La cura dello stregone non appare diversa da quella dei tecnici: in entrambi i casi non funziona.
Nemmeno per la parte che ossessivamente viene e indicata come quella che giustificava la “cura da cavallo” per l'Italia e le “riforme strutturali” per portare il lavoro dipendente in condizioni di semischiavità: il debito pubblico.
Le ricette sono state le stesse per tutti i paesi europei alle prese con squilibri di bilancio più o meno evdenti. E hanno prodotto ovunque risultati opposti a quelli cercati.
Il rapporto tra il debito pubblico e il Pil nell'eurozona – per esempio - è salito al 90% nel secondo trimestre dell'anno contro l'88,2% del primo trimestre, mentre nell'Ue a 27 è passato dall'83,5% all'84,9%.
Le cifre diramate stamattina da Eurostat sono impietose. L'istituto ricorda che rispetto al secondo trimestre del 2011 il rapporto debito/pil è cresciuto sia nell'area euro (dall'87,1% al 90%) sia nell'Ue a 27 (dall'81,4% all'84,9%). Tra i Paesi membri, il rapporto più elevato tra debito pubblico e prodotto interno lordo è stato registrato in Grecia (150,3% contro il 136,9% del trimestre precedente), Italia (126,1%, contro il 123,7 del trimestre precedente ed il 121,7% del secondo trimestre del 2011), Portogallo (117,5%) e Irlanda (111,5%), mentre quello più basso in Estonia (7,3%), Bulgaria (16,5%) e Lussemburgo (20,9%). Abbiamo dunque la prova scientifica che la “cura Monti” ovvero la cura della Troika è un disastro messo in piedi da incompetenti supponenti.
In termini assoluti, il debito italiano nel secondo trimestre dell'anno in corso è stato di 1.982.239 milioni di euro, contro i 1.954.490 del trimestre precedente e i 1.910.024 del secondo trimestre 2011. In altri termini: è salito in termini assoluti nonostante i tagli alla spesa. Ma, in qualche misura, è cresciuto di poco.
Il problema nasce dal fatto che, essedo i tagli misure recessive, questi tagli hanno ridotto sostanziosamente il prodotto interno lorodo (Pil), facendo quindi salire vertiginosamente il “rapporto debito/Pil” che viene usato come metro di misura per qualsisi calcolo macroeconomico.
Il debito italiano è cresciuto di 2,3 punti percentuali di Pil rispetto ai tre mesi precedenti e di 4,4 rispetto al secondo trimestre 2011, quando era al 121,7%. L'Italia ha però prestato ai Paesi dell'Eurozona in difficoltà (Grecia, Portogallo e Irlanda) l'equivalente dell'1,9% del Pil. Quindi abbiamo un effetto perverso doppio: da un lato si mettono risorse per aiutare i paesi in difficoltà (e devono farlo anche quelli che sono già in difficoltà) e quindi si aumenta il debito, dall'altro si concedono prestiti che a loro volta aumentano il debito.
Il rapporto debito-Pil, ricorda Eurostat, è calcolato sulla base della somma del Pil degli ultimi quattro trimestri. Sul dato del secondo trimestre 2012 pesa quindi anche la dinamica negativa della crescita.
Nemmeno per la parte che ossessivamente viene e indicata come quella che giustificava la “cura da cavallo” per l'Italia e le “riforme strutturali” per portare il lavoro dipendente in condizioni di semischiavità: il debito pubblico.
Le ricette sono state le stesse per tutti i paesi europei alle prese con squilibri di bilancio più o meno evdenti. E hanno prodotto ovunque risultati opposti a quelli cercati.
Il rapporto tra il debito pubblico e il Pil nell'eurozona – per esempio - è salito al 90% nel secondo trimestre dell'anno contro l'88,2% del primo trimestre, mentre nell'Ue a 27 è passato dall'83,5% all'84,9%.
Le cifre diramate stamattina da Eurostat sono impietose. L'istituto ricorda che rispetto al secondo trimestre del 2011 il rapporto debito/pil è cresciuto sia nell'area euro (dall'87,1% al 90%) sia nell'Ue a 27 (dall'81,4% all'84,9%). Tra i Paesi membri, il rapporto più elevato tra debito pubblico e prodotto interno lordo è stato registrato in Grecia (150,3% contro il 136,9% del trimestre precedente), Italia (126,1%, contro il 123,7 del trimestre precedente ed il 121,7% del secondo trimestre del 2011), Portogallo (117,5%) e Irlanda (111,5%), mentre quello più basso in Estonia (7,3%), Bulgaria (16,5%) e Lussemburgo (20,9%). Abbiamo dunque la prova scientifica che la “cura Monti” ovvero la cura della Troika è un disastro messo in piedi da incompetenti supponenti.
In termini assoluti, il debito italiano nel secondo trimestre dell'anno in corso è stato di 1.982.239 milioni di euro, contro i 1.954.490 del trimestre precedente e i 1.910.024 del secondo trimestre 2011. In altri termini: è salito in termini assoluti nonostante i tagli alla spesa. Ma, in qualche misura, è cresciuto di poco.
Il problema nasce dal fatto che, essedo i tagli misure recessive, questi tagli hanno ridotto sostanziosamente il prodotto interno lorodo (Pil), facendo quindi salire vertiginosamente il “rapporto debito/Pil” che viene usato come metro di misura per qualsisi calcolo macroeconomico.
Il debito italiano è cresciuto di 2,3 punti percentuali di Pil rispetto ai tre mesi precedenti e di 4,4 rispetto al secondo trimestre 2011, quando era al 121,7%. L'Italia ha però prestato ai Paesi dell'Eurozona in difficoltà (Grecia, Portogallo e Irlanda) l'equivalente dell'1,9% del Pil. Quindi abbiamo un effetto perverso doppio: da un lato si mettono risorse per aiutare i paesi in difficoltà (e devono farlo anche quelli che sono già in difficoltà) e quindi si aumenta il debito, dall'altro si concedono prestiti che a loro volta aumentano il debito.
Il rapporto debito-Pil, ricorda Eurostat, è calcolato sulla base della somma del Pil degli ultimi quattro trimestri. Sul dato del secondo trimestre 2012 pesa quindi anche la dinamica negativa della crescita.
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