mercoledì 27 aprile 2011

INTERVISTA A STEFANO VINTI: “È L’ORA DEL POLO DELLA SINISTRA DI

D. Il Governo ha deciso di bombardare la Libia
R. Decisione scellerata di un governo incapace di tenere una linea di condotta decente. Decidere il 25 aprile di violare così palesemente l’art. 11 della Costituzione è un insulto all’intelligenza del paese. Ma il sostegno del PD a questo ulteriore coinvolgimento dell’Italia nella “guerra del petrolio” è sconcertante.
D. Che si fa?
R. Occorre rilanciare con forza la mobilitazione contro questa guerra e contro tutte le guerre, per il rispetto della nostra Costituzione repubblicana, per la richiesta di una soluzione pacifica del conflitto.
D. Perché Tripoli è bombardata e Damasco no?
R. Perché la guerra in Libia è per il controllo dei pozzi petroliferi mentre in Siria non ce ne sono. Per le potenze imperialiste e neo – colonialiste le istanze e le lotte per la democrazia dei popoli africani e asiatici sono una scusa per intervenire e non pagare ulteriori tangenti ai dittatori e alle oligarchie locali che hanno assicurato stabilità e certezza dell’approvvigionamento del petrolio
D. Mentre l’esercito israeliano in Palestina si è concesso di tutto?
R. Esattamente. La drammatica situazione palestinese non è da tempo una priorità della politica internazionale. L’orribile assassinio del compagno Vittorio Arrigoni è la dimostrazione lampante di una situazione insostenibile. Ma altrettanto impressionante è stata l’assenza delle autorità istituzionali al funerale di Vittorio. Evidentemente a questi signori non interessa “restare umani”.
D. Che occorre fare per contrastare questa deriva?
R. Innanzitutto non rassegnarsi, non arrendersi e resistere. Come? Costruendo una soggettività politica plurale, un polo della sinistra di alternativa che, seppur tra diversi, definisca un programma politico culturale e sociale, contro la destra populista e neoautoritaria, autonomo dalla sinistra moderata. Un polo della sinistra di alternativa, definito da due grandi discriminanti: rifiuto della guerra e lotta al neoliberismo.
D. Chi potrebbe partecipare a questo polo della sinistra di alternativa?
R. Immagino le forze organizzate: quelle che compongono la FdS (Prc – PDCI, socialismo 2000 ecc…), Sel, Sinistra Critica, associazioni e movimenti. Tutti uguali, senza pretese di egemonia, riconoscendosi l’un l’altro, diversi ma unitari.
D. E in Umbria?
R. Anche in Umbria c’è la necessità di costruire la “Sinistra di Alternativa”. Nella nostra regione esiste un potenziale elettorale, confermato anche dalle ultime elezioni regionali, che si aggira intorno al 20% degli elettori. Sono tre tornare elettorali regionali che a sinistra del Pd/PdS/DS,
esiste un elettorato che oscilla tra il 17 e il 20% . Penso che le forze che lo rappresentano dovrebbero costruire forme permanenti di coordinamento, relazioni politiche stabili, sia a livello istituzionale che politico per incidere realmente sulle scelte che si andranno a compiere e soprattutto per reinsediarsi nella società regionale a partire dai luoghi di lavoro e di studio.
D. Su quali punti programmatici?
R. Le forze della FdS, Sel, Sinistra Critica, IdV e tanti movimenti e associazioni umbre hanno un ventaglio veramente grande di punti unitari. Pensiamo solamente alla campagna referendaria, indipendentemente se sarà perpetrato o meno lo scippo del governo. Il rifiuto della scelta nucleare e il sostegno alle fonti rinnovabili evoca un nuovo modello di produzione di energia, un nuovo rapporto produzione, ambiente, uomo. L’opposizione ai processi di privatizzazione del ciclo delle acque ci parla dei “beni comuni”, di come sottrarre l’acqua, la formazione, l’istruzione, i servizi essenziali a partire dalla sanità, alla logica del mercato e alla dittatura del profitto, di come progettare il passaggio dal pubblico al bene comune, programmato e controllato dagli utenti, dai cittadini, dalle comunità locali, dai lavoratori. L’opposizione al legittimo impedimento, invece, ci dice che tutti concordiamo col principio che “la legge deve essere uguale per tutti”, contro lo svilimento dello “Stato di diritto” e le leggi ad personam. Questo è già un programma politico unitario ma che deve essere articolato a livello regionale.
D. Altri temi? Questioni?
R. Tutti quelli che si stanno opponendo alla logica di Marchionne, non hanno un’idea simile del ruolo del lavoratore e del ciclo produttivo, dei limiti dell’imperio dell’impresa, dei diritti inalienabili del lavoro subordinato? Non è una idea di società diversa dalla quale partire tutti assieme e costruire una reale controtendenza culturale e sociale alla egemonia dei paradigmi del liberismo imposti da Confindustria e dalle sue rappresentanze politiche dirette e indirette? A me pare proprio di si.
D. Quali questioni in Umbria si possono affrontare unitariamente?
