L’assemblea generale del percorso del Brancaccio convocata a Roma per sabato prossimo, 18 novembre, è annullata.
Mi scuso personalmente con tutti coloro che, non di rado con
sacrificio, hanno già acquistato il biglietto del treno o dell’aereo.
E
mi scuso con tutti i cittadini che sarebbero venuti a discutere la
redazione finale del progetto di Paese che è uscito dalle Cento Piazze
per il Programma.
Il
fatto è che sono sparite una ad una, nelle ultime ore, le condizioni
minime per tenere un’assemblea democratica e per pensare che
l’itinerario del Brancaccio possa arrivare a raggiungere il suo scopo.
***
Ricordo
quale fosse il progetto del Brancaccio, nelle parole della relazione di
apertura che ho pronucniato nell’assemblea del 18 giugno: «Se
fossimo convinti che la forma partito è sufficiente, oggi non saremmo
qua: non si tratta di rifare una lista arcobaleno con una spruzzata di
società civile. C’è forte l’esigenza di qualcosa di nuovo, e di qualcosa
di più grande. Lo diciamo con le parole di Gustavo Zagrebelsky: è
necessaria la “più vasta possibile unione che sorga fuori dei confini
dei partiti tradizionali tra persone che avvertano l’urgenza del momento
e non siano mosse da interessi, né tantomeno, da risentimenti
personali: come servizio nei confronti dei tanti sfiduciati nella
politica e nella democrazia”». Un’alleanza tra cittadini e partiti,
dunque. Ma oggi
sento il dovere di denunciare pubblicamente che i vertici dei partiti
della Sinistra hanno deciso che, semplicemente, non vogliono questa
unione più vasta possibile. Non vogliono questa alleanza con chi sta
fuori dal loro controllo.
I
segretari di Mdp, Possibile e Sinistra italiana hanno scelto un leader.
E questo ha ‘risolto’ tutti i problemi: nella migliore tradizione
messianica italiana.
Poi
hanno lanciato un’assemblea, che si sta costruendo come una spartizione
di delegati tra partiti, con equilibri attentamente predeterminati. E
per di più un’assemblea che potrà decidere, sì e no, il nome e il
simbolo della lista: ma non certo la leadership (scelta a priori,
dall’alto e dal dentro), non il programma (collage di quelli dei
partiti), non le liste (saldamente in mano alle segreterie). Un teatro,
che copre l’obiettivo reale: rieleggere la fetta più grande possibile
degli attuali gruppi parlamentari. Vorrei molto essere smentito: ma ho
fortissimi argomenti per credere che, quando saranno note le liste,
tutti potranno constatare che le cose stanno proprio così.
Certo
non me lo auguro, ma temo che questa inerziale riedizione nazionale
della coalizione che in Sicilia ha sostenuto Claudio Fava (per di più
senza Rifondazione Comunista) non avrà un enorme successo elettorale.
È
anche per questo che quella dei vertici di Mdp, Possibile e Sinistra
italiana a me pare una scelta drammaticamente miope. Non è nemmeno più
questione di ‘alto e basso’, o di ‘vecchio e nuovo’: la logica è quella
per cui chi è ‘dentro’ il sistema della politica professionale si chiude
ermeticamente verso chi è ‘fuori’.
È
la logica del partito che garantisce se stesso. E il partito che è
stato lasciato fuori dall’accordo, Rifondazione Comunista, ha reagito in
modo identico. Dopo aver sostanzialmente preso in ostaggio l’assemblea
provinciale del Brancaccio a Torino, Rifondazione ha fatto capire di
voler fare altrettanto con quella del 18 a Roma: «prendiamoci il
Brancaccio», si è letto sui social.
Non
ci sono, dunque, le condizioni minime di lealtà e serenità per
garantirvi che l’assemblea non si trasformi in un campo di battaglia tra
iscritti a diversi partiti.
