L’opposizione c’è. Senza i “se” e senza i “ma”. E senza gli “oppure”,
soprattutto. Una opposizione concreta, come l’ha chiamata il segretario
del Prc Paolo Ferrero, che si propone addirittura di far rimangiare al
“montismo” il Fiscal compact e tutta la lunga serie di trattati che per i
paesi europei, soprattutto quelli del Mediterraneo, comporteranno
sacrifici indicibili. Il corteo di oggi è il primo di una lunga serie,
c’è da scommetterci. E' cominciato un lungo percorso che prevede altre
prove. E comincia con il piede giusto perché, intanto, vince la sfida
dell’unità. E’ vero mancava la Fiom. Ma possiamo considerarla una
“assente giustificata”. Il 16 ci sarà lo sciopero generale. E da lì si
aggiungerà un altro tassello. Un tassello importante perché finalmente
dirà la parola definitiva sull’ambiguità della Cgil. "Chiedo alla Cgil,
che qualche sciopero contro Berlusconi lo ha fatto – dice Ferrero dal
palco - cosa aspetta a fare uno sciopero generale contro questo Governo
delle banche e dei padroni”.
Niente black block, quindi, per le vie di Roma, ma migliaia di bandiere rosse
dei militanti di Cobas, Usb, Rifondazione comunista, che hanno
alternato gli slogan contro il premier ai cori di Bandiera rossa,
dell'Internazionale, di Bella Ciao. Qualche cassonetto bruciato e un
paio di vetrine di banche ridipinte per l’occasione. Eccola qui la
“paura della città”, che numerosi organi d'informazione, con l’Unità in
testa, si sono affannati a descrivere sulle loro colonne in questi
giorni.
La verità è che da oggi siamo finalmente in Europa. Abbiamo smesso di
fare i crumiri. Siamo nell’Europa delle lotte, quella di Madrid,
Parigi, Atene, Lisbona. Quella che spezza la monotonocrazia del rigore,
che poi è la dittatura delle banche. Quella che il 14 sarà “fiumi in
piena” per tutto il Vecchio continente. Un po' in ritardo ma ci siamo.
Ad aprire il corteo lo striscione tenuto dai promotori della protesta
"Con l'Europa che si ribella. Cacciamo il governo Monti", alla fine
un'enorme bandiera rossa tenuta da decine di militanti di Rifondazione
con scritto "Ora basta". In mezzo gli Unicobas, i Vigili del fuoco, i
precari della scuola, i lavoratori dell'Ilva e gli ambientalisti di
Taranto, i No Tav e i No debito, il Comitato Sisma 12, la Rete 28
aprile, esponenti dei centri sociali, immigrati, insegnanti, studenti,
il Comitato 16 novembre onlus, gli operai della Fiat iscritti ai
sindacati di base ed anche un gruppo di siriani ("No alle politiche
imperialiste. Giu' le mani dalla Siria).
Tanto entusiasmo, quindi, che si è tradotto in una bella festa. Ora
la sfida sta nel costruire pezzo dopo pezzo la contaminazione e la
generalizzazione. Fare in modo che l’idea dell’opposizione non si
rinchiuda in se stessa e si trasformi nell’opposizione concreta. Una
opposizione fatta di cose e persone che sappia costruire e
“ricostruire”. Sarà un caso, ma oggi in piazza si sono viste tante facce
che non si vedevano da un po’. Tanti tra quelli che credevano che la
crisi avrebbe concesso qualche scorciatoia alla politica. Si sono dovuti
ricredere. La crisi, e la strada che i governi hanno scelto per
“uscirne”, non lascia spazio ad interpretazioni. O si sta da una parte o
dall’altra.
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