Molto di più dei 280 euro al massimo che
potrebbero risparmiare con il taglio Irpef. Un risparmio aleatorio,
perché la riduzione sull’Irpef, circa 5 miliardi, sarà superata dal
maggiore gettito dell’Iva, intorno ai 5,5 miliardi. Essendo l’Iva una
imposta regressiva che pesa maggiormente sui bassi redditi, quello che
viene dato con una mano viene tolto con l’altra. In realtà, viene tolto
molto di più, perché il Ddl prevede un risparmio dei costi per la sanità
pubblica con tagli per 1,5 miliardi. Questo si scaricherà sui
lavoratori che, visti i disastrati bilanci delle Regioni, vedranno
aumentare addizionali e ticket e ridurre le prestazioni. Quanto
risparmiato con la sanità verrà trasferito alle imprese private, che
riceveranno 1,6 miliardi in riduzioni delle tasse, come incentivi alla
produttività. Queste novità peggiorano un sistema fiscale già fortemente
iniquo e che ha contribuito a deprimere l’economia, come dimostra il
Bollettino del Dipartimento delle Finanze del Mef. Tra gennaio e agosto
2012 le imposte dirette pagate dai dipendenti privati e pubblici,
nonostante la diminuzione dell’occupazione ed il blocco dei contratti,
sono aumentate di 586 milioni, passando da 89,77 a 90,54 miliardi di
euro, mentre quelle pagate dai lavoratori autonomi sono diminuite di 402
milioni, scendendo da 9,5 a 9,14 miliardi e quelle pagate dalle società
di capitali (Ires) sono diminuite di 53 milioni, passando da 17,57 a
17,52 miliardi. È importante notare che l’aumento delle imposte
indirette (+ 4,38 miliardi, pari al +3,7%), non dipende dall’Iva, il cui
gettito è diminuito di 913 milioni di euro (-1,3%), nonostante
l’aumento dell’1%. A pesare sulla diminuzione è stata la parte relativa
agli scambi interni (-991 milioni e -1,6%), che ha subito ed anzi ha
accentuato il crollo del mercato domestico, mentre quella relativa alle
merci importate (+ 77 milioni e +0,7%) ha beneficiato dell’aumento del
prezzo del petrolio. La maggior parte dell’aumento delle imposte
indirette è dovuto all’aumento alle accise sui carburanti, per 3
miliardi (+ 24%), all’imposta di bollo per quasi 3 miliardi (+150%),
alle imposte assicurative per 1,25 miliardi (+167%). Nel corso degli
ultimi anni il sistema fiscale è diventato sempre meno progressivo: le
imposte indirette sono state aumentate e gli scaglioni e le aliquote di
quelle dirette sono stati ridotti. Il risultato si vede nel confronto
con gli altri Paesi europei. Le aliquote Iva, ora all’11% e al 22%, sono
superiori a quelle della maggior parte della Ue a 27 e dei principali
Paesi. In Germania sono rispettivamente al 7 e 19%, in Francia al 5,5 e
19,6%, nel Regno Unito 5 e 20%, in Olanda al 6 e 19%. Viceversa, mentre
da noi l’aliquota massima sui redditi delle persone fisiche è del 43%,
nel Regno Unito è del 50%, in Germania del 45% e in Francia del 48%.
L’aliquota dell’imposta sulle società (Ires), che in Italia fu portata
nel 2008 da Prodi dal 33% al 27,5%, in Francia raggiunge il 34,4%, in
Germania il 30,2% e in Spagna il 30%. L’unico modo per affrontare
seriamente la questione fiscale è alleggerire la pressione su consumi e
bassi e medi redditi e introdurre nuovi scaglioni che tassino gli alti
redditi in modo progressivo e le rendite monopolistiche.
domenica 14 ottobre 2012
IL GOVERNO DELLE TASSE E DEI TAGLI ALLA SPESA SOCIALE di Domenico Moro, www.marx21.it
Il
disegno di legge approvato dal governo e contenente le diposizioni per l’attuazione della legge di stabilità prevede misure che sposteranno
quote di ricchezza dai salariati a favore delle grandi imprese. In primo
luogo, ci sarà un ulteriore aumento dell’Iva dell’1%, l’aliquota
intermedia verrà portata all’11% e quella massima al 22%, malgrado
Monti avesse preteso tagli alla spesa sociale in modo da evitarlo e le
avesse già aumentate in precedenza. Come contentino, il governo prevede
una riduzione dell’1% delle due aliquote Irpef più basse, quella fino a
15mila euro di imponibile dal 23% al 22% e quella da 15mila a 28mila
euro dal 27% al 26%. Si tratta di una misura che ha il sapore della
presa in giro, visto che non compensa la perdita del potere d’acquisto
dei lavoratori (-3,5% nei primi sei mesi del 2012). Inoltre, i
lavoratori pubblici, secondo lo Spi CGIL, perderanno tra 2010 e 2014 dai
6000 agli 8000 euro per il mancato rinnovo contrattuale e lo stop
all’indennità di vacanza contrattuale, come previsto sempre dal Ddl
governativo.
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