giovedì 28 marzo 2013

Fatti per cui vale la pena (non) vivere di Matteo Pucciarelli, Micromega

Lo stiamo ripetendo da qualche settimana, c’è crisi, siamo disperati, non sappiamo dove sbattere la testa, le commesse dei negozi del centro quelle vivono a mezze giornate (cit.) e per diventare eroi tocca sparare ai pescatori extracomunitari. Ma vivere ha ancora un senso. Ne ha almeno altri dieci.
1- Il governo del presidente. I reduci dal disastro propongono la via d’uscita dal disastro: ripercorrere la strada del disastro. Pensateci bene: una follia del genere solo in Italia può essere considerata intelligente e necessaria. Siamo unici per questo.
2 – Gli editorialisti compunti e pensosi che invitano a responsabilizzarsi, a moderarsi, a convergersi, a riformarsi, a elaborare il nulla a botte di vuoto spaziale. Sempre gli stessi, teatrino infinito, pacche sulle spalle a telecamere spente.
3 – Gli elettori del Pd che si indignano a ogni cazzata sparata da un grillino e al contempo li supplicano di farci un governo insieme.
4 – Le foto dei grillini: eccomi con il badge, ecco pigio il bottone, ecco firmo la presenza, ecco mi appresto a varcare la soglia del cesso della Camera ove Luxuria intraprese una battaglia di civiltà, ecco sì ero io che mangiavo al ristorante mi ero scordato di mandarvi la foto scusate non lo faccio più. Ma crescete, cazzo.
5 – Boccia spaesato. Come sempre.
6 – La procura di Palermo, alfa e omega della Seconda Repubblica. Lì dove tutto si sussume, dove ogni litigata tra colleghi diventa un libro, dove ogni richiamo del capo ai suoi superiori si trasforma in inchiesta, dove un sorriso è trasmissione e una carezza approfondimento, e dove ogni dipendente sogna per sé una candidatura possibilmente blindata.
7 – Celentano ideologo, prossimo presidente della Repubblica, della Rai, della Nato, della Cia, del Copasir. Scrive lettere, vede gente, fa cose, delegato a ricoprire il ruolo di cerniera tra il Giusto (Pd) e il Nuovo (M5S). Con scarsi risultati, ma non importa.
8 – Le petizioni online, tutti affogati nell’illusione collettiva che possano servire a qualcosa. Per Maradona presidente, Rodotà allenatore del Cagliari, Sansone liberatore dei marò, papa Francesco all’Agcom.
9 – La costituente. Ogni partito reagisce ad un disastro elettorale lanciandone una tutta sua. Nessuno sa cosa significhi realmente. I verdi ad esempio lanciano la costituente ecologista in media due volte l’anno, poi vedono che non vengono considerati da chicchessia e allora ci riprovano. L’ultima costituente di cui si sentiva impellente necessità è quella dell’Idv. Parole fondamentali: alveo riformista, nuova proposta, forma partito, carta di intenti. Una sola parola: basta. Basta, perdio.
10 – Le interviste di Vendola. Oggi, su Repubblica, supercazzola di qualità: «Le subordinate appartengono alle passioni politiciste della nomenklatura». Detta dal principe politicista (il re è D’Alema) vale una medaglia al valore. Ciao.

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua