Bella mossa, Beppe. Forse a questo punto Grillo dovrebbe prendersi un
periodo di vacanza, portare con sé Virginia Raggi e scegliere una
località montana con molto ossigeno. In un colpo solo, da harakiri più
che karate, il fondatore dei cinque stelle è riuscito a umiliare i suoi
eurodeputati e a regalare una splendida figura da idealista a Guy
Verhofstadt. Entrambi non lo meritavano. Se c'è uno, fra i 751
europarlamentari, che incarna al massimo livello l'establishment
europeo, lo strapotere delle lobbies finanziarie e delle multinazionali,
l'esaltazione quasi religiosa dell'austerità e del Ttip, il tradimento
dell'idea di Unione a misura di popoli e non di banche, ebbene quello si
chiama Verhofstadt. Tutto quanto gli elettori cinque stelle detestano.
Ricambiati, peraltro.
"Avete un movimento populista fra i più
squallidi, almeno gli altri ammettono di essere di estrema destra" sono
parole che gli ho sentito pronunciare di persona. Poi sembrava averci
ripensato, guarda caso alla vigilia delle elezioni per la presidenza del
parlamento europeo, alla quale è candidato. Ma si vede che i suoi
compagni di gruppo sono rimasti alla prima versione, bocciando senza
appello la richiesta di ammissione del M5S. Sarà un sollievo per i 17
parlamentari cinque stelle a Bruxelles che avevano festeggiato quando
Grillo aveva inserito Verhofstadt nella lista degli "impresentabili",
per via della mezza dozzina di consigli d'amministrazione di cui fa
parte nel tempo libero da parlamentare. Ma al prezzo di una figuraccia
colossale.
Grillo e Casaleggio junior si erano presentati
all'impresentabile, offrendo un pacchetto di voti, in cambio
dell'ospitalità nel miglior salotto politico dell'europarlamento. Real
politik. Grillo l'ha spiegata bene nel post in cui ordinava agli
iscritti di votare secondo (la sua) coscienza: "Con la presenza del
Movimento l'Alde diventerebbe il terzo gruppo parlamentare, l'ago della
bilancia in molte decisioni". Ottima idea. Anche noi due deputati
superstiti dell'Altra Europa, modestamente, se passassimo all'Alde, lo
faremmo diventare il terzo gruppo: non ci avevo pensato. Anzi, se tutto
il gruppo di sinistra Gue confluisse nelle fila socialiste diventeremmo
di gran lunga il primo gruppo dell'europarlamento e allora hai voglia a
influire sulle decisioni. Soltanto che non lo facciamo perché non ne
condividiamo le scelte. Pensa che stronzi.
Il problema dei capi
che prendono i voti dei cittadini e poi li portano a spasso dove
vogliono non è soltanto dei grillini, si capisce, e come elettore lo
sperimento di continuo. Ho votato Pd alle ultime elezioni politiche non
immaginando certo che il mio voto sarebbe servito a Renzi per far
approvare porcherie come il Job Act o la Buona Scuola o la riforma
costituzionale, di cui non v'era traccia nel programma elettorale del
Pd. Ma credevo fosse un problema della vecchia politica, non della
rivoluzione grillina. Invece alle ultime elezioni comunali di Roma ho
votato per la prima volta 5 Stelle al posto del solito Pd, per disgusto
delle , e mi sono ritrovato con una giunta in mano
alle bande Previti e Alemanno. E' vero che ormai non lo è più, ma
soltanto perché ci ha pensato la magistratura, arrestando qualcuno e
incriminando qualcun altro. Per Grillo, Casaleggio e Di Maio si poteva
serenamente continuare con Marra capitale. Qualche grillino obietterà a
questo punto che anch'io, come esponente della Lista Tsipras, dovrei
chiedere scusa per come il mio "capo", Alexis Tsipras, ha capitolato
davanti all'ennesimo diktat di macelleria sociale imposto al popolo
greco. Infatti chiedo scusa.
