lunedì 28 luglio 2014

Slogancrazia di Carlo Cornaglia

Slogancrazia
Mentre le cose vanno sempre peggio
ed i problemi restano insoluti,

va di moda l’ignobile cazzeggio
di Renzi gran campion dei linguacciuti.
Nessun che esploda: “Non diciam cazzate!”
Nessun che si lamenti dei bla bla.

Nessun che chieda: “Ma di che parlate?”
Su tutti i media da un annetto in qua:
“La svolta buona. La Nazion riparte.
Le riforme non possono aspettare.

Dobbiamo andare a veder le carte.
E’ un sogno. Non lasciar, ma raddoppiare.
Ormai siamo arrivati in dirittura.
Dell’Erasmus siam la generazione.

Or tocca a noi guidare la vettura.
E’ del popolo la Costituzione.
Della Ue sarem il locomotore.
Portar caldo. Sblocchiamo la tastiera.

Meucci fu incredibile inventore.
L’Europa torni ad essere frontiera.
Qunidici giorni ancora e poi si chiude.
Infin smettiamo di piangerci addosso.

Davvero cambierem! No alla palude!
So che del collo io mi gioco l’osso.
Siamo ad un bivio. Lavoriamo sodo.
Ci hanno concesso un’opportunità.

Lotterò su ogni palla, è il solo modo.
Nella politica c’è dignità.
Sia per i figli che per i nipoti.
A tutti i frenator piaccia o non piaccia.

Nessun rinvio. Qui s’impon chi ha i voti!
Far bassi i toni. Metto la mia faccia.
Il girotondo lascia sempre lì.
Sarà rivoluzion copernicana.

L’ultima spiaggia. Nessun piano B.
Riforme, decisiva settimana.
Regalare un sorriso è assai importante.
Siamo l’Italia, noi ce la faremo!

Riscoprirsi Telemaco è esaltante.
Niente scuse. Non tramo, ma non tremo!
Togliamo tutti i sassi dai binari.
Noi sarem più forti dei pagliacci!

Delle speranze siam destinatari.
Alt a burocrazia e scartafacci!
Qui c’è necessità di ripartire.
A casa il risultato porteremo.

Vedrete, il meglio deve ancor venire.
Noi tutti insieme ci divertiremo.
Non chiediamo un giudizio sul passato,
ma il futuro vogliamo cominciare.

Ogni alibi è stato eliminato.
Le ambizioni oramai dobbiamo alzare!
Dobbiam tornar sull’ìdeàlità.
Non siam qui per metter bandierine.

Insieme respiriamo identità.
A trentennal contrasti mettiam fine.
Col quarantun per cento non si dorme.
Su Google maps non siam solo un puntino!

Il Pin del cellular son le riforme.
Il treno rimettiam presto in cammino.
In tribuna nessun la palla butti.
Non follower, ma leader sia l’Italia.

Non cambiam tutto, ma cambiamo tutti!”
Con i suoi spot i creduloni ammalia
quel megalomane pieno di sé,
ch’è tutto slogan, giochi di parole,

“Ci penso io!”, “Fate fare a me!”,
laddove appare chiaro come il sole
che si tratta di un gran millantatore
il qual per il suo ego sembra pazzo.

“Tenetelo lontan! Fa il salvatore,
ma è un parolaio che non salva un cazzo”.
Nota. La poesia è stata ispirata dall’articolo de il Fatto Quotidiano del 22 luglio 2014
“Tra rivoluzione e palle in buca, un premier innamorato degli spot”
di Daniela Ranieri che qui si ringrazia
blog Micromega, 23 luglio 2014

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