La semplice idea di realizzare per il 27
ottobre una manifestazione pacifica e di massa contro le politiche di
questo governo ha creato e sta creando aspettative e malumori. Promossa
da forze politiche e sociali che non godono dei favori della ribalta,
che non meritano la prima serata televisiva, apre contraddizioni enormi
fra le persone stesse. Al di là delle adesioni confermate e degli
impegni presi – ad oggi è previsto l’arrivo di un centinaio di pullman
di cui la metà organizzata dal nostro partito – la si vorrebbe bollare
in partenza come manifestazione minoritaria e tipica del “populismo di
sinistra” ma i contenuti di cui è animata, fanno riflettere.
Il “No Monti” è un esplicito no alle
politiche di austerity che stanno portando alla fame e ad una recessione
irreversibile il Paese, un no al “fiscal compact” e ai tagli che questo
comporta, un no alla demolizione del concetto di bene comune verso un
contesto in cui tutto, anche le persone sono solo e soltanto merce. Ma
racchiude anche una varietà di proposte politiche che arrivano dal
basso, da chi si occupa nelle vertenze in atto, di difendere la qualità
dei posti di lavoro, da chi considera il precariato una sciagura da
evitare. Uomini e donne lontani anni luce dallo stuccoso dibattito sulle
primarie, che invece di rinunciare alla politica cercano e propongono
una alternativa, sentendosi nelle stesse condizioni di tanti paesi
europei: Grecia, Spagna, Portogallo, Francia e non solo. Uomini e donne
che vivono sovente una condizione di “non rappresentanza” e che
pretendono di far sentire la propria voce. Ovvio che per l’informazione
dominante simili aggregazioni siano da considerare come elementi non
compatibili, al di fuori dalla politica dei salotti buoni. Sono le
stesse testate che stanno dando ampio risalto a Grillo e a un Movimento 5
stelle che, per le modalità monarchiche e messianiche in cui è gestito
servono come il Valium ad ogni forma di contestazione. Non a caso, in
contemporanea, coloro che si riconoscono in detto movimento, se ne
staranno chiusi nel Palazzo della Regione Lazio, ad elaborare le prime
tracce di un programma “partecipato”. Una contraddizione in termini.
Sarebbe stato prezioso e utile che l’intero arco della sinistra che si
dichiara contraria alle politiche governative, avesse preso la decisione
di partecipare a questa manifestazione o comunque di interloquirci.
Invece si è preferito, dai vertici, bollarla come minoritaria e di
nicchia, come una manifestazione “vetero”. Alcuni giornali soffiano
anche sul fuoco della possibilità che durante il percorso (partenza alle
ore 14.30 da Piazza della Repubblica e arrivo a P.zza S. Giovanni) si
possano verificare incidenti. Alimentare la paura fa spesso comodo. Fa
meno comodo dire che ad aprire il corteo saranno alcuni malati di Sla le
cui condizioni di assistenza sono messe in profonda crisi grazie a
quella mannaia che si abbatterà sul sistema sanitario grazie al patto di
stabilità. Eppure, nei sussurri che circolano fra i social network, in
quel dibattito informale spesso più importante e stimolante delle
grandi dichiarazioni, ci si sente dire:«Io sabato vengo in piazza». Si
obbedisce ad una propria coscienza civica e politica più che alle scelte
fatte da dirigenti lontani. La manifestazione di sabato è organizzata
con infinite difficoltà logistiche e si concluderà con una assemblea in
cui gli oratori non avranno a disposizione palchi stratosferici ma un
camion. In piazza ci saranno gli spazi del Prc per raccogliere firme per
i referendum su pensioni, ripristino dell’articolo 18 e abolizione
dell’art. 8Saremo in tanti e in tante, più di quanto ci si aspetta,
forse troppi per chi vorrebbe ridotto il confronto politico ad un talk
show televisivo. Ma sarà una bella manifestazione. Peccato per chi
sceglierà di restare a casa.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua