L’ultimo esempio viene dalle elezioni amministrative in Belgio dove la formazione della sinistra radicale,il partito del lavoro, comunista, ha ottenuto un successo importante entrando per la prima volta in moltimunicipi. Ma qualche giorno fa, in Repubblica Ceca, il Partito comunista era arrivato in elezioni politiche asuperare il 25%. Di Syriza, in Grecia, si sa e si è detto molto. Ma anche in Spagna le recenti amministrativehanno visto una ripresa di Isquierda Unida che, nei sondaggi sulle intenzioni di voto politico, supera il 12%. In Portogallo Bloco e Pcp raggiungono sommati il 20% delle stime.
In Olanda, il Pomodoro, forza
cheaderisce al gruppo europeo del Gue, se non ha conseguito il successo
assegnatogli dalle previsioni, è statoperò l’unica forza a resistere,
confermando un 15%, alla micidiale campagna che ha portato al successoe
al conseguente governo comune di popolari e socialdemocratici uniti
all’interno delle attuali politicheeuropee. Ma aldilà dei risultati
elettorali, c’è un nuovo protagonismo delle forze che si muovono fuori
delfronte definito dall’austerità e dal Fiscal Compact. In Francia ad
esempio, il Front de Gauche che avevasubito alle legislative la
preponderanza del voto utile ad Hollande, ha continuato la sua
iniziativa sociale conuna importante e riuscita manifestazione di massa
contro l’approvazione del Fiscal Compact da parte dellostesso Hollande,
il cui governo comincia a conoscere contraddizioni evidenti.Il quadro in
cui si muovono le forze della sinistra radicale ha da un lato elementi
comuni e dall’altro unaarticolazione legata alla specificità delle
realtà in cui operano. Da parte di tutte c’è la discriminante
dellacontestazione della politica dell’austerità e della fase
costituente tecnocratica che intorno ad essa si vadefinendo. Sono molti
gli osservatori politici, penso ad esempio ad articoli usciti di recente
su Le Monde,che sostengono che questo processo è destinato a
ridisegnare la geografia politica europea intorno aduno spartiacque che
sta precisamente nell’accettazione o meno di tale processo. Da questo
punto di vista,mentre molte forze del socialismo europeo sono interne a
questa ridefinizione dell’Europa in terminidestinati ad andare fuori dal
proprio modello sociale e democratico, la Sinistra alternativa lo
contesta eprova a contrastarlo. Questo fatto è già fondamentale in sé in
quanto toglie spazio alle destre antieuropeee prova a frenare la deriva
socialista. Che sia in grado di proporre una vera alternativa è
naturalmente tuttoda vedere e richiederebbe una riflessione
approfondita. Che possa determinare sommovimenti storici lovediamo però
in Grecia con il rovesciamento dei rapporti di forza a sinistra.C’è poi
una dimensione nazionale che permane. Nelle realtà nordiche, quelle
scandinave, ad esempio, c’èun rilancio di accordi a sinistra tra le
forze radicali e quelle socialdemocratiche. Conseguenza delle
primesconfitte subite con le vittorie elettorali delle destre ma anche
spazio reso possibile dal sopravvivere didimensioni nazionali di welfare
ormai invece consunte altrove. Sta di fatto che lo stesso Pomodoro
eraandato alle elezioni proponendo un governo con i socialdemocratici
che hanno però poi dato vita ad unagrande coalizione con i popolari.In
Germania la situazione è molto complessa e difficile per la Linke che
infatti subisce un calo e uncerto isolamento. La realtà tedesca però è
quella di un Paese che impone l’austerità all’Europa e dovele
contraddizioni sociali, che ci sono e sono grandi, provano ad essere
ricondotte ad una sorta di pattocorporativo di tutela di interessi “
nazionali “. Votare contro l’austerità, in particolare quella
impostaagli altri, in Germania non è facile. La Linke lo fa mentre Spd e
Grunen votano praticamente tutto ciòche propone la Merkel. E la Spd
continua a dar vita a grandi coalizioni in molti governi locali e
candida aCancelliere un uomo della destra del partito che fu già
ministro delle finanze nel governo Cdu-Spd.Della Francia, ho già
accennato ma è bene tornarci perché vi si gioca una partita di grande
interesse.Hollande proprio in questi giorni ha affidato ad uno scritto
che appare in contemporanea su vari giornalieuropei, la sua idea di
Europa possibile. Un testo molto pragmatico che si muove tra
l’accettazione delrigore e il tentativo di ritrovare qualche margine di
manovra magari ricorrendo ad una vecchia ideasocialdemocratica di
elementi di doppia velocità nella azione europea. Che margine possa
avere questoè assai difficile dirlo. Tanto più che in contemporanea nel
dibattito in corso nel Parlamento tedesco sulprossimo Consiglio Europeo,
