto degli impegni assunti in Europa e un patto di legislatura con le forze moderate di centro per portare avanti un programma di riforme profonde che, anche dopo il voto, saranno necessarie e richiederanno una vasta alleanza politica e sociale".
 

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua