Care/i compagne/i,
Rifondazione Comunista non ha mai rinunciato a un approccio unitario a sinistra.
Non a
caso – come ha sottolineato Tomaso Montanari – siamo stati l’unico
partito che è rimasto dentro il percorso partecipato del Brancaccio.
Lo
abbiamo fatto con la consapevolezza che solo attraverso una forte
discontinuità e rottura col passato sarebbe stato possibile costruire
una lista di sinistra unitaria e credibile.
Le questioni che abbiamo posto sono quelle echeggiate in decine di assemblee in tutta Italia.
Ne riepiloghiamo alcune perché non ci stancheremo mai di ripeterle.
- Programma radicale e di rottura con le politiche neoliberiste degli ultimi 25 anni.
-
Profilo politico chiaro: impossibile qualsiasi alleanza con il PD prima
e dopo le elezioni, perché va ricostruita la sinistra, non riproposto
il centrosinistra.
-
Percorso partecipato e criteri per le liste che garantiscano
rinnovamento profondo e un profilo non inchiodato ai governi di
centrosinistra responsabili delle politiche neoliberiste.
Nessuno di questi aspetti è presente nella proposta di lista che sarà ufficializzata il 3.
Non c’è
radicalità programmatica, non c’è profilo chiaro e infatti Bersani dà
appuntamento nel prossimo parlamento al PD, saranno candidati gli
uomini di governo del passato.
Mancano
persino l’abolizione della legge Fornero, del Fiscal Compact, del
pareggio di bilancio inserito ai tempi di Bersani nella Costituzione
minandone le fondamenta.
Il
risultato non è la «sinistra nuova e radicale» invocata dal Brancaccio
ma semplicemente il vecchio centrosinistra – quello che sostenne il
governo Monti e/o la successiva coalizione Italia Bene Comune – che si
contrappone al Pd renziano.
In
queste condizioni come si può pensare che Rifondazione possa sostenere
liste bloccate che per gran parte rappresenterebbero un centrosinistra
con cui abbiamo rotto da lunghissimo tempo?
Come si
può pensare che la sinistra radicale o antiliberista possa far votare
liste bloccate con candidati che nel prossimo parlamento potrebbero
ritrovarsi col PD o in un «governo del presidente » a votare altre
misure antipopolari come hanno fatto fino a pochi giorni fa?
Come si
può pensare che le persone che per anni si sono battute contro il
neoliberismo, la guerra e per i beni comuni possano farsi rappresentare
da quei leader che nel passato sono stati gli alfieri del blairismo?
Noi non
abbiamo posto veti pregiudiziali coscienti che nel paese è forte la
domanda di unità in quel poco di popolo di sinistra che residua da 25
anni di delusioni.
Però abbiamo posto – come ha fatto lo stesso Brancaccio – l’esigenza di un’indispensabile discontinuità.
Il
risultato di aver negato persino la legittimità di queste questioni è
che il 3 dicembre darà vita a una lista che rappresenta uno scontro
dentro ai gruppi dirigenti del centrosinistra – e giornalisticamente
viene rappresentata come la rivincita di Bersani e D’Alema – e che viene
vista più come espressione di una lotta di potere che come strumento di
riscossa per i ceti popolari. Tutto il contrario di quel che accade nel
resto d’Europa dove ovunque è cresciuta raccogliendo grandi consensi e
attivando partecipazione e entusiasmo una sinistra radicale che ha forti
caratteristiche anti-establishment e di rottura con le classi dirigenti
responsabili delle politiche antiliberiste.
Questo
esito è stato determinato innanzitutto dalla scelta di SI di non
investire sull’unità con le formazioni della Sinistra Europea come
Rifondazione Comunista e Altra Europa nè sul Brancaccio.
Anche
l’ultima assemblea nazionale di SI ha visto la bocciatura delle pur
timide proposte dei settori che cercavano di riaprire il dialogo con chi
ha partecipato al Brancaccio.
Ci
rivolgiamo ai dirigenti e ai militanti di SI chiedendo il coraggio di
una svolta nel segno della ricerca dell’unità con chi le politiche
neoliberiste le ha contrastate, con chi in Europa sta dalla parte delle
forze che si battono contro i trattati nel GUE e nel partito della
Sinistra Europea. E concretamente chiediamo di affrontare le questioni
ineludibili poste da Rifondazione Comunista e dallo stesso Montanari.
Noi
stiamo lavorando a partire dall’assemblea del Teatro Italia affinché una
lista di sinistra nuova e radicale sia presente alle prossime elezioni e
proprio per questo riproponiamo il tema dell’unità: serve una sinistra
antiliberista nettamente alternativa al PD e al centrosinistra e vi
invitiamo a costruirla insieme.
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