si avanza da settori della Cdu l’idea di un Supercommissario, cioè di
unuomo forte con diritto di decisione su tutte le questioni riguardanti
precisamente l’area euro che, sempresecondo questa impostazione,
dovrebbe dotarsi di strutture istituzionali dedicate e separate, anche
quandonello stesso ambito come ad esempio nel Parlamento Europeo. Sta di
fatto che il consenso di Hollandeè in calo e la sua manovra finanziaria
risente comunque dell’accettazione del Fiscal Compact, dovendoprevedere
una sterilizzazione dell’inflazione rispetto alle aree di esenzione
fiscale che dunque determinafiscal drag sui redditi medio-bassi.In
Italia la situazione è, rispetto all’Europa, veramente unica e un poco
paradossale. C’è un partito, il PD,che punta a muoversi nello spazio del
socialismo europeo cui però non appartiene in quanto ha sceltodi essere
altro e cioè un soggetto di centrosinistra e non di sinistra. Il che,
siccome la politica ha pure lesue logiche, comporta un profilo
ulteriormente moderato, che legge la fase ancora meno in chiave
diconflitto sociale e ancora più in modo subalterno ad una condivisione
di sorte da parte dei “ produttori “e di esigenza di un generale e
generico rilancio di economia. Se si legge la parte della recente
dichiarazionid’intenti, prima del PD e poi in gran percentuale
transitata nella Carta di coalizione, riferita al superamentodelle “
vecchie “ visioni del conflitto si ha una conferma illuminante.Proprio
la lettura della Carta di coalizione dovrebbe essere un esercizio minimo
di buona politica che inItalia si è perso. La Carta a me appare molto
chiara. C’è al centro la proposta di una fase costituente perl’Europa
che va fatta con un patto di legislature con le forze liberali moderate.
Questa fase costituenteassume come irrinunciabili le scelte di
austerità, e gli atti sottoscritti per esse come il Fiscal Compact,da
accompagnare con equità sociale e costruzione degli Stati Uniti
d’Europa. Poco importa dunque senon si parla di Monti, che pure invece
una sinistra dovrebbe esplicitamente criticare, e di Casini. C’è
unasostanziale internità ai processi in atto, quelli già svolti, e i
prossimi. Se la costruzione degli Stati Unitid’Europa procede infatti
per integrazioni bancarie e finanziarie, super commissari e magari
l’elezionediretta di un Presidente che ancora di più rafforza gli
elementi di governance e senza che il ParlamentoEuropeo abbia neanche le
prerogative di proposizione legislativa, il carattere abnorme si
accresce inveceche correggersi. Lo spazio di manovra che ci si dà come
possibile governo poi è quello strettissimo,ancor meno di quello
francese per ragioni evidenti e strutturali di condizione del debito e
di collocazionegeopolitica, che deriva da una riduzione dello spread.
Riduzione dello spread che è in realtà affidata aimemorandum, imposti o
autoimposti. Che questo sia lo scenario obbligato dall’accettazione del
FiscalCompact, che impone il pagamento di 40 miliardi annui per 20 anni
all’Italia, lo confermano le continuemanovre di Monti che non trovano
nessun reale contrasto.La cosa che rende particolare la situazione
italiana, ancor di più, è che tale Carta d’intenti venga sottoscrittada
forze che pure esprimono una critica radicale d’impianto. E che queste
forze accettino per giunta unadisciplina di voto che tra l’altro cambia
il senso stesso della rappresentanza oltre che rendere possibile
loscenario in cui si possa perpetuare l’attuale situazione che ha visto
ad esempio cambiare la Costituzionecon l’inserimento dell’obbligo del
pareggio di bilancio, in modo praticamente bulgaro. Se guardo alleforze
delle sinistre europee di cui ho parlato credo che sia evidente come
nessuna potrebbe accettarené contenuti né metodo della Carta d’intenti.
Perché siamo arrivati a questo punto è cosa lunga su cuiriflettere. Ma
stiamo all’oggi. La cosa più europea che si potrebbe fare è dar vita ad
una unione di sinistree movimenti, autonomi come profilo e proposta e
capaci, proprio per questo, di pesare sulla situazione.Se non lo si fa, e
si lascia al Pd, e al suo segretario che dimostra per altro di saperlo
fare bene, tutta lacentralità i problemi rischiano, per il quadro di cui
ho scritto, di essere seri soprattutto per il futuro delPaese guardato
dal punto di vista dei soggetti cui si riferisce una sinistra. Io credo
dunque che sia bene,nonostante le sordità, continuare a proporlo e
comunque provare a farlo per quello che è nelle possibilitàdi chi non si
rassegna a questa incredibile storia italiana per cui si rischia che
non vi sia in questo Paese nessuna sinistra mentre in tutta Europa ce ne
sono due.
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