mercoledì 27 aprile 2016

L’accordo di libero scambio transatlantico Quando lo conosci lo eviti

Elena Mazzoni, ,

L’accordo di libero scambio transatlantico
Quando lo conosci lo eviti

 € 11.05

Nel giugno 2013, il presidente degli Stati Uniti Obama e il presidente della Commissione europea Barroso hanno lanciato ufficialmente i negoziati per l’Accordo di libero scambio transatlantico: il TTIP. Un trattato che, attraverso liberalizzazioni e privatizzazioni, porterebbe a una ulteriore riduzione dei diritti dei lavoratori, del welfare, della tutele dell’ambiente e della salute. In questi anni si sono svolti dieci round negoziali nella più assoluta segretezza, con l’intenzione, da parte di Stati Uniti e Unione Europea, di arrivare alla firma del trattato entro l’autunno 2016. Le ragioni di tanta fretta e mancanza di trasparenza sono semplici: i contenuti del TTIP, man mano che le opinioni pubbliche ne vengono a conoscenza, incontrano una sempre maggiore opposizione. L’obiettivo dell’accordo è infatti duplice: da un lato ridisegnare la mappa del mondo, che sfocerebbe in una nuova Guerra fredda; dall’altro creare una super-costituzione transnazionale che metta la libertà di commercio e di investimento al di sopra di ogni diritto sociale, costituzione statale e al riparo da ogni forma di controllo democratico. Questo libro è un contributo alla conoscenza di un trattato, non ancora ratificato, del quale occorre impedire la firma: con un’estesa mobilitazione.

Un Assaggio

«Il TTIP si pone l’obiettivo di rendere stabile l’abolizione di ogni limite alla libertà del capitale. Con l’assolutizzazione della piena e sovrana libertà di commercio e investimento non esisterebbero più limiti «esterni» alla dittatura che le grandi imprese esercitano, attraverso il mercato, sulla maggioranza delle popolazioni. Assumendo il criterio della libertà di commercio e di investimento come principio cardine, come super legge da cui discende tutto il resto, è evidente che la follia delle politiche neoliberiste verrebbe codificata senza possibilità di future modifiche. Non mi voglio qui dilungare, ma è evidente che la proibizione dei soli investimenti che siano in modo chiaro e provato nocivi per la salute sovvertirebbe completamente il principio di precauzione che ci ha sin qui guidati. Anziché partire dalla certezza della nocività di un prodotto o di una lavorazione, si ribalta l’onere della prova di nocività a carico degli Stati: è del tutto evidente che così avremo una serie infinita di disastri ambientali e di catastrofi sanitarie. Anche perché, con il potere e le risorse che hanno le multinazionali, ci saranno sempre scienziati disposti a negare il vero per poter sdoganare questo o quel prodotto. Basti pensare al dibattito sugli ogm o a quello sull’aumento della temperatura del pianeta: molti esponenti della comunità scientifica negano che ci sia un rapporto causale tra le attività industriali dell’umanità e l’aumento della CO2 e della temperatura del pianeta. In questo modo costruiscono un facile alibi alle industrie estrattive che vogliono continuare a guadagnare dallo sfruttamento dei loro giacimenti di petrolio e carbone, anche se questo determina un disastro per l’umanità e per il pianeta.
Il ttip si pone quindi l’obiettivo di impedire che l’intervento pubblico possa ripresentarsi come intervento organico e fisiologico. Il TTIP vuole abolire la possibilità di dar vita a un welfare che garantisca diritti sociali a tutti e tutte».

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