martedì 7 maggio 2013

Cosa significa “governo di necessità”di Alessandro Gilioli, L'Espresso


Cosa significa “governo di necessità”
Non si sa bene se ridere o piangere di fronte all’ultima infornata di poltronissime, quella dei presidenti delle commissioni. Non solo perché ci sono tutti i peggiori volti da talk show della Seconda Repubblica, ma soprattutto perché rappresentano una sorta di disvelamento del vero scopo di questo governo e di questa maggioranza, già peraltro abbastanza evidente nella scelta dei numeri due.
No, dico, ma li avete letti i nomi? Alla giustizia del Senato hanno messo Francesco Nitto Palma, ex Guardasigilli di Berlusconi, amico di Nicola Cosentino: all’epoca tentò fino all’ultimo di ricandidarlo per evitargli la galera, ora è incaricato di salvare la ghirba in qualsiasi modo al suo Capo.
Ma ai fedeli di Silvio dovevano andare anche le Comunicazioni, ovvio, è il secondo tassello della sua assicurazione sulla vita e sugli affari: quindi ecco piazzato lì Altero Matteoli, già suo ministro. E poi, altre poltrone per gli amici e i clienti: dal piduista Fabrizio Cicchitto (agli Esteri e non all’estero, come avverrebbe in un Paese civile), giù giù fino a Maurizio Sacconi, che già tanto bene ha fatto a questo Paese.
In cambio di questa bella compagnia, il Pd garantisce un altro giro di giostra alla crema del suo establishment arroccato: da Giuseppe Fioroni ad Anna Finocchiaro, fino a Rosy Bindi. Insomma gli emblemi viventi della dissoluzione per insipienza e autoconservazione del centrosinistra italiano.
Adesso è chiaro, appunto, quello che intendevano democratici e pidiellini quando parlavano in stereo di ‘governo di necessità’, una decina di giorni fa: da un lato c’era la necessità di mettere al sicuro Berlusconi, dall’altro quella di garantire qualche posto a un apparato moribondo.
da LìEspresso.it

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