intervista a Yanis Varoufakis 18 MARZO 2016
La
sfida principale che l’Europa si trova a dover affrontare in questo
momento storico consiste nel «fermare la prossima ondata di fascismo».
Ne è sicuro l’ex ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, che il 23 marzo sarà a Roma per la prima assemblea di DiEM25, un
movimento transnazionale il cui intento è di «trasformare l’Europa in
un continente pienamente democratico entro i prossimi dieci anni». Siamo
nella tempesta perfetta: «le banche centrali hanno fallito il loro
scopo e il deficit Usa è salito a livelli pre-2008». Il leader della
primavera ateniese propone la sua ricetta per superare il guado, cita
Antonio Gramsci e fa propria l’esigenza di stabilire una nuova egemonia
culturale: «invece di parlare di giustizia e uguaglianza, dovremmo
parlare di libertà».
Si
definisce un marxista erratico e dice di voler salvare il capitalismo
da se stesso. Qual è lo stato dell’arte del capitalismo europeo dopo
l’estate greca? E quali sono i propositi del suo partito pan-europeo?
Caro, vecchio, riformismo o qualcosa di diverso?
Come
ha detto una volta Gramsci, nella nostra attuale situazione il vecchio è
morto ma il nuovo stenta a nascere. Perché la sinistra dovrebbe avere
cura di salvare il capitalismo da se stesso? Perché la sua profonda
crisi, la sua esperienza di pre morte, servirà solo a rafforzare l’ala
dell’estrema destra, gli xenofobi, coloro che disprezzando la
democrazia, il lavoro organizzato, i diritti umani e così via. Il
capitalismo europeo è in una fase avanzata di disintegrazione e la
frantumazione della Primavera Ateniese, la scorsa estate, illustra e
rafforza questo dato. DiEM25, il nostro movimento Pan-Europeo (non è un
partito!) si occupa delle quattro crisi parallele del capitalismo
europeo: il debito (pubblico e privato), l’investimento ultra basso,
banche e povertà. Senza una stabilizzazione, gli unici a beneficiarne
saranno Le Pen, Alba Dorata, AfD in Germania etc. E questa
stabilizzazione potrà avvenire solo in combinazione con la
democratizzazione delle istituzioni europee. Questi sono i presupposti
per un futuro in cui sia possibile, ancora una volta, avere un dibattito
significativo su come riformare i rapporti sociali capitalistici.
Considera
la morte del Minotauro globale come una conseguenza della crisi dei
mutui subprime del 2008 e dice che vivremo in una sorta di aporia fino a
quando una nuova era non avrà mostrato il proprio volto. La nostra
impressione è che disistimi l’abilità di questo organismo diabolico di
creare anticorpi e ri-territorializzarsi attraverso l’ecosistema creato
dalle Banche Centrali. Riesce a intravedere la nascita di una nuova era o
siamo ancora immersi nell’aporia?
Questa
non è la mia interpretazione dei fatti. Le Banche Centrali
semplicemente stabilizzano la finanza. Tuttavia, esse hanno miseramente
fallito lo scopo di ripristinare la capacità di Wall Street, della City o
di Francoforte di riciclare le eccedenze a livello globale e nella
scala necessaria per rivitalizzare il Minotauro. Mentre il deficit delle
partite correnti degli Stati Uniti è salito di nuovo a livelli
comparabili a quelli del periodo pre-2008 e mentre la finanza sta
rastrellando i suoi profitti di carta (per gentile concessione del
Quantitaive Easing) non sono riusciti a compensare la domanda aggregata
globale. E, come i mercati emergenti, in cui la baldoria degli
investimenti finanziati dal QE si sta sgonfiando, vengono catturati in
una tempesta perfetta fatta di una diminuzione del prezzo delle materie
prime e di un aumento del dollaro, il capitalismo USA e dell’Unione
Europea sta affrontando nuove turbolenze in un’epoca in cui non è
riuscito a gestire e affrontare l’eredità della crisi del 2008. Il
Minotauro, in altre parole, rimane ferito a morte anche se l’aporia
causata dal suo ferimento è stata rimpiazzata da un falso senso di
guarigione.
Lei
sostiene che risparmi e debiti si muovano in parallelo. Abbiamo
sperimentato una sorte di “debitocrazia” in tempi recenti. Stiamo
entrando in una sorta di “risparmiocrazia”, ora?
No.
E’ un errore pensare che ci stiamo muovendo da un periodo dominato dal
debito verso uno in cui a farla da padrone sono i risparmi. Debito e
risparmio aumentano di pari passo. E’ ciò a cui mi piace riferirmi come
al problema Twin Peaks. In circostanze “normali”, o di equilibrio, un
aumento del risparmio dà luogo a nuovo debito che si trasforma in
investimenti in attività produttive, le quali generano un reddito
sufficiente per pagare il debito e creare nuovi risparmi. Purtroppo,
dopo il 2008, il risparmio è inutilizzato, perché siamo troppo
spaventati dal trasformarlo in investimento. In questo modo, risparmi e
debiti sono aumentati simultaneamente, diventando le Twin Peaks che
simboleggiano l’ultima crisi del capitalismo.
L’eccesso
di capitale delle più grandi piattaforme tecnologiche spinge la
deflazione, fondi sovrani e fondi speculativi possono salvare o
annientare intere nazioni. La gestione del risparmio e dei capitali si
sta trasformando essa stessa in un vero e proprio mezzo di produzione?
No,
purtroppo non può. Il problema non riguarda la gestione dei risparmi.
Nemmeno il fatto di fornire liquidità agli istituti di credito. La BCE
ha fatto del suo meglio per motivare le banche a concedere prestiti.
Infatti in questo momento sta pagando i banchieri perché prestino denaro
alle imprese. Ma il problema è che le imprese non vogliono prendere a
prestito per investire perché prevedono una bassa domanda aggregata per i
loro beni e servizi. La paura di un basso investimento deprime la
domanda, fatto che poi conferma il timore originale. Questa è una
tragedia simile a quella di Edipo cui nessun sistema di gestione del
risparmio privato può porre rimedio. Ciò di cui abbiamo bisogno, in
questo frangente, è un approccio simile al New Deal, dove il settore
pubblico delle istituzioni si impegna a convertire il risparmio in un
flusso di investimenti capace di affollare i restanti risparmi privati.
Yanis Varoufakis
è un economista e politico greco, naturalizzato australiano. Professore
di teoria economica all’Università di Atene è stato Ministro delle
Finanze nel Primo Governo Tsipras.
Nel 2012 ha pubblicato un saggio dal
titolo «Il Minotauro Globale. L’America, le vere origini della crisi e
il futuro dell’economia globale», edito in Italia da Asterios.
Mercoledì 23 marzo 2016 si terrà a Roma la prima assemblea di DiEM25, il movimento “dal basso” lanciato da Yanis Varoufakis lo scorso febbraio a Berlino. “Regista” dell’evento Italiano èLorenzo Marsili, fondatore di European Alternatives, organizzazione transnazionale attiva da nove anni in tutta Europa.
Oltre a Varaoufakis e Marsili,
parteciperanno Julian Assange, Cecilia Strada, Srecko Horvat, Marisa
Matias, Luciana Castellina, e Jorge Moruno (Podemos). A sostegno
dell’iniziativa è attiva una raccolta fondi sulla piattaforma produzionidalbasso.com
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