mercoledì 23 luglio 2014

Ucraina, obiettivo centrato —  Manlio Dinucci, Il Manifesto

L'arte della guerra. L'abbattimento dell'aereo malese sui cieli dell'Ucraina non è ancora chiaro. Eppure gli Usa puntano subito il dito contro Mosca. Un perfetto casus belli, come altri in passato. Che distrae dalla strage israeliana a Gaza
Una «tra­ge­dia glo­bale»: così Obama ha defi­nito l’abbattimento dell’aereo malese in Ucraina nel col­lo­quio tele­fo­nico con Putin. Durante il quale ha accu­sato la Rus­sia di armare i ribelli ucraini, rifor­nen­doli anche di mis­sili anti­ae­rei. In altre parole ha accu­sato Mosca di essere, diret­ta­mente o indi­ret­ta­mente, respon­sa­bile della tra­gica morte di 298 per­sone pro­ve­nienti da molti paesi del mondo. Ver­sione accre­di­tata da una serie di «prove» che i ser­vizi segreti sta­tu­ni­tensi hanno dif­fuso via Kiev sui media mon­diali, poche ore dopo che l’aereo è pre­ci­pi­tato: tra que­ste, la comu­ni­ca­zione tele­fo­nica in cui un coman­dante ribelle rife­ri­sce a un colon­nello dell’intelligence mili­tare russa che le forze sepa­ra­ti­ste hanno abbat­tuto l’aereo, unita a un video che mostra, nella zona con­trol­lata dai ribelli, una bat­te­ria russa Sa-11 da cui manca un mis­sile, quello che avrebbe abbat­tuto l’aereo.
Suc­ces­si­va­mente, il segre­ta­rio di stato Kerry ha dichia­rato alla Cnn di avere le prove che Mosca non solo ha for­nito ai sepa­ra­ti­sti mis­sili Sa-11 ma li ha adde­strati a usarli. A que­sto punto la com­mis­sione d’inchiesta inter­na­zio­nale appare super­flua. Le «prove» pre­sen­tate da Washing­ton avreb­bero infatti già dimo­strato che l’aereo civile è stato abbat­tuto, non per errore ma volu­ta­mente (i voli civili sono iden­ti­fi­cati da uno spe­ciale codice), con una bat­te­ria mis­si­li­stica russa da russi ucraini di fatto sotto comando russo, che subito dopo hanno tele­fo­nato all’intelligence mili­tare russa per con­fer­mare l’avvenuto abbat­ti­mento, pur sapendo che tutte le comu­ni­ca­zioni tele­fo­ni­che ven­gono intercettate.
Risul­tato: Mosca messa sul banco degli impu­tati dalla «comu­nità inter­na­zio­nale» (leggi Stati uniti e loro alleati); i russi ucraini bol­lati come ter­ro­ri­sti; l’attenzione dei media foca­liz­zata sulla tra­ge­dia dell’aereo, facendo pas­sare in secondo piano la tra­ge­dia della strage israe­liana dei pale­sti­nesi a Gaza.
Una tec­nica col­lau­data, usata più volte da Washing­ton, per fab­bri­care il casus belli. Basti ricor­dare l’incidente del Golfo del Ton­chino (l’attacco di moto­si­lu­ranti nord-vietnamite al cac­cia­tor­pe­di­niere Usa Mad­dox, rive­la­tosi poi falso), che nel 1964 per­mise al pre­si­dente John­son di avere carta bianca dal Con­gresso per esten­dere la guerra al Nord Viet­nam. O le prove sulle armi di distru­zione di massa ira­chene, pre­sen­tate dal segre­ta­rio di stato Powell al Con­si­glio di sicu­rezza dell’Onu (rive­la­tesi poi false per ammis­sione dello stesso Powell), che nel 2003 per­mi­sero al pre­si­dente Bush di avere carta bianca dal Con­gresso per attac­care e occu­pare l’Iraq.
Poco importa se, nel 2024 o dopo, emer­gerà da qual­che docu­mento dese­cre­tato che l’aereo malese fu volu­ta­mente abbat­tutto nel 2014 da una delle bat­te­rie Sa-11 di fab­bri­ca­zione russa, schie­rate pochi giorni prima dalle forze armate di Kiev a ridosso del ter­ri­to­rio con­trol­lato dai ribelli, una zona di guerra stra­na­mente non inter­detta ai voli civili. E che l’intera ope­ra­zione era stata orga­niz­zata dai ser­vizi segreti statunitensi.
L’importante è il risul­tato odierno: l’accusa alla Rus­sia di essere respon­sa­bile del voluto abbat­ti­mento dell’aereo malese (un atto che, per Mosca, sarebbe sui­cida) per­mette al pre­si­dente Obama di avere carta bianca dal Con­gresso per esten­dere la nuova guerra fredda con­tro la Russia.
Il Con­gresso ha infatti adot­tato, il 17 luglio, «l’Atto di pre­ven­zione dell’aggressione russa», che garan­ti­sce a Ucraina, Geor­gia e Mol­da­via lo sta­tus di «mag­giori alleati non-Nato degli Stati uniti», auto­riz­zando il Pre­si­dente a for­nire a que­sti e ad altri paesi dell’Est, diret­ta­mente e attra­verso la Nato, il mas­simo aiuto mili­tare ed eco­no­mico in fun­zione anti-Russia.

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