Quando si tratta di
scegliere fra la fedeltà a un capo e la fedeltà agli elettori, un eletto
dal popolo ha il dovere di stare sempre dalla parte dei cittadini che
l'hanno votato. Posso rispondere di ogni voto o atto a chi mi ha votato,
anche quando non era in linea con l'indicazione del gruppo al quale
appartengo. E così i 17 eurodeputati del M5S. Detto dalla concorrenza,
in questi due anni e mezzo si sono meritati rispetto e stima. Sono
persone serie e oneste, non mancano un voto o una riunione di
commissione, lavorano, cercano di dare il meglio. Per queste ragioni li
ho sempre votati quando erano candidati alle presidenze di commissioni o
ad altre cariche, al contrario dei deputati dell'Alde , che li hanno
ostracizzati come para fascisti. Al novanta per cento i 5 Stelle e chi
scrive hanno votato allo stesso modo in Parlamento. Sia quando loro non
erano d'accordo col loro gruppo, nell'80 per cento dei casi, sia quando
non lo ero io con il mio, molto meno, ma per esempio sul taglio ai
finanziamenti dei partiti. Ho invitato spesso i 5 Stelle a iniziative
promosse dall'Altra Europa, l'ultima volta la consegna alla presidenza
dell'europarlamento della sentenza del tribunale dei popoli in favore
del movimento No Tav. Eppure i parlamentari 5 Stelle non hanno invitato
alle loro iniziative me o un europarlamentare di Podemos o un verde o un
socialista perché devono chiedere il permesso alla Casaleggio associati
lo proibisce.
Non partecipano neppure al gruppo di discussione
che abbiamo fondato con Cofferati e parlamentari di sinistra di diversi
gruppi e paesi (Gue, verdi, socialisti), non perché non siano
interessati, ma perché Grillo vieta che il Movimento si schieri con la
sinistra (con la destra non c'è problema). Per la stessa ragione, il
gruppo Gue è stato escluso a priori dalle trattative di Grillo e
Casaleggio, nonostante sia in assoluto il più affine, dati alla mano. In
due anni e mezzo i loro parlamentari hanno condiviso con noi il 75 per
cento dei voti. Infine, come s'è visto, i deputati 5 Stelle non possono
liberamente votare la scelta del gruppo, smentendo magari le indicazioni
del capo, mentre i liberali sì, come s'è appena visto. Sono chiamati
portavoce, ma li trattano come portaborse.
Perché Grillo abbia deciso questa manovra da vecchio politicante cinico,
rivelatasi in ultimo un suicidio, non è dato di capire. Forse si vuole
accreditare come forza moderata e non così anti sistema davanti ai
poteri che contano in Europa, per esempio il gruppo Bilderberg di cui
Verhofstadt è fiero esponente. I dietrologi spiegano che a questo è
servito il pellegrinaggio di Di Maio presso le cancellerie europee. Di
sicuro, gli elettori 5 Stelle non c'entrano nulla coi mondi dei quali
Verhofstadt è gran maestro e cerimoniere, le trilaterali, i salotti
buoni della finanza, le grandi lobbies. E siccome fessi non sono, è
difficile fargli credere ora che la mossa è servita a far esplodere le
contraddizioni dall'interno, a "spaventare l'establishment". Sarebbe
come dire che i molti saltati sul carro di Renzi all'ultimo giro lo
avevano fatto per provocarne la rovina (anche se, in effetti, hanno
involontariamente aiutato).
Dietro il non essere
di Grillo e Casaleggio s'intravvede il vecchio vizio trasformistico
della politica all'italiana. E' un film già visto con Di Pietro, partito
per moralizzare, che ha finito per ritirarsi a coltivare terreni e
palazzi, lasciandoci in eredità i Razzi e gli Scilipoti. Al confronto
questo però è un kolossal. Ma i 5 Stelle di Bruxelles non sono Razzi e
Scilipoti, alla fine fra il capo e la fedeltà agli elettori sceglieranno
i secondi, o almeno tocca sperarlo.
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