Ci stiamo ancora stropicciando gli occhi dopo avere letto la dichiarazione rilasciata a Radio Anch'io dal presidente del Senato Pietro Grasso a proposito della proposta del ministro Cecile Kyenge di introdurre nella legislazione italiana lo ius soli. Grasso si è così espresso: "Non possiamo fare in modo che l'Italia diventi un paese dove sbarcano le puerpere per ottenere la cittadinanza italiana dei figli".
Dunque, per la seconda carica dello Stato, l'Italia è invasa, o rischierebbe di esserlo di più, da donne propense ad affrontare i tormenti e i rischi di una drammatica emigrazione per lucrare un indebito avvenire per la propria progenie. Un pensiero colto, umanamente ricco, politicamente lungimirante, carico di benauguranti profezie per il progresso democratico e civile dell'Italia.
Se tanto ci dà tanto, scopriremo fra breve che le felicitazioni e le espressioni di orgoglio bipartisan di Enrico Letta e Angelino Alfano per la nomina di un ministro di pelle nera, si infrangeranno presto contro i duri scogli del pregiudizio e di un razzismo subliminale, certo più sottile ed intellettualmente dissimulato di quello dei filonazisti alla Borghezio ma, proprio per questo, nei fatti più ipocrita e pericoloso.
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