In
quella assemblea avremmo voluto chiedere, pubblicamente e con forza,
come ultima possibilità di una unione più vasta fuori dai confini dei
partiti, l’adozione di un percorso veramente democratico (in cui fossero
contendibili la leadership, il programma, i criteri di innovazione per
le liste): quel percorso dettagliato che avevamo mandato ai responsabili
di Mdp, Possibile e Sinistra italiana, senza peraltro ottenere
risposta. Rifondazione Comunista (l’unico partito che a questo punto
avrebbe partecipato all’assemblea) ci ha annunciato che, invece, avrebbe
preteso di votare su una proposta incompatibile con il senso stesso del
Brancaccio: e cioè quella di porre condizioni agli altri partiti, come
se fossimo un’altra forza politica in cerca di alleanze.
E
invece no: il Brancaccio non è una componente. È uno stile, un metodo,
un modo di fare politica. Avrebbe avuto successo se fosse riuscito ad
essere il
motore di un’alleanza tra partiti e forze civiche, tra iscritti a
partiti e cittadini senza tessera, non uno strumento per fare alleanze
A
questo punto lo scopo del Brancaccio, lo scopo per cui vi avevamo
convocati a Roma, è irraggiungibile in ogni caso: e non saremmo
responsabili se non dicessimo che un’assemblea senza più nulla da
decidere sarebbe solo un rissoso palcoscenico offerto all’impeto
autodistruttivo dell’ultimo partito rimasto. L’unica cosa che potrebbe
essere partorita ora, infatti, sarebbe una piccola lista di
Rifondazione, riverniciata di civismo: ma il Brancaccio era un percorso
per una vasta alleanza civica che tenesse insieme i partiti e andasse
ben oltre. Qualunque risultato diverso da questo tradirebbe il mandato
condiviso da tutti noi: non può e non deve finire con una seconda lista
improvvisata, destinata all’irrilevanza e alla coltivazione del
risentimento.
È
per questo che oggi scendo dal famoso ‘autobus’. Lo avevo promesso a
tutti voi, il 18 giugno: «questa ‘cosa’ nasce per ambire a percentuali a
due cifre: perché ambisce a recuperare una parte dell’astensione di
sinistra. E se dovesse ridursi a una lista arcobaleno con davanti le
sagome della cosiddetta ‘società civile’ saremo i primi a dire che il
tentativo è fallito». Ecco: oggi, lealmente, vi dico che è così.
***
Se almeno un successo possiamo riconoscerci è stato quello di aver parlato una lingua nuova, radicale, diretta.
Di
aver saputo indicare con forza le contraddizioni insanabili del
progetto che partì da Piazza Santi Apostoli il 1° luglio. Di aver
denunciato la follia di un centrosinistra composto con il Pd; e di aver
indicato con forza la necessità di un quarto polo di sinistra
radicalmente alternativo a tutto il resto.
Ebbene,
questa prospettiva è stata vincente: anche per merito della presenza
inedita e indiscreta del Brancaccio. A dimostrarlo è il
testo della ‘lettera di intenti’ che è stata sostanzialmente ‘imposta’ a
Mdp, e alla cui redazione abbiamo contribuito in modo decisivo (nel
pieno rispetto del mandato del 18 giugno: quello di verificare le
condizioni per una lista unica e credibile).
Quel
testo demolisce tutti i ‘risultati’ del centrosinistra, e anzi impegna a
ribaltarli: delineando il profilo di una sinistra radicale in Italia.
Dopo
questo indiscutibile successo, è però subito arrivata la totale
chiusura sul percorso democratico e sull’innovazione delle liste.
E questo è per noi inaccettabile. Perché
in un’assemblea costituita con metodo democratico, cioè veramente
libera dal controllo dei partiti, avremmo chiesto con forza 4 vincoli: la
presenza nei posti concretamente eleggibili della lista proporzionale
di un 50% di donne; di un 30 % di under 40; di un 50% di candidati mai
stati in Parlamento; e infine la non candidabilità di chi ha avuto ruoli
di governo.
