di Andrea Ferroni, Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e
Il 18 Novembre
avremmo dovuto partecipare – dopo oltre 100 assemblee territoriali – ad
una assise decisiva del percorso iniziato al teatro Brancaccio di Roma il 18 Giugno
scorso. Il Brancaccio ha rappresentato per me una reale occasione, un
vero momento di discussione e partecipazione tra i tante e le tante (non
tutti purtroppo) che in questi anni hanno resistito e continuano a
resistere faticosamente, ma con un coraggio da leoni, nelle strade,
nelle città, nelle province, nei luoghi di lavoro e in ogni aspetto
della propria vita alle politiche neoliberiste. Penso a tutti noi, a chi
milita nelle associazioni, nei movimenti, negli spazi sociali, nei
partiti; a chi, organizzando e partecipando ai comitati del NO al
Referendum del 4 Dicembre
ha festeggiato con noi la vittoria nella battaglia in difesa della
costituzione; a chi ancora riempie le piazze, a chi si getta anima e
corpo nelle lotte, a chi ancora insegue la certezza che un altro mondo
non solo sia possibile, ma sia anche necessario. Per me questo è stato, e
rimane, il percorso del Brancaccio, un modo per rovesciare tutto, per
invertire la rotta di un paese ormai vittima da tanti anni delle
politiche neoliberiste, portate avanti sia dal centro-destra che dal
centro-sinistra. L’espressione “rimane” non è casuale, abbiamo
l’occasione e la necessità di non rovinare quanto di buono fatto in
questi mesi e migliorare il percorso. La necessità è quella di dare voce
alle mille vertenze di conflitto sociale aperte in questo Paese,
pensiamo alla campagna Stop-Ttip, agli operai dell’Ilva che occupano la
fabbrica, agli studenti che scendono nelle piazze italiane per dire No
all’alternanza scuola-lavoro, ai No-Tav, ai No-Tap e molti altri ancora,
questi dovranno essere il nostro programma vivente. Per farlo va
ribadito che il percorso del neoliberismo in Italia non inizia con la
stagione del renzismo, quindi con Jobs Act e Buona Scuola, ma delle
riforme precedenti che hanno fatto da spartiacque a quest’ultime,
pensiamo alla riforma Treu sul lavoro e alla riforma Berlinguer per la
scuola. Per questo l’appello lanciato dai compagni dell’Ex OPG Occupato –
Je so’ pazzo di Napoli (che viene fuori dalla pancia e dal cuore) di
riaprire e ravvivare a partire dalle assemblee territoriali e da tutte
le forze pulite li presenti un percorso dato dai media per morto non può
che essere accolto, condiviso e rilanciato con entusiasmo. A questi
compagni sono grato anche perché la proposta parte proprio da chi dal
Brancaccio si era sentito sbattuto fuori. Alla luce di queste mie brevi
riflessioni, mi unisco al loro appello e chiedo perciò a tutti/e (in
primis ai Giovani Comunisti, ma in maniera più ampia anche a tutta la
mia generazione) uno sforzo sovraumano che, a partire da questo sabato,
possa davvero ambire a ricompattare le numerose, generose e fondamentali
esperienze dell’alternativa socialista reale disseminate nei nostri
territori, troppo spesso, ahimè, atomizzate. Il 18 Novembre
andiamo tutti e tutte a Roma, partecipiamo all’assemblea da
protagonisti, dimostriamo che il popolo, quando sa organizzarsi, non ha
bisogno di mentori, leader, messia o padroni. Dimostriamolo lavorando
insieme per costruire la rappresentanza delle istanze di chi subisce
l’ingiustizia e la marginalizzazione sociale e della parte migliore del
paese, quella propositiva e solidale. Possiamo ambire a rappresentarli
perché loro siamo noi. E possiamo costruirla dalla base, perché noi
siamo la base. Sono anni che ci dipingono come nichilisti, superficiali
svogliati e individualisti: non siamo appassionati alla politica, siamo
disinteressati alla società, rassegnati e indifferenti; dimostriamo che
non è così. E’ arrivato il momento di riprenderci il presente per
costruire un futuro diverso. E cambiare questo paese da protagonisti.
Stavolta davvero.
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