Se vi dicessero, al bar sport o nella redazione di un grande e
paludato giornale, due ambienti ormai paralleli, che gli anziani,
notoriamente più bisognosi di cure, “rubano” la sanità alle generazioni
più giovani pensereste a uno scherzo o di trovarvi in un covo di minus
habens. Però se lo stesso ragionamento, si fa per dire, viene applicato
alle pensioni dove le dinamiche sono più complicate e meno immediate
allora diventa vendibile e spendibile a una platea di persone che non ha
nessuna voglia di pensare: gli anziani, i milioni di anziani che hanno
pagato per decenni i loro contributi pensionistici rubano la pensione
alle nuove generazioni che per colpa loro non l’avranno e oltretutto a
causa di questo e non della loro mancanza di senso sociale, di palle e
di fegato, guadagnano poco. E se qualche esagerazione c’è stata nel
concedere pensioni troppo presto ciò riguarda il livello di governo del
Paese che ha tenuto bassi gli anni di contribuzione delle categorie di
sostegno a cominciare dagli stessi deputati per passare agli strapagati
funzionari della Banca d’Italia per finire con i dipendenti pubblici
quale compenso di retribuzioni ampiamente inferiori alla media europea.
Se ne parla da vent’anni e passa ma io non ho mai sentito qualcuno
come nella fiaba dell’imperatore nudo chiedere perché. Infatti sarebbe
interessante sapere perché gli attuali giovani pagando gli stessi
contributi non dovrebbero avere il trattamento di quiescenza (forse
perché la produttività non cresce visto il livello infimo della classe
dirigente e i dettami della globalizzazione?), perché le pensioni
sociali che sono un intervento assistenziale, una specie di reddito di
cittadinanza che parte al declino della vita sono stati messi nel
calderone dell’Inps per trascinarne volutamente i conti al rosso interno
quando invece quelli che riguardano contribuzioni ed erogazioni sono in
attivo, perché se vi sono difficoltà legate all’aumento della vita
media non si alzano semplicemente i contributi dei lavoratori e delle
aziende invece di salassare i cittadini con aumenti della fiscalità
generale che servono soltanto a mantenere il conto del sistema politico
affaristico prima ancora di aderire ai demenziali diktat europei. E poi
perché il meccanismo dovrebbe funzionare nel sistema privato delle
pensioni integrative che agisce sul medesimo mercato, con i medesimi
criteri, ma che deve fare anche molto profitto per garantire ricchi
premi agli azionisti, stipendi stellari a nugoli di cosiddetti manager
oltre che percentuali all’esercito di venditori, mentre tutto questo,
senza nemmeno il carico del profitto senza limiti non dovrebbe
funzionare nel sistema pubblico?
No queste domande non si fanno sia perché la maggior parte di chi
dovrebbe informare non è in grado di farle nemmeno a se stesso e
soprattutto non farà carriera se per caso dovette mettere in imbarazzo i
soliti esperti, quei tronisti della chiacchiera e del servilismo
giornalistico, politico o accademico che sono entrati nella compagnia di
giro. Facendole si potrebbe decostruire e mandare nel bugliolo che
merita sia la presunta guerra generazionale, sia le altre favole per
bambini che vengono ossessivamente raccontate. Come sapevano i filosofi
greci niente è più efficace per la conoscenza che fare la domanda
giusta. Del resto in generale dire che non ci sono i soldi quando le
banche centrali stampano tonnellate di carta moneta al giorno per
sostenere esclusivamente un sistema finanziario marcio e bacato
meriterebbe la fucilazione senza nemmeno l’ultima sigaretta.
In ogni caso tutto questo è il preambolo, lo spirito, la palude in
cui possono nascere i vari progetti di diminuire il “salario da
pensione” che non è stato possibile attuare con la precarietà imposta ai
giovani, l’ultimo dei quali è la demenziale flessibilità proposta dallo
scaduto Boeri, uno. spacciato per freschissimo che come tutto
l’ottuso bocconismo sembra concretizzare la favola dei pirati decapitati
che tuttavia continuavano a camminare per un po’ dopo la decollazione.
Con la differenza che lui senza testa continua a fare il boia. Che idea
meravigliosa: siccome aumentando sempre di più l’età della quiescenza si
assumono meno giovani ecco l’idea del prepensionamento per cui il
pensionando dovrebbe chiedere un prestito alla banca ( a cui il denaro
costa zero) da restituire con gli interessi una volta arrivato l’assegno
previdenziale. Insomma una vera presa in giro, come se i neo assunti
dovessero pagarsi lo stipendio tramite un prestito bancario. E’ la
quadratura del cerchio per una classe dirigente e accademica di
straordinaria modestia che ha fatto carriera dietro le gonne della
politica politicante. La quadratura del coglione, se non fosse che i
veri coglioni sono quelli che credono a questo fantastico universo di
non sensi e non pongono che siano i Monti, i Renzi, i Boeri e le Fornero
ad andarsene finalmente in pensione.
E molti purtroppo rischiano di credere a questi deliri: per fortuna
anche i giovani invecchiano e prima o poi si accorgeranno di essere
caduti in una trappola mentre si masturbavano col cellulare.
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