Sono
sicuro che un’assemblea libera avrebbe considerato con interesse queste
minime prove di credibilità. Prove di credibilità necessarie, perché se
versi il vino nuovo in otri vecchi, e compromessi, accade quel che
accade in queste ore: mentre si annuncia una forza politica di Sinistra
alternativa al Pd, si legge che Bersani tratta in segreto con Renzi
un’alleanza di fatto. Vero, falso? Un dilemma che non esisterebbe se la
guida fosse rinnovata, e democraticamente scelta.
Ma
non ci arrendiamo: la forza del manifesto su cui avrebbe potuto
fondarsi una lista davvero nuova era la forza del progetto di Italia che
è venuto fuori dalle cento assemblee del programma.
Quello
che, nella nostra ingenuità, avremmo voluto discutere e approvare il
18: prima di essere travolti dall’onda del cinismo del ceto politico.
È
per questo che ci impegniamo a restituirvi tutti i materiali che ci
avete inviato, rifusi in un progetto unitario che potremo discutere
pubblicamente, insieme, in un incontro che fisseremo nei prossimi mesi:
per misurare su quel metro radicale i programmi delle liste che andranno
alle elezioni.
E per ripartire da lì.
***
Perché vogliamo ripartire. Innanzitutto comprendendo fino in fondo i nostri errori.
Lo
diciamo con sincerità: se non siamo riusciti a condurre in porto il
nostro progetto non è solo a causa del cieco egoismo dei partiti.
Il
18 giugno avevamo detto: «C’è chi teme che i partiti controllino questo
processo, come burattinai da dietro le quinte. Questo rischio esiste. E
l’esito di questo processo dipende tutto da quanti saremo, e da quanto
determinati saremo. Vogliamo costruire una vera ‘azione popolare’. Ma ci
riusciremo solo se la partecipazione senza tessere sarà così ampia da
superare di molte volte quella degli iscritti ai partiti. Una lista di
cittadinanza a sinistra: questo vogliamo costruire».
Ebbene:
non è stato così. Le nostre assemblee in tutta Italia sono state tante,
bellissime, importanti. E non abbiamo parole per ringraziare tutti
coloro che hanno investito il loro tempo e la loro passione in questa
breve stagione di entusiasmo civico e politico.
Ma
– noi due per primi – non siamo stati capaci di ‘travolgere’ i partiti
suscitando un’ondata di partecipazione nuova e senza etichette. Se
nessuno dei segretari di partito cui ci siamo rivolti ha compreso
minimamente la vitale importanza di cedere sovranità a un progetto più
grande, è stato perché il popolo della sinistra non li ha costretti a
farlo con la forza della partecipazione.
Eppure
– nonostante tutti questi fatali limiti – in questi mesi abbiamo
sentito spirare un vento nuovo: in quanti ce lo avete detto, e scritto!
Ebbene,
vorremmo che questo spirito, questo entusiasmo che non si vedeva da
tanto tempo, continui a soffiare. Anzi vorremmo riuscire a contagiare
più cittadini possibile.
Per
questo abbiamo Anna ed io abbiamo costituito un’associazione, che si
chiama Democrazia ed Eguaglianza, ed è in quella associazione che,
subito dopo le elezioni, vogliamo riprendere il cammino, organizzandoci e
moltiplicandoci.
Accogliendo tutti coloro che vorranno partecipare: donne e uomini, con o senza tessere politiche o associative in tasca. Ma senza un ruolo dei partiti come tali, e senza i loro apparati, questa volta: perché sbagliando si impara. Intendiamoci: tanti,
anche nei partiti, si sono impegnati con generosità in questo percorso,
convinti che la funzione delle proprie forze politiche fosse quella di
convergere insieme a tutti gli altri in un unico spazio comune e
democratico. Ma queste aspirazioni sono state tradite dai vertici di
quegli stessi partiti.
Come
dicono parole antiche, piene di saggezza profetica: «non apparteniamo
oggi ad una città stabile: lavoriamo per costruire la città futura».
