Fiscal compact. La raccolta firme per il referendum e la proposta di legge di iniziativa popolare possono dare un contributo a rilanciare una mobilitazione dal basso contro le politiche di austerità in Europa
Le osservazioni di Gaetano Azzariti di ieri su il manifesto a proposito del referendum sul fiscal compact sono sicuramente pertinenti e utili e meritano un dialogo.
Dopo ormai due anni di inazione, il
merito dei promotori del referendum — cui abbiamo aderito– è quello
di avere rilanciato l’urgenza della battaglia contro l’austerità.
I promotori non vogliono «l’austerità flessibile o espansiva», ma
il loro obiettivo è riassunto dal nome del sito web che promuove
l’iniziativa: «Stop austerità», senza se e senza ma.
Sappiamo che non era possibile
intervenire direttamente — pena l’ovvia incostituzionalità– con
l’abrogazione delle norme della legge 243/2012 che impongono il
pareggio di bilancio. I quesiti — allargando le maglie della legge
e revocando le disposizioni più estreme– sono il classico granello
di sabbia che inceppa il meccanismo. E, inoltre, lo ammette con
onestà lo stesso Azzariti, come nel caso dei referendum dell’acqua
e del nucleare i quesiti acquistano un significato che va oltre le
norme (spesso molto tecniche e specifiche) che si vogliono
abolire. E se questo referendum raccogliesse le firme necessarie
e riuscisse poi a ottenere i voti necessari, il segno politico sarebbe chiaro: una critica alle politiche di austerità e al fiscal compact.
I promotori di quel referendum si
sono mossi nelle maglie di quesiti che potessero sfuggire alla
dichiarazione di incostituzionalità della Corte: vedremo, una
volta raccolte le firme, cosa succederà. Un altro merito, in ogni
caso, del referendum è di avere riaperto con questa iniziativa,
che può avere tutte le aporie che si vuole, l’urgenza di una
mobilitazione popolare e dal basso contro le politiche di
austerità.
Azzariti dice: servirebbe una
proposta di legge di modifica costituzionale dell’articolo 81 sul
pareggio di bilancio. Bene, già fatto. L’hanno presentata (è la
numero 1954) i deputati di Sel il 15 gennaio scorso ed è ferma nella
palude dei lavori parlamentari. Costruiamo un’iniziativa popolare
per chiedere alla Camera dei Deputati di calendarizzarla e di
discuterla in tempi brevi, magari iniziando la dicussione nel
semestre di presidenza italiana. Continua Azzariti: servirebbe
che la stessa proposta fosse oggetto di una raccolta di firme per una
proposta di legge di iniziativa popolare.
Bene, noi siamo della stessa opinione
e i deputati di Sel hanno da tempo pronto il testo (che ricalca quello
della proposta di legge presentata il 15 gennaio scorso) e non
hanno ancora ufficializzato la presentazione della raccolta di
firme, nella speranza che possa essere discussa e oggetto di una
iniziativa partecipata e unitaria. C’è poco tempo — al massimo
una settimana– perché la raccolta di firme potrebbe essere fatta in
parallelo con la raccolta delle firme del referendum e non possiamo
permetterci due mobilitazioni separate. Quindi incontriamoci
presto.
Infine stiamo ragionando su un’altra mobilitazione: quella dell’iniziativa dei cittadini europei (in
sostanza, simile alla nostra proposta di legge di iniziativa
popolare) contro il fiscal compact (un milione di firme da
raccogliere in un anno in almeno 7 paesi dell’Unione Europea) che
avrebbe il grande valore di dare un segno europeo e non solo nazionale
alla mobilitazione contro le politiche dell’austerità. Stiamo
lavorando alla messa in rete di campagne e soggetti europei per
avviare già dall’autunno questa iniziativa.
Referendum, proposte di legge
(parlamentari e di iniziativa popolare), iniziativa europea:
evitiamo le contrapposizioni e i distinguo a favore di una
mobilitazione unitaria contro le politiche di austerità.
Guardiamo alla sostanza politica. La
raccolta di firme di questa estate per il referendum e la proposta
di legge di iniziativa popolare possono dare un contributo
a rilanciare una mobilitazione dal basso contro le politiche di
austerità in Europa.
Giorgio Airaudo e Giulio Marcon - il manifesto
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