Conti pubblici, per gli analisti di Mediobanca "inevitabile" una manovra correttiva da 10 miliardi di euro
Una manovra correttiva da almeno 10 miliardi di euro dopo
l’estate sembra inevitabile per l’Italia per rientrare nei parametri
europei. Lo affermano gli analisti di Mediobanca Securities in uno
studio diffuso oggi.
Diamo il benvenuto all’apertura di Renzi a una via keynesiana alla crescita attraverso investimenti pubblici, che consideriamo l’unica via per l’Italia per una ripresa rapida. Comunque, non sarà facile convincere l’establishment europeo a spostarsi da un approccio più focalizzato sul lato dell’offerta che su quello della domanda. Questa riteniamo che sia la sfida chiave per Renzi: solo assicurandosi una solida vittoria in Europa nell’ammorbidire l’austerity attraverso misure keynesiane dal lato della domanda si assicurerà il tempo e le risorse necessarie in casa propria per implementare le sue riforme. Ma l’Europa vuole le riforme prima: almeno 10 miliardi di euro di dolori extra sembrano inevitabili quest’anno. Le recenti discussioni con i partner dell’Eurozona confermano la flessibilità come target di medio termine. Tuttavia, Renzi ha concordato di implementare un primo round di riforme in patria nel secondo semestre del 2014 prima di poter beneficiare di questa flessibilità. Questo lascia il Governo italiano con qualcosa come 10 miliardi di euro di problemi di breve termine: senza poter rinviare al 2016 il pareggio di bilancio e data la crescita del Pil inferiore alle previsioni, 10 miliardi sembra essere una stima ragionevole degli aumenti di imposte e di tagli di spesa extra necessari nell’inverno 2014 per rimanere sotto il 3% del deficit/Pil.
Arriva un nuovo rapporto peggiorativo rispetto alle attese del Governo per il 2014,
che in questo caso si spinge a prevedere nuove tasse e tagli alla spesa
che rischiano di comportare ulteriori freni alla crescita. "Le cose
potrebbero dover peggiorare prima di poter migliorare" scrivono gli
analisti.
Mediobanca è più ottimista sul 2015 e 2016. Secondo gli
analisti le elezioni europee, con il successo del Pd al 40,8%, hanno
reso il nostro Governo uno dei piú stabili e pro-Euro del Vecchio
Continente, fornendo un "endorsement indiscutibile al primo ministro -
non eletto - Matteo Renzi". L'esito del voto ha poi "costretto il
Movimento 5 Stelle a riconoscere la leadership" di Renzi "e ad aprire
per la prima volta la scorsa settimana a un dibattito potenzialmente
fruttuoso con il Pd sulla legge elettorale e le altre riforme". Per
Mediobanca, Renzi ora è nella "posizione invidiabile di discutere le
riforme su due fronti - Forza Italia e M5S - contando su una maggioranza
potenzialmente piú alta di parlamentari e con maggiori chance di
successo. Per come la vediamo noi, è ora o mai piú per accelerare le sue
riforme nel secondo semestre".
Inoltre, per gli esperti per
l'Italia c'è anche un effetto Bce favorevole da considerare: le riforme
sulla competitivitá e i prestiti alle piccole e medie imprese sono
"cruciali per spingere il percorso di crescita debole dell'Italia. Le
recenti misure della Bce dovrebbero porre il nostro Paese quale
scommessa chiave per il Quantitative Easing, contribuendo ad alimentare
il momentum nel secondo semestre". D'altro canto c'è la resistenza Ue a
una maggiore flessibilitá in termini di fiscal compact, che
probabilmente "lascia l'Italia con piú difficoltá nel breve termine" di
quanto auspicato, con Renzi che "deve parlare piú forte in Europa per
cercare un compromesso".
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