È
dunque l’ora di costruire una Sinistra dal basso, una coalizione
sociale e civica. Per costruirla sulle strade, nelle periferie, nelle
povertà. Attraverso la reciprocità e la cooperazione. Per costruirla con
la conoscenza, la critica, la capacità di accendere e collegare tanti
fuochi di azione popolare. Per metterla in grado, quando sarà il
momento, di riportare nei comuni e in Parlamento il popolo italiano. Per
attuare la Costituzione, per rovesciare il tavolo delle diseguaglianze,
per invertire la rotta.
Ora
serve inevitabilmente un impegno di medio periodo: per questo c’è
l’associazione, e ci sarà un nuovo cammino da affrontare insieme.
Ma
il percorso, così come lo avevamo proposto al Brancaccio e discusso
insieme, non c’è più. Questo non vuol dire che si debba cedere alla
rassegnazione. Nonostante la situazione in cui siamo, in tante e tanti
non hanno alcuna intenzione di mollare. Lo abbiamo capito dalla pioggia
di messaggi queste ultime, difficili, ore: e anche di questa vi
ringraziamo.
Dopo
aver promosso assemblee, dato battaglia nei propri partiti, coinvolto
esperienze civiche e comitati o lavorato con determinazione a far
collaborare persone diverse in nome di un obiettivo comune, l’impegno di
tante e tanti continua: perché solo le spinte dal basso possono
modificare uno spartito già scritto, e sorprendere tutti.
Mentre la sinistra che già c’è
continua il proprio cammino, purtroppo solitario, in tanti
continueranno a dare battaglia nella società, nelle associazioni e anche
nei partiti per invertire la rotta, e iniziare dar corpo e forza alla
sinistra che non c’è ancora, e di cui questo Paese ha tremendamente
bisogno.
Grazie a voi tutti, e scusatemi per tutti i miei errori e i miei limiti,
Tomaso Montanari
Acerbo (Prc): «Grande amarezza per annullamento assemblea Brancaccio. Restiamo d’accordo con obiettivi iniziali del percorso»
COMUNICATO STAMPA
SINISTRA – ACERBO (PRC): «GRANDE AMAREZZA PER ANNULLAMENTO
ASSEMBLEA DEL BRANCACCIO DI MONTANARI E FALCONE. RESTIAMO D’ACCORDO CON
GLI OBIETTIVI INIZIALI DEL PERCORSO»
«Con grande amarezza – dichiara Maurizio Acerbo, segretario
nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea – stamattina
abbiamo preso atto dell’annullamento dell’assemblea che avrebbe dovuto
rilanciare il percorso del Brancaccio.
Tomaso Montanari ha ricostruito le circostanze che hanno portato alla decisione.
Invece di investire sul Brancaccio, cioè la creazione di una
lista unica a sinistra davvero innovativa e non solo partitica,
MDP-SI-Possibile hanno preferito un accordo di vertice su un profilo
politico ambiguo che prelude a liste che riprodurranno gli attuali
gruppi parlamentari.
Noi abbiamo sempre pubblicamente condiviso i criteri proposti da
Tomaso e Anna per costruire liste innovative e aperte e che dessero il
segno di una rottura con i governi del centrosinistra e gli errori del
passato. Non condividiamo la scelta di annullare assemblea perchè
riteniamo che il Brancaccio abbia tutto il diritto di proporre contenuti
e metodi per costruire lista unitaria.
Comprendiamo il momento e non ce la prendiamo con l’ingenerosa
simmetria tra il comportamento di MDP-SI-Possibile e la nostra coerente
partecipazione al percorso.
Noi fin dal primo momento abbiamo detto che solo sul terreno di
una “sinistra nuova e radicale” come quella proposta al Brancaccio a
giugno avremmo partecipato a una lista “unica” ed è per questo che non
ci siamo seduti ai tavoli tra partiti.
