Elena Mazzoni, Monica Di Sisto, Paolo Ferrero
L’accordo di libero scambio transatlantico
Quando lo conosci lo eviti
€ 11.05
Nel giugno 2013, il presidente degli Stati Uniti
Obama e il presidente della Commissione europea Barroso hanno lanciato
ufficialmente i negoziati per l’Accordo di libero scambio
transatlantico: il TTIP. Un trattato che, attraverso liberalizzazioni e
privatizzazioni, porterebbe a una ulteriore riduzione dei diritti dei
lavoratori, del welfare, della tutele dell’ambiente e della salute. In
questi anni si sono svolti dieci round negoziali nella più assoluta
segretezza, con l’intenzione, da parte di Stati Uniti e Unione Europea,
di arrivare alla firma del trattato entro l’autunno 2016. Le ragioni di
tanta fretta e mancanza di trasparenza sono semplici: i contenuti del
TTIP, man mano che le opinioni pubbliche ne vengono a conoscenza,
incontrano una sempre maggiore opposizione. L’obiettivo dell’accordo è
infatti duplice: da un lato ridisegnare la mappa del mondo, che
sfocerebbe in una nuova Guerra fredda; dall’altro creare una
super-costituzione transnazionale che metta la libertà di commercio e di
investimento al di sopra di ogni diritto sociale, costituzione statale e
al riparo da ogni forma di controllo democratico. Questo libro è un
contributo alla conoscenza di un trattato, non ancora ratificato, del
quale occorre impedire la firma: con un’estesa mobilitazione.
Un Assaggio
«Il TTIP si pone l’obiettivo di rendere
stabile l’abolizione di ogni limite alla libertà del capitale. Con
l’assolutizzazione della piena e sovrana libertà di commercio e
investimento non esisterebbero più limiti «esterni» alla dittatura che
le grandi imprese esercitano, attraverso il mercato, sulla maggioranza
delle popolazioni. Assumendo il criterio della libertà di commercio e di
investimento come principio cardine, come super legge da cui discende
tutto il resto, è evidente che la follia delle politiche neoliberiste
verrebbe codificata senza possibilità di future modifiche. Non mi voglio
qui dilungare, ma è evidente che la proibizione dei soli investimenti
che siano in modo chiaro e provato nocivi per la salute sovvertirebbe
completamente il principio di precauzione che ci ha sin qui guidati.
Anziché partire dalla certezza della nocività di un prodotto o di una
lavorazione, si ribalta l’onere della prova di nocività a carico degli
Stati: è del tutto evidente che così avremo una serie infinita di
disastri ambientali e di catastrofi sanitarie. Anche perché, con il
potere e le risorse che hanno le multinazionali, ci saranno sempre
scienziati disposti a negare il vero per poter sdoganare questo o quel
prodotto. Basti pensare al dibattito sugli ogm o a quello sull’aumento
della temperatura del pianeta: molti esponenti della comunità
scientifica negano che ci sia un rapporto causale tra le attività
industriali dell’umanità e l’aumento della CO2 e della temperatura del
pianeta. In questo modo costruiscono un facile alibi alle industrie
estrattive che vogliono continuare a guadagnare dallo sfruttamento dei
loro giacimenti di petrolio e carbone, anche se questo determina un
disastro per l’umanità e per il pianeta.
Il ttip si pone quindi l’obiettivo di impedire che l’intervento pubblico possa ripresentarsi come intervento organico e fisiologico. Il TTIP vuole abolire la possibilità di dar vita a un welfare che garantisca diritti sociali a tutti e tutte».
Il ttip si pone quindi l’obiettivo di impedire che l’intervento pubblico possa ripresentarsi come intervento organico e fisiologico. Il TTIP vuole abolire la possibilità di dar vita a un welfare che garantisca diritti sociali a tutti e tutte».
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