Ce l’abbiamo fatta. Nonostante il mal tempo che sappiamo aver
ridotto la partecipazione, ma grazie anche ad un improvviso vento amico
che ha fermato le nubi per tutto il pomeriggio, un corteo imponente ha
percorso le vie di Roma e piazza S. Giovanni si è riempita come nelle
grandi manifestazioni sindacali.
È un successo che ci dà forza per ripartire e che ci fa tornare in
Europa. Sì perché stavamo diventando il paese più passivo e sfiduciato
del continente. Mentre tutti i popoli colpiti dalla politica di
austerità della Troika (Banca Europea, Commissione europea, Fondo
Monetario) si ribellano, finora Monti poteva vantare all’estero
l’assenza di proteste nel nostro paese. E in un certo senso aveva
ragione, perché in ogni parte dell’Italia si lotta per il lavoro la
salute, i diritti, ma finora una mobilitazione di massa direttamente
rivolta contro il governo non c’era. Ci avevamo provato il 31 marzo a
Milano sotto la Borsa, ma ci eravamo fermati, ancora non era in campo un
movimento generale contro Monti, la sua politica e chi li sostiene. Ora
c’è.
Lavoratrici e lavoratori del sindacalismo di base e che nella CGIL
dicono basta alla complicità e alla subalternità al governo. Movimenti
civili, in testa i disabili in sciopero della fame, ambientalisti, per
la democrazia. Tutte le formazioni politiche che hanno detto no a Monti e
al centro sinistra che lo appoggia. I protagonisti di lotte durissime,
dai No Tav a chi è stato per mesi su una torre alla stazione di Milano. E
poi un grande corteo di quegli studenti a cui bisogna riconoscere il
merito di aver aperto oggi lo scontro con il governo, e con loro giovani
precari della scuola e di ovunque.
Quello del 27 ottobre a Roma è un popolo in via di formazione e organizzazione. Il popolo anti Monti.
Il palazzo in tutte le sue espressioni, comprese le finte alternative
e le finte opposizioni, ha fatto il possibile per cancellare questo
popolo. Una censura di regime ha colpito la stessa elementare
informazione sul No Monti Day. Ma tutto questo non ha fermato le persone
che sono scese in piazza con la voglia di rompere il gelo del silenzio e
della passività. E il ghiaccio alla fine si è rotto. Siamo tornati
nell’Europa dei popoli che lottano, è solo l’inizio, sarà dura come non
mai, ma siamo partiti e non ci fermeremo più.
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