Lo Stato espropria il TFR!! Non lo dico io, lo dice la Corte dei Conti. Nella deliberazione n.1/2011/G, la Corte di Conti afferma che, al di fuori e contro la legge vigente, il Governo sta utilizzando i soldi derivanti dall’accantonamento, presso il fondo di tesoreria dello stato gestito dall’INPS, del TFR dei dipendenti delle aziende private con almeno 50 dipendenti, come deciso nella legge finanziaria del 2007 (art.1 c.755 e successivi L.296/06).
Dal 2007 al 2010 sono stati utilizzati 15,860 miliardi di euro sottratti dal Governo a questo fondo, è inoltre previsto l’utilizzo di altri 2,6 miliardi di euro nel 2011. La legge sopra citata stabilisce che questo fondo debba essere una garanzia del pagamento delle pensioni da parte dell’INPS e autorizza a usarli per investimenti e spese infrastrutturali; con la finanziaria del 2010 è stata aggiunta la possibilità di utilizzo per squilibri nella gestione sanitaria.
Il Governo non è assolutamente autorizzato a usarli per la spesa corrente.La Corte dei conti dice che c’è un grave problema di trasparenza perchè solo per poche voci è stato possibile conoscere la finalizzazione della spesa. In termini di trasparenza, poi, dal 2010 la situazione è peggiorata e per il 2011 non ci sono indicazioni sugli specifici utilizzi previsti.
La Corte dei Conti dice in sostanza che i soldi sono stati usati come entrata indistinta e generica del bilancio e vanno a coprire il deficit.
Inoltre non è previsto nessun meccanismo di reintegro dei fondi sottratti. Il Governo si è giustificato dicendo che la legge stabilisce che si tratta di un fondo che funziona a ripartizione, cioè le entrate correnti servono per coprire le uscite correnti, esattamente come per la pensione pubblica. Questa interpretazione è confermata dalla circolare INPS n.70 del 2007 che specifica anche che tale contributo “viene ad assumere la natura di contribuzione previdenziale”. Il Governo afferma anche che non c’è nessun pericolo di uno squilibrio fra entrate ed uscite, perchè le entrate allo stato attuale e per il futuro saranno sempre superiori alle uscite. La Corte dei Conti contesta l’affermazione del Governo dicendo che è basata su presupposti troppo generici: non è chiaramente definito nè quanti sono i lavoratori interessati né quanti sono assunti e quanti licenziati nelle aziende obbligate al versamento né qual è la tipologia delle aziende e dei lavoratori. Non è nemmeno chiaramente definito a quanto ammonta esattamente quanto è stato versato nel fondo.
Onde evitare equivoci bisogna chiarire che non appare a rischio il pagamento del TFR. Infatti la legge dice che il lavoratore che smette di lavorare chiede il TFR all’azienda, l’azienda a sua volta si rifà sull’INPS non pagando la quota di TFR da versare per i lavoratori rimanenti e, se non basta, operando una trattenuta sui contributi pensionistici dovuti. Il fondo garantisce la copertura delle mancate entrate all’INPS.
Qui si pone il problema: se il fondo del TFR dovesse andare in passivo chi ci rimette? Ci vorrebbe, dice la Corte dei Conti, un aumento della tassazione o dei contributi. Aggiungo io che, altrimenti, il Fondo Pensioni dei Lavoratori Dipendenti dell’INPS, senza la copertura dei mancati versamenti delle aziende, coprendo l’eventuale buco del fondo di fatto finanzierebbe il deficit del bilancio dello stato. Non è nota, dice sempre la Corte dei Conti, nemmeno la quota destinata a compensazione dei benefici fiscali concessi alle imprese conferenti il TFR alla previdenza complementare o al fondo di tesoreria (art.1 c.764-766 L.296/06). C’è da aggiungere che le aziende interessate sono esonerate anche dal versare la quota del TFR dovuta per il fondo di garanzia che è quello che permette all’INPS di pagare il TFR dei lavoratori delle aziende che falliscono (Circ. INPS n. 23/ 2007). La mia sottolineatura è che il TFR viene usato per coprire l’incentivo fiscale alla previdenza complementare: secondo il mio modo di pensare una vera porcheria. La Corte dei Conti con maggiore aplomb si chiede come mai s’incentivano le assicurazioni private contro la previdenza pubblica. Per la Corte dei Conti ciò appare in contrasto con l’art.3 della Costituzione, quello che parla dell’uguaglianza dei cittadini che deve essere garantita dallo stato.
In sostanza il bilancio dello stato si aggiusta, le imprese sono comunque a posto, chi rischierebbe sono solo i lavoratori dipendenti e i pensionati o con nuove tasse e contributi o con il depauperamento dei contributi pensionistici. La Corte dei Conti definisce il comportamento complessivo del Governo al confine fra esproprio senza indennizzo e prelievo fiscale indiretto. Un giudizio che non si può non condividere.Da rilevare che il prelievo del TFR era già cominciato con il governo di centro sinistra anche se con qualche accortezza formale in più. Il fondo del TFR deve tornare sotto controllo e rientrare dei soldi sottratti fuori delle regole; già ci sono state prese di posizione in questo senso, come quella della CGIL.
In questo contesto è chiaro perchè non viene nemmeno presa in considerazione l’ipotesi di permettere ai lavoratori di versare il proprio TFR al fondo pensioni dell’INPS. Sarebbero soldi che il Governo considererebbe sottratti alla propria possibilità di finanziare manovre di bilancio senza controllo. Anche per questo però è una proposta da fare: si salvaguarda di più il TFR, s’incrementa la pensione pubblica, è un’alternativa alla pensione privata.
Gianni Paoletti, www.piovonopietre.it
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