Il
capitalismo vuole solo il meglio dalle persone: la loro energia vitale,
che dev'essere assorbita in quanto "lavoro" creatore di plusvalore. E,
se fosse possibile, l'ideale sarebbe 24 ore al giorno. I bambini, ancora
non adatti alla valorizzazione, vengono tollerati in quanto potenziale
forza lavoro futura; ma gli anziani che si sono già ritirati, in linea
di principio sono mera zavorra. Ai tempi del miracolo economico sembrava
che il sistema di previdenza sociale faticosamente conquistato avesse
ormai umanizzato in maniera duratura questa logica brutale, sebbene non
lo avesse fatto per tutti. In particolare per le donne, che a causa dei
periodi di aspettativa in cui rimanevano a casa per la cura dei figli, o
a causa del lavoro part-time, nella vecchiaia rimanevano esposte al
rischio di povertà, se non potevano contare sulla pensione del marito.
Nelle condizioni di valorizzazione del capitale, segnate dalla crisi nella terza rivoluzione industriale e dalla globalizzazione, sono ormai anni che sono state smantellate le prestazioni sociali, a cominciare dalla garanzia della pensione. Già da tempo, la formula per il calcolo delle pensioni è stata rielaborata in maniera tale che ha smesso di tenere il passo con l'inflazione. E' dal 2004 che la perdita del potere di acquisto da parte dei pensionati è più accentuata di quanto lo sia per le persone attive. Anche il recente aumento straordinaro dell'1,1% delle pensioni rimane molto al di sotto del tasso d'inflazione; con quei soldi non si riesce a comprare neanche una salsiccia.
Nelle condizioni di valorizzazione del capitale, segnate dalla crisi nella terza rivoluzione industriale e dalla globalizzazione, sono ormai anni che sono state smantellate le prestazioni sociali, a cominciare dalla garanzia della pensione. Già da tempo, la formula per il calcolo delle pensioni è stata rielaborata in maniera tale che ha smesso di tenere il passo con l'inflazione. E' dal 2004 che la perdita del potere di acquisto da parte dei pensionati è più accentuata di quanto lo sia per le persone attive. Anche il recente aumento straordinaro dell'1,1% delle pensioni rimane molto al di sotto del tasso d'inflazione; con quei soldi non si riesce a comprare neanche una salsiccia.
Ciò
nonostante, tale misura è stata attaccata dagli economisti, e da una
parte della classe politica, come "populismo" elettorale tattico. Il
reddito reale dei pensionati, pur in caduta, rimane attualmente ad un
livello medio relativamente altro grazie agli anni ancora calcolati con
un metodo più favorevole. Ma nel prossimo futuro la situazione cambierà
in maniera drammatica. Che una simile situazione sia dovuta
all'evoluzione demografica, a causa del basso tasso di natalità, non è
nemmeno una mezza verità. Il calo dei contributi per la previdenza
sociale in realtà è dovuto alla disoccupazione di massa, praticata a
lungo termine, ed alla rapida espansione, politicamente deliberata, dei
salari bassi. L'aumento, anno dopo anno, della povertà delle persone
"atte al lavoro" implica ncecessariamente, nel prossimo futuro, un
maggior povertà nella vecchiaia. L'aumento già concordato
dell'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni è una misura che non
ha né capo né coda rispetto alla politica di occupazione; per non
parlare poi della recente richiesta della Bundensbank di innalzare l'età
per la pensione a 68,5 anni. Ma, considerato che di questi tempi il
capitale è interessato solamente al materiale umano giovane adatto alla
valorizzazione, questa misura porterà soprattutto ad un maggior
assenteismo e, di conseguenza, ad un aggravamento della povertà nella
vecchiaia.
Tuttavia, anche per il lontano futuro,
non si può contare sul fatto che la diminuzione della natalità possa
causare una mancanza di manodopera. La diminuzione del potere d'acquisto
implica la diminuzione della produzione, e la minore offerta di
manodopera verrà compensata dalla razionalizzazione tecnologica che è
ancora ben lontana dall'essersi esaurita. Dal momento che il sistema di
contribuzione per le pensioni dipende dalla capacità del processo di
valorizzazione di creare occupazione di massa, il capitalismo ritorna
alla brutalizzazione contro i pensionati. Il messaggio lanciato dall'ex
presidente federale, Herzog, contro una "democrazia dei pensionati",
secondo cui "i più anziani depredano letteralmente i più giovani", segue
tale logica e pretende di mettere i giovani poveri contro gli anziani
poveri. E' ormai da molto tempo che il potenziale materiale di ricchezza
è in grado di garantire beni alimentari e culturali sufficienti per
tutti. Ma, dal momento che anche l'ultimo pezzo di pane deve passare
attraverso un'efficace valorizzazione del denaro, il capitalismo, in
questo senso, non ha futuro.
- Robert Kurz - Pubblicato su Neues Deutschland del 25/4/2008 -
fonte: EXIT!
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