venerdì 17 maggio 2013

La lista (razzista) di Grillo di Angela Vitaliano, Il Fatto Quotidiano

In un post di ieri, Beppe Grillo ha fatto una lista, ordinata e precisa, di immigrati che hanno compiuto reati nel nostro paese. Per carità, solo un accorato excursus sociologico del leader del M5S, molto preoccupato “umanamente” della sorte degli immigrati ai quali dovremmo impedire l’accesso perché poi, se no, diventano delinquenti. E, anzi, per essere ancora più sicuri di agire per il loro bene, gli neghiamo anche lo ius soli, cosi, anche se nascono e crescono qui, non possono andarsene in giro a dire che sono italiani o, peggio, europei.
Il fatto che il post sia apparso nel giorno stesso della sua gitarella (non essendo un politico lui va solo a fare delle escursioni fuori porta) a Treviso (roccaforte leghista) è solo causale e solo i cattivi, quelli perfidi e sostenitori della Kasta, possono vederci un’attinenza.
Il fatto che Grillo attribuisca tutto il peso della criminalità nazionale agli immigrati, sorvolando sui reati di mafia, camorra, ndrangheta ecc. ecc., è’ soltanto perché lui non vuole rischiare di apparire razzista nei confronti dei meridionali che subito si offendono e iniziano con la solfa del “razzismo”.
Se Grillo non cita tutte le donne uccise e massacrate dai loro amorevoli compagni, quasi sempre italiani, è soltanto perché lui non ha tempo per le donne e lascia il compito al fidato Crimi che, con la sua spiccata apertura mentale, suggerisce che, per cominciare, le donne, soprattutto se mamme, dovrebbero starsene a casa invece di fare politica perché se no “costano troppo”.
Se Grillo, insomma, a molti italiani, inclusi quelli che si trovano all’estero, illegalmente, ma onestamente (eh sì lo so a qualcuno le due parole sembrano contrastanti), appare come un razzista che usa toni e “ragionamenti” in perfetto stile leghista, è perché noi non capiamo, noi fraintendiamo, noi siamo in cattiva fede.
E quando domani qualcuno inizierà a chiamare gli italiani con un colore di pelle diverso, “Kabobo”, in senso dispregiativo, grazie a Grillo, noi ci diremo che non c’è nulla di razzista in quello. E’ solo una parola scherzosa, come chiamare tutti quelli di colore “marocchini”. 
Fatto sta che, per molti stranieri, Grillo, essendo un italiano, sarà per sempre, in maniera altrettanto non razzista, affettuosa e scherzosa, chiamato solo “mafia”. E lui non se ne avrà a male. Perché in fondo in fondo, anche se non fa ridere, è sempre e solo un comico.

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