R. Ad esempio la politica dei rifiuti. Se siamo tutti concordi che non c’è niente di più vecchio, dannoso ed antieconomico per gli interessi generali della collettività umbra della costruzione di un mega inceneritore, occorre costruire massa critica nella società, sviluppare una battaglia culturale e di informazione unitaria per definire una proposta alternativa a quella prevalente prevista per la chiusura del ciclo in Umbria. Inoltre ritengo che la sinistra dovrebbe sviluppare un’analisi condivisa sugli effetti in Umbria della riforma federalista dello Stato. Pensare e proporre soluzioni e progetti per una riconversione ecologica della apparato produttivo regionale e dello sviluppo della “Green Economy” in Umbria, così come per la riforma endoregionale e il superamento delle Comunità montane. Ma la sinistra umbra, a fronte dei tagli e della ristrutturazione dell’università attuata dal governo, è normale che non si interroghi, non agisca, non prenda posizione e non avvii iniziative sul ruolo dell’università? E come può la sinistra umbra ripensare la partecipazione dei cittadini attraverso una nuova “democrazia partecipata”? Oppure, se in Umbria i salari, gli stipendi e le pensioni sono le più basse del centro – nord, perché tutti assieme non poniamo, come priorità regionale la “questione salariale”? E perché non poniamo il ruolo delle multinazionali in Umbria e la questione delle delocalizzazioni produttive?
D. Insomma il lavoro come cemento unitario della sinistra di alternativa?
R. Certo il lavoro e pure il reddito. La precarietà è dilagante, assieme alle esternalizzazioni delle funzioni pubbliche e l’aumento del costo dei servizi pubblici. Lavoro meno retribuito, servizi a rischio e più cari, precarietà, una tenaglia che mette a rischio la coesione sociale regionale; se non è la sinistra che prende di petto questi temi chi lo deve fare? Dal mio punto di vista è necessario lanciare una campagna per il reddito sociale contro la precarietà del lavoro e della vita, per riformare lo stato sociale, per aprire nuovi orizzonti di libertà e dei diritti individuali e collettivi. Difesa del lavoro che c’è, reddito sociale e lotta alla precarietà: sembra poco? Per la lotta alla precarietà partiamo dalle dieci proposte avanzate da “Sbilanciamoci” e costruiamo un movimento che articoli le proposte a livello umbro. Si può fare, basta volerlo.
D. Ma ora i rapporti a sinistra come sono?
R. Saltuari e le nostre forze sono in competizione tra loro, impegnate a difender il loro piccolo recinto. Una posizione miope, minoritaria e senza respiro. Occorre pensare in grande e lanciare la sfida dell’unità, dell’unità possibile a sinistra. Unità tra diversi, unità per essere efficaci e determinanti, oltre i piccoli egoismi dei gruppi dirigenti, oltre le legittime ma ormai paralizzanti battaglie identitarie.
D. E il rapporto con la sinistra moderata, e il PD in particolare?
R. Ci serve un polo della sinistra autonomo, politicamente e culturalmente, tanto forte da non temere una sana politica delle alleanze ad iniziare dal PD. Per aiutare le tante energie del PD prigioniere di una logica di potere, di salvaguardia delle posizioni acquisite, disponibili invece ad una politica di rinnovamento e di salvaguardia delle conquiste sociali e di potenziamento dei
diritti del lavoro. Lo scontro in atto nel PD umbro è questione che riguarda tutti e la sinistra non può essere una mera spettatrice, ma deve assumere un ruolo attivo e propositivo. Il rischio reale oggi è che le singole forze della sinistra vengano utilizzate ora da una parte ora dall’altra parte del PD come forze di complemento a fini esclusivamente interni al partito di maggioranza
relativa. Quindi forze subordinate, dal respiro politico corto, con scarsa capacità di incidere sui processi economici, sociali e culturali a livello regionale. Occorre una svolta per modificare questo stato di cose. Lo può fare solo un forte polo della sinistra di alternativa radicato nella società e nelle istituzioni.
D. Quali previsioni per questa tornata elettorale amministrativa in Umbria?
R. Il centrosinistra sconta delle evidenti difficoltà anche se la partecipazione massiccia alle primarie di Assisi, Città di castello e Gubbio segnano una controtendenza positiva. Comunque il centro – sinistra può affermarsi in molte realtà, anche se temo che le divisioni potranno
avvantaggiare la destra. Una destra, ben inteso, senza idee e senza proposte realmente alternative.
D. La sinistra come si presenta all’appuntamento?
R. Purtroppo non bene. Divisa e con le diverse formazioni in concorrenza tra loro a spartirsi quel 20% circa di elettorato. Una scelta autolesionista che con la riduzione per legge dei consiglieri comunali, nei comuni più grandi da 30 a 24, impedirà a diverse liste di arrivare al quorum necessario per leggere un consigliere. Purtroppo è stata rifiutata la nostra proposta di andare alle elezioni comunali con liste unitarie della sinistra, per settarismo e voglia di
contarsi di chi pensa di avere il vento in poppa. Ma sbagliamo. Passata questa campagna elettorale rilanceremo il processo unitario della sinistra.
D. Il 6 maggio è sciopero generale indetto dalla CGIL
R. Lo sciopero deve riuscire, vuotare le fabbriche e portare tutti a Terni alla manifestazione. Anche in questa occasione la sinistra può promuovere iniziative unitarie e caratterizzare lo sciopero generale, nato male e parziale, in termini politici e sociali. Per l’Italia e per l’Umbria.
D. Per concludere Segretario?
R. Cerchiamo compagni di strada, ancora con più determinazione di ieri…



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