Eravamo e siamo convinti, come Tomaso Montanari e Anna Falcone
hanno ripetuto mille volte, che unità, radicalità, partecipazione e
rinnovamento delle liste siano elementi indispensabili per costruire una
proposta credibile per milioni di persone di sinistra che non votano
più o si sono rivolti verso il M5S.
Tomaso Montanari lo attesta scrivendo che il nostro è “l’unico
partito” rimasto nel percorso che lui e Anna Falcone hanno promosso.
Continueremo a lavorare nello spirito del Brancaccio e delle
cento assemblee che si sono svolte: per una lista unitaria della
sinistra antiliberista, alternativa al Pd e alle altre destre, che si
batta per un programma di attuazione della Costituzione, costruita con
la democrazia e la partecipazione dal basso».
"Hanno fatto tutto loro ma la colpa è dell'estremismo di Rifondazione!". Intervento di Cesare Di Gesaro
Riepiloghiamo. Mdp, SI e Possibile con al benedizione di Montanari fanno
un documento segreto al quale, si viene a sapere da Turci, si lavorava
da mesi, nel quale viene definito un perimetro. Documento anche
condivisibile ma lacunoso.
Huffpost ne viene in possesso e lo pubblica, facendo (giustamente) imbestialire chi ne è stato escluso. Ancora oggi gli autori del documento non hanno spiegato le ragioni dell'esclusione.
La situazione precipita. Scoperti i giochi, S! e Mdp annunciano assemblee di partito per il 19 novembre, il giorno dopo dell'assemblea del Brancaccio, per approvare il documento e andare ad una assemblea fondativa della lista di sinistra il 2 dicembre con le forze politiche che hanno redatto il documento che doveva rimanere segreto fino al 18.
Intanto i firmatari vanno ad un incontro con il Presidente del Senato, che si è dimesso dal Pd, dopo aver agevolato il voto di fiducia sul Rosatellum, e gli chiedono di diventarne il rappresentante di punta.
Non apriranno al Pd, dicono, e a Pisapia che vuole ricostruire un nuovo centrosinistra con il Pd.
Campo Progressista tiene la sua conferenza e la Presidenta della Camera viene acclamata come il nuovo leader del nuovo centrosinistra.
Il supposto leader della sinistra (il Presidente del Senato) chiama subito la nuova leader del nuovo centrosinistra (la Presidenta della Camera) per congratularsi con il suo intervento e per riferirle che c'è unità d'intenti.
Salta l'assemblea del Brancaccio del 18 novembre.
Hanno fatto tutto loro. Ma la colpa è dell'estremismo di Rifondazione.
testo dal profilo Facebook
Huffpost ne viene in possesso e lo pubblica, facendo (giustamente) imbestialire chi ne è stato escluso. Ancora oggi gli autori del documento non hanno spiegato le ragioni dell'esclusione.
La situazione precipita. Scoperti i giochi, S! e Mdp annunciano assemblee di partito per il 19 novembre, il giorno dopo dell'assemblea del Brancaccio, per approvare il documento e andare ad una assemblea fondativa della lista di sinistra il 2 dicembre con le forze politiche che hanno redatto il documento che doveva rimanere segreto fino al 18.
Intanto i firmatari vanno ad un incontro con il Presidente del Senato, che si è dimesso dal Pd, dopo aver agevolato il voto di fiducia sul Rosatellum, e gli chiedono di diventarne il rappresentante di punta.
Non apriranno al Pd, dicono, e a Pisapia che vuole ricostruire un nuovo centrosinistra con il Pd.
Campo Progressista tiene la sua conferenza e la Presidenta della Camera viene acclamata come il nuovo leader del nuovo centrosinistra.
Il supposto leader della sinistra (il Presidente del Senato) chiama subito la nuova leader del nuovo centrosinistra (la Presidenta della Camera) per congratularsi con il suo intervento e per riferirle che c'è unità d'intenti.
Salta l'assemblea del Brancaccio del 18 novembre.
Hanno fatto tutto loro. Ma la colpa è dell'estremismo di Rifondazione.
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